A tre mesi e tre giorni (esatti, esatti) dal giorno del suo rocambolesco trasloco da via dei Matti, la ‘povna si diverte a giocare coi bilanci. E lascia qui sotto – in forma di improvvisato elenco: ricordi significativi, peculiarità, necessari aggiustamenti – i pro e i contro della nuova casa.
Cose per le quali vale(va) la pena di sottoporsi a un trasloco pensato, ideato, agito in meno di un mese e mezzo:
- l’organizzazione degli spazi, senza dubbio – grazie quali la ‘povna ha sviluppato una passione nuova (e probabilmente irreversibile) per i concetti di “ingresso” e “corridoio”;
- la luce che entra dalle finestre, filtrata come mai prima da ombre di vento e alberi (ché, qualche volta – complici anche i mobili aviti che si amalgamano con armonia maggiore al tutto – alla ‘povna sembra quasi di stare in un modellino in miniatura del soggiorno di sua nonna, al piano terra del paese-che-è-casa;
- un posto al coperto per la sua amata bicicletta: la ‘povna l’ha tenuta legata al palo sotto il pino per vent’anni (e tutto sommato avrebbe potuto continuare a fare senza), ma, lo deve ammettere, non le dispiace di poter disporre di un legittimo spazio dedicato alla bisogna nel nuovo condominio;
- l’assenza di PazzaFolle dal suo orizzonte acustico a ogni ora del giorno e della notte – una facility di cui la ‘povna ha potuto apprezzare ancora di più la meraviglia nel rosario di vacanza delle giornate estive;
- un condominio regolare, ben organizzato e composto: in cui – invece della sguaiata anarchia che caratterizzava via dei Matti – ci sono regole ferree, che, per simmetria diventano tutele di ogni singolo, e come tali vanno venerate e rispettate;
- un quartiere ameno, a misura di estate cittadina, dietro uno degli edifici per lei più romanticamente belli della città tutta (anche se, per amore di schiettezza, la ‘povna deve ammettere che amava follemente la sua piazza “senza pini”);
Elementi negativi, o comunque ancora incerti, che impongono, prima di esprimere un giudizio, di valutare prove e contro-prove:
- la serratura della porta che fa veramente schifo, e tanto basta (e implicherà, per questo inverno, l’arrivo del fabbro – che è figura storica del mondo della ‘povna – anche nella nuova casa);
- l’affitto, va da sé – ché, come aveva raccontato a suo tempo, questa sistemazione è provvisoria, per il tempo di un biennio, prima che la ‘povna possa diventare (si spera davvero, e definitivamente) una volta per tutte proprietaria;
- l’incertezza sul riscaldamento e scalda-bagno – che si sono rivelati, per l’estate, assolutamente perfetti, ma dovranno superare adesso un inverno di elettricità e condominio;
Più in generale – ma ciò che più importante – in questo poco tempo, tra le mura della casa, già si sono cristallizzati un po’ di eventi, che contribuiscono con incisioni di ricordi a rendere, a poco a poco, più familiari i muri:
- prima di tutto (è ovvio) la maturità dell’Onda: la ‘povna non avrebbe mai pensato che avrebbe vissuto l’esame di stato, insieme a loro tutti, tra le geografie private di questi nuovi spazi. E invece è stato così, ed è stato bello – e ora, guardandosi intorno, un poco ovunque, a tenerle compagnia ci sono i ricordi dei singoli giorni passati – realmente o virtualmente – insieme a loro;
- la timida teoria di visite che ha allietato la sua estate (ma non solo) con armonica scadenza: amici lontani, più o meno di passaggio, ancora tra le casse; il gruppo della piccola città (le sue nipoti – L., G. e l’Altra – incluse nel pacchetto); ovviamente mamma ‘povna, e poi Mr. e Mrs. Mifflin; l’amica Viv, sulla strada tra Corto e il matrimonio dell’anno; l’Ingegnera Tosta, la collega di Snape, la Berlinese con l’Amico Mostro; e poi di nuovo loro, ovvio: Nana che scrive la sua tesina mentre la ‘povna svuota casse, il pomeriggio di chiacchiere e progetti con la Testarda; Corto e Calvin che alzano i calici ricolmi di Berlucchi insieme alla ‘povna e all’Amica Vicina. Tutti costoro – e ancora molti altri – si sono succeduti in casa sua come una processione laica, e la ‘povna – ospite contenta – pensa che non ci sia modo più bello per incignare, ottimista, la sua nuova vita.
Se a questo si aggiungono le letture (per fortuna di nuovo disordinate, e tante), la scrittura per l’altro mondo (che impegna la ‘povna in una maratona torrida a finire il suo talk per la Neverland di settembre prima che – sabato prossimo – si aprano anche per lei le porte della sua settimana di vacanza), il davanzale con le piante, i quadri nuovi che – insieme a quelli vecchi – si mescolano piano piano ai muri, la ‘povna può dirsi, a oggi, sostanzialmente felice del forzato cambiamento.
Certo, l’anno è stato (ed è tuttora) molto tosto; e lo sceneggiatore non si è fatto mancare un paio di colpi bassi che poteva anche evitare. Però la ‘povna tutto sommato, come direbbero i suoi alunni, ci sta dentro. E aspetta con curiosità per ora placida che la scuola arrivi a porre il suo sigillo di definitiva approvazione (almeno: questa è la speranza) alla nuova vita ‘povnica per l’anno che verrà.