Ed ecco che il tempo passa, e nel suo trascorrere, segna un altro giorno che noi blogger cinefili ci siamo decisi di festeggiare alla nostra maniera. Oggi infatti è il compleanno di Bill Murray, il celeberrimo attore. Una cosa che personalmente mi mette sempre in difficoltà perché, nonostante tutto, devo dire che quello degli attori è l'aspetto della settima arte al quale mi interesso di meno. A parte casi eccezionalissimi, non capiterà mai che io decida di vedere una pellicola solo per la presenza di un certo attore - a patto che in tal film una certa gnocchissima attrice non compaia nuda. Dall'alto del mio snobismo infatti io sono sempre stato legato agli aspetti che vedono gli sceneggiatori ed i registi, ma comunque riconosco che quello preso in questione oggi è un gran bravo attore che ha saputo diventare iconico nel tempo, quindi è più che doveroso tributarlo in maniera degna. Ed ecco che quindi mi metto insieme agli altri blogger per festeggiare la sua giornata e, sempre nella maniera più snob che mai, recensendo uno dei suoi film più 'impegnati', una pellicola particolare quanto il suo regista e che forse non tutti possono apprezzare.
Don è un cinquantenne che ha fatto fortuna nel mondo dell'informatica e che, dopo essere stato lasciato dalla sua ennesima fiamma, ha una crisi di identità. Crisi che raggiunge il proprio apice quando gli viene recapitata una lettera rosa che, a quanto pare, è stata scritta da una delle sue numerose ex amanti - ma non è firmata. Nella lettera l'anonima amante dice di aver avuto un figli da lui, che oggi deve avere diciannove anni, e afferma che dovrebbe conoscerlo. Convinto dal suo strambo vicino, Don decide di fare un viaggio per l'America alla ricerca delle sue ex fiamme, deciso a trovare il figlio misterioso.
Questo Broken flowers è un film davvero strano, pur rimanendo nella norma, e forse proprio per questo suo 'non esserlo troppo' potrà a non piacere a molte persone, dato che oggigiorno siamo abituati a ogni tipo di manierismo e ci facciamo passare davanti agli occhi ogni genere di presunta oscenità. Io rimango dell'idea che si possono distruggere i timpani di una persona anche con il solo silenzio, che si possa schifare anche lo stomaco più duro con la rappresentazione dell'ordinaria routine. Questo film usa questi sistemi, tipici della poetica di Jarmush, e credo che proprio per questo potrà non piacere a molti alternativi di 'stamminchia che credono che la provocazione estrema (e a tratti anche gratuita) sia anche sinonimo di genialità. Ma mi piace sperare che gli alternativi di 'stamminchia non bazzichino sulle pagine del mio blog di cinema, e di poter parlare a gente che ha un quoziente intellettivo superiore a settantacinque punti. Tornando al film, sì, questa è una pellicola strana pur rimanendo nella comune e odierna norma, ma riesce alla sua maniera a parlare di vita. E lo fa forse con un sistema fin troppo furbo, ovvero lasciando trarre le dovute conclusioni al pubblico, ma in maniera altrettanto meschina e ruffiana volge l'audience verso le risposte già pensate in principio. Apriamo il tutto con la vita dello scapolo d'oro Don e della sua vita fatta di noia e giornate amorfe, talmente amorfe che quando la donna di turno lo lascia lui reagirà unicamente standosene seduto sul divano a fissare nel vuoto. E continuerà a farlo per un po' di tempo, in un susseguirsi di giornate tutte uguali, fino a che non arriverà la lettera. La lettera è il primo barlume da molto tempo nella sua vita, il primo elemento che riesce a dargli quella scossa in grado di destre nuovamente la sua esistenza, che lo farà partire per un viaggio che non è solo una mera rappresentazione dell'animo dell'America, ma anche un viaggio di riscoperta di sé attraverso il proprio passato. Don troverà tutte le sue vecchie amanti, ma non scoprirà mai la verità. Ci sarà solo quell'ultimo sguardo così fugace e lentissimo che ci butterà addosso tutta la tristezza di un uomo che nella sua vita ha avuto tutto ma che al contempo non ha avuto nulla. Perché senza amore un uomo diventa il nulla, così come il nulla erano le giornate di Don, che riscoprendo anche l'amarezza del fallimento ha iniziato a provare qualcosa. Una sensazione altamente negativa, ma sempre meglio che non provare nulla. Questo è quello che il regista vorrebbe dirci, e lo fa attraverso una storia di lunghezza media e con degli espedienti molto classici. Il messaggio non è nulla di così innovativo, ma si tratta sempre di una realtà della vita che non si possono negare e quindi, duole dirlo, va bene così. Ciò che non mi ha convinto del tutto è il modo in cui questa morale viene fatta percepire, alle volte solo suggerita attraverso le ex amanti (di un paio non si spiegherà mai perché odiano Don, cosa che avrebbe dato più tridimensionalità al personaggio) oltre che al classico e abusatissimo stratagemma che mostra la differenza fra le classi, con la prima ex amante che pur essendo minata da diversi disagi (un marito che l'ha abbandonata e una figlia un po' tocca) abbia quello che si può definire il nucleo familiare più unito dell'intero gruppo. Nulla che faccia cadere il film nel vuoto della scontatezza, ma che abbassa il giudizio finale di un paio di punti. Ma dato che oggi si festeggia il nostro amato Bill, devo spendere un paio di parole anche sulla sua prova: non superlativa (forse a causa dello script) ma comunque efficace e iconica. Quello sguardo finale mi è rimasto nel cuore. Delle altre attrici mi sono piaciute molto la sempre bravissima Tilda Swinton e la sempre bellissima Sharon Stone, anche se la giovine Alexis Dziena si fa notare.
Non so se sia il film adatto per iniziare ad analizzare i lavori del festeggiato Murray o di Jarmush, Rimane un buon film che fa pensare quanto basta. Ed è proprio questo 'quanto basta' che lo caratterizza che lo salva e al contempo gli impedisce di decollare pienamente.Voto: ★★★½Al Bill Murray day partecipano anche:Denny B con "Ghostbusters"Mr Ford con "Ghostbusters 2"Cannibal Kid con "Ricomincio da capo"Director's cult con "Hyde Park"Antonella con "Le avventure acquatiche di Steve Zizzous"Aloha con "SOS fantasmi"Elisa Pavan con "Lost in translation"Babol con "I Tenenbaum"Lisa Costa con "Rushmore"