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Bisogna adattarsi

Creato il 15 dicembre 2011 da Loffio

Come molti, il periodo universitario è stato uno dei migliori della mia vita, non fai un cazzo gestire il tuo tempo, passarsi gli appunti, far cagare addosso quelli dopo di te all’esame, ma sopratutto LE SERATE UNIVERSITARIE, che anche adesso, soltanto a dirne il nome, il mio cervello va a pescare nella cartella condivisa con Alexander Aja mentre girava Piranha 3D (volevo scriverci un pezzo su sto’ film ma avrei scritto solo BELLO BELLO BELLO BELLO, quindi ho lasciato perdere.):

Bisogna adattarsi

NO

Bisogna adattarsi

Ecco, precisamente

Che poi, ad essere onesti, nove volte su dieci si riducono ad un capannello di gente coi cani, birra calda e la musica degli Ska-P, ma se saltavi quella giusta non ti restava che impiccarti in sala mensa.

Uscendo da una di queste feste  stavamo tornando alla macchina con mio amico, quando incrociamo una persona che, a quanto pare, lo conosce.
Ora, io  sono un grande osservatore, ma era palese che il “Io e te dobbiamo parlare” del mio amico non era una sana voglia di confrontarsi sulla gioia di costruire il proprio futuro esame dopo esame.

Per farla breve, i due girano l’angolo ed io resto faccia a faccia con i tre che accompagnavano il tizio.

Non ricordo com’erano fatti, sarebbe chiedere troppo a una mente messa a bagnomaria nello stravizio, ma ricordo lo scambio di battute.

“Bella serata eh?”

“Ma insomma, secondo me al locale brasiliano c’era più fiha“, fa uno.

“Sì sì anche secondo me” dice il secondo.

“Ma… il tuo amico che gli deve dire?”. Il terzo doveva essere quello sveglio del gruppo.

“Mmmmaaa… niente di cheeee… probabilmente dovranno soltanto parlare di fatti loro…”

“Ma non è che si tirano?” fa lo sveglio.

Mi concedo una pausa, guardo l’angolo dietro il quale sono spariti… “Nooo ma figuriamoSTOCK!

Se giochi a rugby impari presto a riconoscere il rumore di una testata nel naso, è un rumore sordo, come un martello che batte contro una zucca. In campo è un po’ come il gong,  sai che a quel suono qualcuno tirerà un pugno, o per ribadire il concetto o perché fortemente contrariato dal gesto, quindi sarà bene che tu sia pronto per l’eventuale scambio di cortesie.

D’istinto guardo i tre. Hanno l’aria di quelli che le risse le guardano, più che provocarle, ma neppure io sono un lottatore di UFC, e oltretutto è dura fare i Brock Lesnar con i vodka lemon come integratore.

Ma quanto pare è la mia serata fortunata, visto che i tre parlano invece di alzare le mani.

“Ma si stanno tirando?”

T’AMMAZZO! VIENI QUI!

“Eh? nooo.. ” MI FA MAL “non credo stanno solo dis” FIGLIO DI PUTTANA! Tampono io.

“No ma si stanno tirando! Andiamo a vedere!”

E in effetti girato l’angolo vedo il mio amico che tiene per il bavero un’amarena, l’amarena era il suo presunto amico.

E anche stavolta gli amici del tizio non intervengono roteando alabarde spaziali, ma si limitano a dividere, mentre io tiro via il mio amico, cercando di non ridere, di fronte alla scena del tizio menano che urla “Non mi hai fatto niente!” Mentre sputa sangue e pezzi di labbro.

Poco dopo siamo al bar, non ricordo che ore fossero, ricordo solo che il mio amico aveva le mani talmente gonfie che non riusciva a tenere una tazzina normale, e il caffè dovette prenderlo in una tazza da cappuccino.

“Ma eravamo 2 contro 4, almeno avvertimi se hai intenzione di fare qualcosa”.

“Cosa dovevo mandarti, un invito scritto? Non pensavo di incontrarlo, le cose succedono in fretta, bisogna adattarsi”

“C’è andata comunque di culo”

“Se la gente la prendi alla sprovvista puoi fare quello che ti pare”.

Sarà per questo spirito di adattamento che ora è diventato un bastardo di prima categoria? Mah.


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