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(Bio) politically correct Vs Battiato

Creato il 27 marzo 2013 da Catreporter79

Troia: fig., spreg., volg. Donna dalle disinvolte abitudini sessuali
‖ Prostituta. Fonte, Grande Dizionario Italiano.

Le dichiarazioni di Battiato, ormai ex assessore alla Cultura per la Regione Sicilia, hanno dato il là alla prevedibile crociata delle forze del provincialismo più ipocrita ed oscurantista. Se, però, ci soffermiamo ad analizzare le parole del cantante, spogliandoci dei vari e multicromatici carichi ideologici che gravano sulle nostre spalle di uomini liberi e del portato di quella (non)cultura politicamente corretta che tanto soffoca ed appanna la capacità di discernimento, personale e collettiva, ci accorgeremo che Battiato non ha fatto altro che enunciare e proporre una verità sostanziale, cristallina ed apodittica; “In Parlamento ci sono troie che farebbero di tutto”. Bene. Non è forse vero? Non è in linea con la nuda, cruda ed apolitica semantica del dizionario? Quante donne (e quanti uomini) si sono prestati e si prestano alla prostituzione fisica e morale per un incarico parlamentare o per una poltrona di livello più elevato? Gli esempi di sicuro non mancano. La “colpa” di Battiato, anzi, le “colpe” di Battiato, sono però state principalmente e fatalmente due: quella di essere uomo e quella di aver violato le leggi del politicamente corretto. Quando parliamo di politicamente corretto, è bene sapere e ricordare che facciamo riferimento a quanto di più vicino alla tirannide esista nelle società aperte, ad un’affezione purulenta per la democrazia moderna; una metastasi che infetta, uccidendolo, il libero scambio del pensiero. Più dannoso, ancora, di qualsiasi dottrina manifestamente liberticida perché subdolo e strisciante. Il politicamente corretto si presenta infatti come strumento di tutela, come scudo e baluardo a difesa dell’etica civile e del buon comportamento, ma in realtà si tratta di una forma di fascismo evoluto contro il quale nessun dispositivo difensivo si sta purtroppo rivelando efficace. Gli anni ’30 del secolo XXesimo erano agli albori, quando negli Stati Uniti un gruppo di intellettuali di sinistra dette vita a questa creatura frankensteinian­a, deviazione di un benefico intento risarcitorio e riparatorio, destinata a spazzare via la logica e l’arbitrio democratico. La proposta di sostituzione del vocabolo “history” (storia) con “herstory” in quanto “history” contiene il pronome maschile “his”, l’idea di modificare il testo biblico, passando dalla definizione di “Dio Padre” a quella di “Dio Madre”, furono e sono alcune delle pietre miliari di questo fascismo del 2000, gli assunti base della sua follia ipocrita. Le donne, insieme ad altre comunità penalizzate dalla storia e dal quotidiano (disabili, omosessuali, ebrei, afroamericani),­ sono una delle categorie di elezione del politicamente corretto, di conseguenza il “maschio” Battiato non poteva disporre della libertà dialettica cui avrebbe avuto il sacro diritto. Avrebbe, come suggerito dagli squadristi dell’omologazio­ne, dovuto far ricorso a termini più “soft”, più rassicuranti, ma l’estro anarcoide tipico degli artisti non può tollerare (e per fortuna) simili costrizioni, simili legacci e catene. Ben diverso, ovviamente, il trattamento riservato sull’altra sponda al genere maschile, sottoposto ad un’azione quotidiana di martellamento delegittimante,­ con gli uomini dipinti e presentati alla stregua di una sottocategoria genetica condotta dal cromosoma XY alla violenza (quando le statistiche ci consegnano una verità ben differente), al lassismo, all’irresponsab­ilità e costretti ad un’autodafè tafazziana volta al rinnegamento della propria connotazione testosteronica come mezzo per potersi accreditare nel panorama sociale. Spesso, nella sua ramificazione più astuta, il sessismo misandrico di questo (bio)politicall­y correct a vocazione mengeliana, ancor più devastante perché innaturale nella sua settorializzazi­one che vede uomo e donna gli uni contro gli altri, attinge all’ironia ed alla comicità, per esempio con messaggi sottotraccia che ci presentano la donna tuttofare con 42 di febbre mentre l’uomo, lo stesso uomo che va in fabbrica o nei campi o nei cantieri o in battaglia, alle corde per un raffreddore. Che cosa dire, poi, della mortificazione del maschio per il fatto di non poter subire i dolori del parto? Riuscireste ad immaginarvi tutto questo a parti invertite? No, non credo. Bravo Franco. I cittadini liberi, uomini e donne, sono con te



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