Per avventura abbiamo trovato sulla Rete, tra le miriadi di video inseriti, quello con la pubblicità di una nota marca di biscotti. E’ palese che le campagne pubblicitarie mirano a creare un clima, ad instillare nel subconscio dei messaggi: oggigiorno vendere i prodotti, stimolare i consumi sono divenuti obiettivi quasi secondari, rispetto a fini di controllo, di colonizzazione della coscienza. Il cuore delll’abominevole sistema non è tanto la pur deprecabile bramosia di denaro, quanto il culto del male che è insinuato attraverso mille vie, mille pretesti.
Così non sorprende che un comune spot veicoli un contenuto diventato un Leit motiv in questi ultimi decenni. Sappiamo che il giorno 11 settembre 2001 è un evento spartiacque nella storia contemporanea a tal punto che la cifra 9 11 è disseminata in un numero considerevole di pellicole cinematografiche, produzioni televisive, fumetti etc. Da un lato si è creata un’egregora, dall’altro si sono lanciati una provocazione ed un segnale che solo pochi potevano decodificare.
Quasi sempre questo numero-simbolo è rintracciabile in contesti antecedenti il famigerato evento: esiste, però, qualche eccezione. E’ il caso della produzione in oggetto, una stucchevole ed enfatica celebrazione dello sport e del cameratismo che lega gli atleti: al secondo 11 (la pubblicità dura 45 secondi...) sono inquadrati due giovanissimi calciatori. I ragazzi, dopo essere usciti dagli spogliatoi, si avviano, pieni di lena ed entusiasmo, verso il campo da gioco: sono ripresi di spalle e sulle rispettive magliette campeggiano i numeri 9 11… Sicuramente è solo un’altra coincidenza…
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