PERSONAGGI (Doha). Non più tardi di 18 mesi fa, la nota testata sportiva francese “L’Equìpe” lo sosteneva senza mezzi termini: senza Mohamed Bin Hammam, il Qatar non avrebbe mai e poi mai ottenuto l’organizzazione del mondiale di calcio del 2022. Quello che in molti, almeno in Italia, hanno definito il “Moggi del Medioriente”, è stato l’uomo delle trame decisive per far sì che la Fifa arrivasse a questa scelta nel dicembre del 2010. Presidente dell’Asian football Confederation per quasi 10 anni, Ben Hammam, forte di questa vittoria, ha poi tentato una sorta di golpe facendosi ingolosire dalla poltrona del leader maximo della Fifa Joseph Blatter.
Nel corso di quella infuocata campagna elettorale, Bin Hammam fu travolto da uno scandalo che lo portò a ritirarsi il giorno prima del voto, lasciando campo libero alla rielezione (la quarta consecutiva) di Blatter. Il qatariota, insieme all’allora vicepresidente Jack Warner, fu accusato di aver tentato di comprare il voto di alcuni delegati del Concacaf(Confederation of North, Central American and Caribbean Association Football): una commissione istituita in fretta e furia da Blatter provò in via preliminare la colpevolezza di Bin Hammam, che, dopo essere stato costretto a rinunciare alla sua candidatura, fu radiato a vita nel luglio del 2011. Da lì, non solo la stella dirigenziale del calcio asiatico si è trovata ad avere a che fare con un tira e molla fatto prima di squalifica a vita, poi di riabilitazione da parte del Tas, quindi di nuovo radiazione definitiva per ciò che concerne il calcio. Quel 2011 malefico così ha portato da subito una cattiva stella ad accompagnare i primi vagiti di “Qatar 2022”, edizione iridata che ora si trova appesa a un filo per le tante perplessità che circolano negli ambienti Fifa.
Non solo. Pochi giorni fa, un altro pesce grosso finito nella rete della corruzione ha allungato ulteriori ombre sui movimenti di palazzo della Fifa. Vernon Manilal Fernando, 63 anni dello Sri Lanka, membro del Comitato Esecutivo nonché vicepresidente dell’Asian Football Confederation (Afc), è stato sospeso “in relazione ai procedimenti attualmente in corso nella Camera arbitrale”. La Fifa non ha reso noto quali siano le accuse nei confronti del dirigente cingalese, ma il sibillino riferimento del comunicato ufficiale rimanda a più d’una vicenda controversa del recente passato. Fernando, infatti, è stato il braccio destro del qatariota Mohamed Bin Hammam. Nella compravendita (ancora legata a numerosi indizi ma priva di schiaccianti prove) di voti per l’iride del 2022 lui sarebbe stato un po’ il basista del radiato Hammam. Adesso la Fifa ha sospeso Fernando per 90 giorni da ogni attività legata al calcio. “Per evitare interferenze nella ricostruzione della verità”, è la motivazione ufficiale. Ma ora il mondiale del Qatar scricchiola sul serio.