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Biocarburanti? Ci pensa l’Italia

Creato il 14 ottobre 2013 da Molipier @pier78
Biocarburanti? Ci pensa l’Italia Genny Sangiovanni Genny Sangiovanni vedi altri articoli 14 ottobre 2013 10:12

È del Piemonte il primo impianto inaugurato per i derivati da colture non alimentari. La famiglia di Vittorio Ghisolfi, oggi novantenne, ha iniziato la propria attività industriale circa 60 anni fa con il motto “siamo imprenditori che gettano il cuore al di là del fiume”.

L’attività, dagli anni ’70 in mano ai figli Marco e Guido trasmette ancora la stessa energia. L’attività è da sempre a Crescentino, in provincia di Vercelli, ma dal 9 Ottobre è stato inaugurato il primo impianto, di seconda generazione, per la produzione di biocarburanti.

C’è voluto un anno di rodaggio per avere dei risultati della bioraffineria di Beta Renewables, 150 milioni di euro di joint venture tra la BioChemtex (una società del gruppo Mossi e Ghisolfi M&G che si occupa di ingegneria e ricerca e sviluppo), Tpg (un fondo americano) e la Novozymes (un’industria di biotecnologie danese che possiede il 10% e riesce a produrre, lavorando a pieno regime, 75 milioni di litri all’ano di bioetanolo –ottenuto dai residui agricoli).

M&G ha sperimentato un metodo innovativo che, in teoria, dovrebbe risolvere i dubbi anche dei più scettici sull’utilizzo dei biocarburanti: vengono selezionate solo le biomasse disponibili localmente e senza legami con l’alimentazione umana e animale.

La tecnologia utilizzata si chiama Proesa (portoghese per dire “prodezza”) e sarebbe in grado di rendere il Piemonte sia il primo produttore di biocarburanti sia un punto cruciale per un nuovo sviluppo economico. Il ministro dello sviluppo economico Flavio Zanonato ha affermato che verrà allargata la discussione sulle bioraffinerie in Italia durante il Consiglio dei Ministri che sta per firmarne la regolamentazione.

La piattaforma utilizzata riesce ad utilizzare gli zuccheri delle biomasse lignocellulose emettendo circa il 90% in meno di gas climalteranti con costi competitivi rispetto alle fonti fossili. Questi risultati sono superiori a quelli dei biocarburanti di prima generazione.

Sembra che questa nuova raffineria sia una rivoluzione verde della chimica italiana anche per il modo in cui si è sviluppata la tecnologia: con una forte interazione nel territorio. Il presidente della regione, Roberto Cota, spera che questa raffineria possa essere l’inizio di una politica industriale e fiscale adeguate alla realizzazione di infrastrutture all’avanguardia. Intanto, la regione Piemonte ha già sostenuto la costruzione dell’impianto destinando al progetto 3 milioni di euro.

La bioraffineria è sviluppata su 15 ettari di cui 30 mila metri sono utilizzati per lo stoccaggio delle biomasse (paglia secca e cippati di legno). Lo stabilimento riesce ad arrivare all’autosufficienza energetica producendo 13MW di energia elettrica grazie all’utilizzo della lignina (materia prima dei biocarburanti) che riesce a produrre, se si utilizza l’impianto a pieno regime, fino a 75 milioni di litri di bioetanolo.

La raffineria può contare sulla grande disponibilità delle biomasse nel territorio grazie ai terreni agricoli presenti nella regione fino a 70 km di raggio dallo stabilimento (dalla paglia di riso alla canna gentile).

Grazie al successo della raffineria, che spinge anche nuovi investitori e delegazioni straniere a visitare gli impianti e vedere i risultati, è stato possibile anche creare diversi posti di lavoro. “Negli ultimi due anni –afferma Ghisolfi- abbiamo continuato ad assumere una persona nuova alla settimana” tra ricercatori, chimici, agronomi e ingegneri. La prospettiva è quella di creare 49mila nuovi posti di lavoro in tutto il mondo con l’apertura di 2400 nuovi impianti identici a quello piemontese.

“Non si tratta solo di una generazione diversa di biocarburanti, ma soprattutto del punto di partenza verso un’economia del tutto nuova” conclude Ghisolfi.

Fonte: Corriere.it

 

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