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Bimbo prelevato fuori scuola, ancora polemiche: 'gli agenti hanno sbagliato'

Creato il 15 ottobre 2012 da Informasalus @informasalus

video bambino
Sono unanime le critiche al video choc andato in onda mercoledì sera nel corso della trasmissione tv ‘Chi l’ha visto’

Immagini drammatiche. Gli agenti intervenuti hanno sbagliato. Sono unanime le critiche al video choc andato in onda mercoledì sera nel corso della trasmissione tv ‘Chi l’ha visto’ che raccontano del disperato tentativo di un bambino di 10 anni di non rendere esecutiva un’ordinanza della Corte di Appello di Venezia che lo affidava al papà. Già ieri le scuse del capo della Polizia Manganelli avevano sedato – anche se non troppo – gli animi.
Oggi il sottosegretario all’Interno, Carlo De Stefano, ha riferito alla Camera e si è scusato a nome del Governo  per il comportamento dei poliziotti.  Il Sottosegretario ha poi ricostruito la sequenza del prelevamento del bambino: “nella mattinata dello scorso 10 ottobre, il padre del bambino ha comunicato via mail all’Ufficio minori della questura di Padova che la Corte d’appello di Venezia aveva appena rigettato il ricorso con il quale la madre aveva chiesto la sospensiva del provvedimento di allontanamento dall’ambiente familiare materno. Il responsabile dell’Ufficio minori prendeva contatto con i servizi sociali del Comune per valutare l’opportunità di eseguire immediatamente l’intervento, al fine di evitare che la madre, qualora giunta a conoscenza della decisione del giudice, potesse come già avvenuto in altre due circostanze, rendere impossibile l’esecuzione del provvedimento”.
L’assistente sociale, ha proseguito il sottosegretario, “dopo aver consultato il padre del minore e lo psichiatra, ha ritenuto di procedere all’esecuzione, individuando l’area antistante la scuola come la più idonea per l’intervento, anche perché i precedenti tentativi fatti nella casa materna erano stati vanificati dalla resistenza del bambino supportato dai parenti”.
Alle 12.15 così, “la polizia, insieme allo psicologo, allo psichiatra e al padre sono andati nella scuola. Con la direttrice si è deciso di farlo uscire dall’aula per prepararlo all’allontanamento. Ma il bambino si è rifiutato, quindi si è deciso di allontanare gli altri alunni dall’aula. Psichiatra e psicologo sono entrati quindi nell’aula insieme ai poliziotti. Data la difficile situazione per la resistenza del minore, è stato chiesto l’intervento del padre affinché prelevasse il figlio per condurlo all’auto dei servizi sociali che lo avrebbe portato verso la comunità di accoglienza. Il padre è riuscito con fatica a portarlo fuori dall’aula, ma nel corridoio la reazione del minore è diventata ancora più energica, sfociando in manifestazioni a carattere violento anche nei confronti del genitore è degli operatori intervenuti”.

“Il bambino – ha detto ancora De Stefano – appena uscito dall’edificio invocava con urla l’intervento dei familiari della madre che giungevano muniti di telecamere. Due poliziotti cercavano di fronteggiare i familiari mentre un terzo cercava di aiutare il padre a portare il figlio in auto. Nonostante la resistenza sempre più accesa dei familiari, i poliziotti riuscivano ad allontanarli consentendone la partenza”. “Ai familiari che protestavano chiedendo l’esibizione del provvedimento di diniego della sospensiva – ha aggiunto – un ispettore capo ha replicato con espressioni assolutamente non professionali che il grado di parentela con il minore non giustificava la richiesta”.
Quanto accaduto mercoledì spinge Antita Di Giuseppe, Italia dei Valori, a sostenere che “occorre urgentemente una riforma della giustizia minorile , quando si ha a che vedere con dei minori bisogna fare attenzione, ponderare le scelte, ed è nell’ ascolto dei bambini che le decisioni potranno essere adeguate, costringerli  con la forza non è di certo la soluzione giusta”.
Anche la società civile si è indignata di fronte alla crudezza delle immagini. Oggi si aggiunge al coro il Movimento Difesa del Cittadino: “La nostra associazione esprime una forte condanna verso gli atteggiamenti adottati dall’autorità giudiziaria e dalla polizia che ha eseguito l’ordine, azioni di questo tipo vanno ripensate in funzione della tutela del minore che in questo caso non è stata salvaguardata. L’azione ha infatti leso non solo l’equilibrio psicologico del bambino portato via, ma anche dei coetanei che hanno assistito alla terribile scena e che potrebbero pensare che da un momento all’altro potrebbe toccare anche a loro”. L’Associazione ha concluso auspicando “che vengano trovati nuovi metodi per eseguire questi provvedimenti che mettano al primo posto la salvaguardia del minore”.



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