Magazine Viaggi

Birmania: Cos’è Davvero Questo Nuovo Governo?

Creato il 09 ottobre 2013 da Angelozinna

Birmania: Cos'è Davvero Questo Nuovo Governo“Voi turisti arrivate con questa idea che qualcosa è cambiato. Leggete, non so bene dove, di questo nuovo governo, di democrazia, ma qui non è cambiato niente. Siamo in una dittatura come lo eravamo ieri”. Il solo fatto che si possa discutere quasi apertamente degli affari politici birmani dimostra che qualcosa sta cambiando. Robin è una guida di origine indiana e alle domande dei viaggiatori curiosi riguardo la situazione attuale risponde ogni giorno. Purtroppo la risposta non è sempre quella che si vorrebbe.

Fin dall’ingresso in Myanmar si sente parlare del governo in carica come di una nuova, benefica, entità. “Progresso verso la democrazia” è un termine utilizzato spesso e volentieri, tanto da far intendere che il potere che la giunta militare ha tenuto tra le mani negli ultimi cinquant’anni sia oggi detenuto da qualcun altro. I visti turistici vengono rilasciati senza porre domande, le tasse si sono abbassate, il commercio si è aperto agli stati esteri. Questo è quello che si sa, ma purtroppo l’ottimismo scompare non appena si comincia a guardare sotto la superficie.

Il viaggio medio di un turista in Birmania dura tra le due e le tre settimane. Per quasi tutti, me incluso, il percorso sembra essere simile e le mete toccate sempre le stesse. Si arriva a Yangoon, si sale verso Inle, poi Bagan, poi Mandalay, magari facendo qualche tappa intermedia. È un percorso battuto non per caso. È battuto perché ricco di attrazioni naturali e culturali, ma soprattutto perché fino a pochi anni fa tutto il resto era chiuso al turismo e per uscire da questo itinerario era obbligatorio chiedere un permesso speciale al Ministero del Turismo. Negli ultimi mesi, settimana dopo settimana, nuove aree vengono dichiarate accessibili. Non che queste siano attrezzate per ricevere visitatori, ma piano piano verrà anche quello. Non tutti si prendono il tempo per capire quello che accade in questo paese durante le poche settimane di vacanza e vedendo solo la Birmania turistica rimangono poche le occasioni di capire ciò che realmente sta succedendo lontano dagli occhi stranieri. Si sente parlare ogni giorno di nuovo governo, ma di cosa si tratta realmente?

Facciamo un passo indietro. Prima e agli inizi della colonizzazione inglese la Birmania era destinata a diventare uno dei paesi più ricchi dell’Asia meridionale, essendo il principale esportatore di riso nel mondo. In parte a causa degli inglesi e in parte a causa di come si sono evolute le cose alla loro dipartita il suo destino è stato ben diverso. Negli anni cinquanta gli inglesi abbandonano la Birmania e dopo un tentativo di governo libero e democratico, da parte del movimento fondato dal padre di Aung San Suu Kyi, il governo militare del generale Ne Win si prende il potere con la forza. È il 1962. La Birmania diventa il Myanmar.

I quarant’anni successivi, sotto l’esercito noto come Tatmadaw, portano la Birmania in uno stato di isolamento nei confronti del resto del mondo. La dittatura sfocia in diverse guerre civili con i numerosi gruppi etnici che occupano il territorio, la stampa libera è vietata, ogni protesta viene repressa. Fino al 2007. In seguito ad un drastico aumento del costo della benzina, il popolo si trova a dover pagare quasi il doppio per i beni di prima necessità. In molti si trovano in difficoltà persino nel trovare la dose giornaliera di riso da donare ai monaci e hanno paura di perdere la protezione di Buddha. La protesta questa volta è diversa. Sono i monaci a scendere per strada, in fila uno dopo l’altro nelle loro vesti rosso scuro per ribellarsi contro il governo. È la prima protesta di questo tipo nella storia della Birmania e nonostante la dura repressione da parte del governo, che finisce per uccidere un giornalista giapponese, la loro voce riesce a farsi sentire.

Passa un anno e al popolo viene chiesto di votare per la nuova costituzione. Nello stesso periodo il Ciclone Nargis distrugge tutta la regione del delta del fiume Irrawaddy, ma nonostante la catastrofe il governo procede con le elezioni. Viene dichiarata una sospetta adesione che supera il 90% dei voti positivi. La nuova costituzione vede proclamata come il primo passo verso la democrazia e nel 2010 arrivano le elezioni nazionali. Anche questa volta vince il partito supportato dalla giunta militare, l’USPD, e Thein Sein diventa il nuovo leader. Le elezioni vengono dichiarate fraudolente dalle Nazioni Unite. Da questo momento in poi iniziano ad aumentare le misure di trasformazione della Birmania. Vengono liberati numerosi prigionieri politici, tra cui la famosa leader del partito democratico Aung San Suu Kyi. Obama è il primo presidente americano in visita ufficiale. Sono legalizzati gli scioperi e le unioni dei lavoratori. Vengono concesse licenze per stampa privata.

Nel 2012 vengono concesse delle elezioni parziali dopo che le leggi che impedivano al partito democratico di patecipare sono abolite. Queste elezioni riguardano solamente 46 seggi su 664, e quasi tutti vengono vinti dal NLD, il partito democratico di Aung San Suu Kyi che torna in politica dopo vent’anni agli arresti domiciliari. Questa è la situazione attuale.

Quando si parla di nuovo governo quindi questo è ciò che si intende: un governo la cui costituzione stabilisce che il 25% dei seggi in parlamento sono riservati alla giunta militare e che al contempo stabilisce che sono necessari almeno il 75% dei consensi perché questa possa essere cambiata. Un governo che dopo cinquant’anni di dittatura concede meno del 5% dei seggi in parlamento all’opposizione supportata dal popolo. Un governo che nel 2005 ha spostato la capitale dalla principale città Yangoon, ad un luogo completamente isolato dove è stata costruita una città da zero con soldi pubblici, Naypydaw da dove può operare senza essere osservato. Un governo che ha dato a disposizione lo spazio per la costruzione di ambasciate straniere nella nuova capitale, ma l’unico stato che ha deciso di costruire una sede in questo luogo è stata la Corea del Nord. Un governo che sta svendendo tutte le risorse naturali del paese mettendosi i soldi in tasca, mente sul proprio territorio l’elettricità non è ancora una sicurezza. Un governo che, si dice, ha concesso le elezioni parziali solo per eliminare le sanzioni con cui i paesi occidentali lo avevano punito dopo le finte elezioni del 2010.

Questo è il nuovo governo della Birmania, ma ancora per quanto? Le elezioni nazionali avranno luogo nel 2015 e questa volta si avrà la possibilità di votare per il 75% del parlamento, non soltanto il 5%. L’aria di cambiamento si respira, ma quella della democrazia ancora no, ed è difficile pensare che la giunta militare ceda il suo quarto di parlamento. La popolazione è ottimista e si pensa seriamente che tra un paio d’anni potrebbe cambiare tutto. Si dimentica a volte che l’80% dei birmani vive ancora di agricoltura di sussistenza e non ha accesso alle informazioni (che oggi sono disponibili) e la giunta militare difficilmente abbandonerà il suo quarto di parlamento, se non per egoismo, per paura di una nuova Normiberga.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :