Sinceramente, da dove nasca un nome così strano per questo pane, proprio non lo so. Quello che posso dire è che la ricetta si trova sul libro Pane e Roba Dolce delle Sorelle Simili.
Loro ne parlano come di una ricetta realizzabile anche senza particolari programmazioni, trattandosi di un impasto diretto. Questo è vero nel loro caso, dato che usano il lievito di birra (ben 20 g per 500 g di farina!!!). Nel caso in cui si volesse fare a lievitazione naturale, come ho fatto io, la programmazione serve eccome, come tutte le volte che si usa il lievito naturale.
Però, a parte la programmazione, e un po' di lavoro per dare la forma, è veramente un pane di facile realizzazione e molto buono, a lievitazione naturale direi anche di più!
- 200 g di manitoba
- 20 g di farina maltata
- 280 g di farina tipo 00
- 280 g di acqua
- 75 g di LNL al picco dell'attività fermentativa
- 20 g di strutto
- 10 g di malto d'orzo (io 5 g di miele)
- 8 g di sale
Come al solito, mi sono avviata con l'impasto il venerdì sera per poter cuocere il sabato. Stavolta peraltro, ho fatto lavorare la macchina del pane, perché l'impastatrice serviva a me per fare altro. Quindi, dopo aver adeguatamente rinfrescato il LNL nei giorni precedenti, in modo da averlo bello vispo il venerdì sera, nel cestello della MdP ho versato, nell'ordine
- l'acqua
- il miele
- lo strutto (io non l'ho fuso, l'ho messo tal quale)
- il LNL
- la manitoba
- la maltata
- la 00
- il sale
e ho avviato il programma personalizzato che prevede 22 minuti di preriscaldamento, 30 minuti di impastamento e 6 ore di lievitazione. Ovviamente, ho lasciato ben oltre le 6 ore, che sarebbero state comunque insufficienti a raggiungere la lievitazione ottimale. Infatti, l'impasto si presentava pronto nella tarda mattinata del sabato.
A quel punto dunque, l'ho scaravoltato sulla spianatoia leggermente infarinata, l'ho pesato e diviso esattamente in due parti di ugual peso. Quindi, si prende ogni pezzo e, col mattarello, si stende cercando di dare una forma rettangolare, senza assottigliare troppo. Si posiziona il rettangolo in modo da avere uno dei lati corti in basso e si fanno due pieghe dal lato lungo, portando il bordo sinistro verso il centro, e sovrapponendo la falda destra, a libro. Quindi, col mattarello, si tira una striscia lunga e larga non più di 6 cm, che si arrotolerà, facendo in modo di contenere l'impasto ai lati.
Una volta formati i due bariletti, questi vanno adagiati su un canovaccio pulito e ben infarinato, chiocciola contro chiocciola. Forse una foto potrà aiutare a capire meglio
I lembi estremi del canovaccio dovranno essere sollevati e tenuti da un pacco di farina, e un altro lembo dovrà essere sollevato tra i due bariletti, per evitare che si attacchino. Questo contenimento farà sì che i due bariletti lievitino solo in alto e in orizzontale.
Coprire e far lievitare fino al raddoppio, a me ci sono volute due ore nel forno con la temperatura al minimo.
Una volta lievitati, i bariletti vanno tagliati di netto, a metà, da una chiocciola all'altra. Quindi vanno adagiati col lato del taglio in alto, e incisi con una lama ben tagliente per circa 1 cm di profondità, sempre da una chiocciola all'altra. La foto dovrebbe aiutare a capire meglio
Nel frattempo, si sarà portato il forno a temperatura, 200-210° statico. Dato che io li ho cotti sulla pietra, ho portato a 250° per circa 30 minuti, perché si arroventasse bene, quindi ci ho adagiato sopra il pane biove e infornato, abbassando la temperatura a 210° e lasciando cuocere per 25-30 minuti, e comunque fino a doratura.
Il risultato sono delle pagnottelle molto profumate (merito del lievito naturale!), dalla mollica ad alveoli piccoli, ma soffice, e una crosticina bella croccante.
Ma lei non ve l'ho ancora presentata???
Lei è Olive (la "e" finale è muta) ed è una delle micie più belle e dolci che abbia mai conosciuto! Ha sui 3-4 anni e vive libera, aggirandosi tra i palazzi dove abito. Trascorse una breve permanenza a casa mia, quando la catturai per farla sterilizzare, dopo che aveva avuto due cucciolate. L'avrei tenuta, ma i miei "padroni" proprio non ne volevano sapere, e l'hanno terrorizzata in tutti i modi, fino a costringerla ad autosegregarsi in una zona ristrettissima della casa, da cui non si allontanava se non con grande cautela. Rendendomi conto che questa situazione di tensione ci faceva vivere male tutti quanti, dopo 3 mesi e mezzo di tentativi, la riportai giù, e lei è felice! Ha tanto spazio all'aperto dove vagabondare durante il giorno, la cuccetta vicina al mio box auto per ripararsi dalle intemperie e una serva che le porta da mangiare tutti i giorni... cosa potrebbe volere di più dalla vita???