Dopo l'ennesima edizione di un tg1 da paura, dove la verità viene perfettamente mascherata marcando il tono su parole favorevoli agli interessi dei piani alti e si passa veloce sulle parti importanti di una sentenza che dovrebbe far riflettere per tematiche e conseguenze, mentre si lascia commentare proprio a Dell'Utri le vicende di oggi mostrando agli italiani una faccia totalmente filtrata e truccata della notizia, magari c'è chi dopo la lettura delle poche righe, dopo la stesura del copione, appena dopo la scrittura del palinsesto ha avuto un sussulto di vergogna, ha pensato a quanta menzogna trapelava da quel giornalismo di regime, ma quel sussulto sarà durato giusto un attimo, un secondo di coscienziosa penitenza che già vale tutta una assoluzione nella morale di chi pensa agli interessi personali, a non perdere il posto di lavoro, chinando il capo di fronte al potere, soggetti a comandi indiscutibili, dove l'etica di giornalista e l'ahimè utopico verismo verghiano devono piegarsi alla propaganda e all'immagine del partito, a voleri influenti ed accordi necessari.
Sulla bilancia di quei diffusori di mezze verità contano sicuramente tutto gli interessi personali, la carriera, il lavoro, lo stipendio, le amicizie importanti, le promesse ed i patti sottovoce; contano sicuramente nulla le immagini trasmesse al paese, le notizie diffuse all'ora di punta, entrando nelle case degli italiani e diffondendo in continuazione cronache ben assemblate per la grande macchina televisiva di finzione e consensi. Su quelle bilance pesa sicuramente tanto il proprio conto in banca e l'equilibrio del proprio micromondo, che rimanga immutato, che non cambi, che continui in quella struttura che se pur precaria riesce ad andare avanti e garantire interessi individuali; il resto, la morale, la verità, l'informazione ed il giusto per gli altri, è tutto troppo leggero per cambiare qualcosa, quella bilancia non si muove ed il risultato rimane immutato.
Ecco perché non ci sarà mai una rivoluzione in Italia, nonostante la coscienza delle cose, nonostante lo sdegno se pur corrotto da una lenta e innaturale assuefazione a fatti, vicende, pugnalate alla democrazia e alla pluralità di informazione: contano troppo gli interessi personali, pesa decisamente tantissimo il proprio micromondo, nel complesso egoistico delle necessità primarie, pensando a domani ma non troppo nel futuro, sulla bilancia del sorriso quotidiano conta stare bene oggi, nel punto in cui ci si trova; il bene del paese, la coerenza, la giustizia, sono cose troppo lontane, in questo distacco creato tra politica e cittadini, in questo baratro emerso tra bene comune e bene personale, la bilancia pende costantemente da un lato ed il paese è amaramente troppo leggero.