Nadia Somma per il Simplicissimus
Dopo un mese di full immersion in lavoro e accusando le conseguenze di una persistente insonnia, faccio capolino sul web. Leggo delle foto scandalo di Paola Bacchiddu, portavoce della lista Tsipras che giorni fa ha postato una sua foto su Fb in bikini, con l’intenzione di fare “una provocazione” per denunciare l’oscuramento dei media nei confronti della lista Tsipras. Come dire “ehi! così mi ascoltate?”. Sul web si sono scatenate le polemiche. Paola Bacchiddu attaccata da molte donne del movimento femminista che in sé accoglie molte anime spesso inconciliabili tra loro, è stata persino insultata da Mario Adinolfi , l’erede ideale di Giuliano Ferrara in corpo, mente e spirito, che l’ha insultata dandole, originalmente, della “zoccoletta”. Non oso pensare il bagaglio di epiteti che il figlio ideale di Giuliano Ferrara, vorrebbe scagliare in una spiaggia, davanti a tante donne in costume da bagno, bikini e persino topless. Ma poi ho letto anche di Domenico Valter Rizzo, giornalista e blogger del Fatto quotidiano che per difendere la Bacchiddu dalle offese di “zoccoletta” e dai moralismi ipocriti, ha liquidato elevatamente la faccenda dando delle “Zoccole” , seppur implicitamente, alle donne che hanno redarguito la portavoce della lista Tsipras. Insomma ha pareggiato i conti .
Penso che solo nel nostro Paese si possa montare una simile gazzarra per una foto in bikini. Nemmeno fossimo in Talebania. Ci rinsaldano una gran passione politica questioni di corpi femminili più o meno scoperti forse ancor più che la cancellazione dei diritti. Un milione di italiani in piazza dopo Senonoraquando non si è mai più vista. Si vola basso, rasente terra, come sempre, appiattendo il problema della mancanza di etica che affligge questo Paese, su quella del tutto inesistente e ammuffita della moralità delle donne italiane “o sante madonne o mignotte”.
Nei giorni scorsi invece ero stata molto infastidita da altre foto e da altri servizi giornalistici sulle alcune ministre del governo Renzi. Marianna Madìa era stata fotografata col bambino in braccio sulla copertina di Oggi. Un articolo elogiava il suo spirito di servizio: “Dopo il parto, tra poppate e notti in bianco a fare le riforme” . Un discorso a parte meriterebbe una questione di pudore che la ministra non ha affatto, (altro che mostrare un corpo in bikini), e che dovrebbe avere, se solo avesse una piccola dose di senso di realtà e di coscienza di che cosa sta accadendo in questo Paese. Molti giovani, uomini e donne, coltivano il desiderio di un figlio ma non possono permetterselo, perché non possono dedicare loro un futuro, grazie alla precarietà, ai tagli al welfare perseguiti con caparbietà da tutti i governi che si sono succeduti, compreso quello di Matteo Renzi, del quale lei fa parte. Così grazie alla incontrastata prassi delle dimissioni in bianco, resa nuovamente possibile durante uno dei governi di Berlusconi e mantenuta dall’attuale governo pd-pdl, molte madri vengono licenziate alla nascita del figlio. Per loro non è possibile nessuna foto serena col figlio in braccio.
Ma ancora un’altra riflessione mi preme fare sulle strategie comunicative del Governo Renzi, rese possibile grazie alla disponibilità delle sue ministre. Questo servizio si accosta bene ad una intervista alla ministra Maria Elena Boschi su un altro settimanale che raccontava delle sue vicende sentimentali: si era lasciata col fidanzato ed era di nuovo single ma in cerca di amore.
Le donne in politica si rappresentano e si raccontano adeguandosi perfettamente agli stereotipi e alle aspettative sul genere femminile. Quanto si prestano a raccontarsi con una immagine tradizionale e rassicurante per fini di propaganda di governo e di partito? Mi riesce difficile pensare che queste interviste non siano state concordate o approvate da Matteo Renzi e dall’attuale governo come strategia di “marketing”. Quanto bene faccia alle donne poi questa strategia di comunicazione delle ministre è da vedere. Mentre le ministre si raccontano come donne impegnate e di potere ma anche accudenti, sognatrici di amore, in attesa del principe azzurro o della relazione duratura, altre ministre come la Lorenzin, parlano di progetti di “educazione alla maternità” proponendo un futuro alle donne italiane di precarie, povere e disoccupate, ma madri!
Ed ecco le ministre-madonne e le ministre-fidanzate della porta accanto. Rassicuranti.
Questo prestare la propria immagine a strategie politiche rivela anche un aspetto psicologico delle stesse ministre Madìa e Boschi. Studi internazionali hanno dimostrato come le donne nella cultura occidentale siano percepite come meno competenti degli uomini ma più accoglienti, empatiche e calde; ipotizzo che questo modo di raccontarsi delle donne italiane in politica, finalizzato forse ad accreditarsi, a raccogliere consensi e a fare propaganda tra il loro elettorato, anche pro domo loro, intrecci aspettative esterne ma anche intime adesioni perché manca nel loro immaginario qualunque altra narrazione.
In ogni modo l’ immagine delle ministre era stata già utilizzata dal loro leader di partito. Fin dalla foto pubblicata il giorno del giuramento del governo che immortalava Matteo Renzi tra le ministre, è stato mandato il messaggio del capo del governo tra le “sue donne”, come un sultano. Rispetto a Silvio Belrusconi il messaggio non cambia molto. I leader narcisisti, egocentrici, accentratori si rapportano alle donne sempre allo stesso modo, queste sono il contorno che serve a rafforzare il loro potere e la loro immagine di leader. A Berlusconi facevano da contorno “le puttane” a Renzi le madonne o le brave ragazze. Purtroppo alla chiamata di ogni leader di turno, in questo Paese ci sono sempre troppe “scellerate che rispondono”.