Pubblicato il 21 maggio 2007
Il mio interesse per il jazz è rivolto, più o meno, a tutte le sue forme, però l'utilizzo della voce come strumento primario mi appassiona particolarmente, com'è possibile constatare scorrendo le pagine di questo blog, e se vi è un artista che più d'ogni altro ha usato, consapevolmente, la voce come strumento questi è la grande Billie Holiday. Questa consapevolezza la espresse lei stessa già nel 1939 in un intervista rilasciata a Dave Dexter su "Down Beat":
«... io non penso di cantare. Mi sembra di suonare la tromba. Cerco di improvvisare come Les Young, come Louis Armstrong o qualche altro che ammiro. Detesto il canto puro. Devo cambiare il tono e adattarlo a me. Ecco quello che faccio».
Billie Holiday è stata, a mio avviso, la prima vera grande cantante di jazz e rappresenta, ancora oggi, un punto di riferimento che a quasi mezzo secolo dalla sua scomparsa (avvenuta nel 1959 a soli 44 anni) non è stato ancora superato e forse nemmeno uguagliato e «... la sua voce singolarissima rimane uno dei monumenti più preziosi e inscalfibili al jazz, inteso nella sua essenza più profonda, luminosa». (L. Federighi, Cantare il Jazz, Laterza, 1986, p.69).
Versione italiana miaGli alberi del Sud generano frutta stranaSangue sulle foglie e sangue nelle radiciUn corpo nero oscilla nella brezza del SudStrana frutta pende dai pioppiScena pastorale nel Sud corteseGli occhi fuori dalle orbite e la bocca stortaDolce e fresco profumo di magnoliaE all’improvviso odore di carne bruciata!Ecco qui un frutto da far beccare ai corvi,Da far impregnare di pioggia, da far spazzare via dal vento,Da far marcire al sole, da far cadere dall’albero.Ecco qui uno strano e amaro raccolto.
L'argomento, scabroso per l'epoca, non ne condizionò il successo e il brano rimase nel repertorio della Holiday fino alla fine della sua carriera.
Non sono riuscito a risalire all'epoca di questo filmato, ma si tratta, quasi certamente, degli ultimi anni della vita della cantante.Nell'esecuzione di questo brano, negli anni, si sono, arditamente, cimentati decine di artisti, ma solo alcune di queste esecuzioni meritano di essere ricordate (fra quelle a me note):- Abbey Lincoln nell'album Abbey sings Billie vol.1 ci offre una sentita versione con un vigoroso assolo di batteria di Mark Johnson;
- Carmen McRae in Lover Man ne dà una struggente versione accompagnata solo dalla chitarra di Mundell Lowe;
- Nina Simone in Feeling Good si avventura in una esecuzione quasi fotocopia di quella del video appena visto;
- Cassandra Wilson in New Moon Daughter cerca di modernizzarla con un sapiente uso della ritmica.
Particolare anche la versione di Sting accompagnato dall'orchestra di Gil Evans nello storico concerto a Umbria Jazz 1986.
Fra le versioni vocali, comunque, quella della Holiday del 1939 con l'ottetto del trombettista Frank Newton resta insuperata.Concludo proponendo l'ascolto di una particolare versione, solo strumentale, eseguita nel 1941 da un trio composto da Sidney Bechet al sax soprano, Willie "the Lion" Smith al piano e Everett Barksdale alla chitarra.Buon ascolto!