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Bisogna insistere!

Creato il 24 marzo 2014 da Bernardrieux @pierrebarilli1

BISOGNA INSISTERE!Spesso i fatti o i gesti che val la pena di cogliere perché illuminano un evento o accendono un’intuizione se ne stanno lì, davanti agli occhi di tutti.
Il problema è che nessuno se ne accorge. Eppure basterebbe solo voltare lo sguardo.
Mario Calabresi, direttore de La Stampa, ricorda a questo proposito una storia straordinaria. L’ho ascoltata da lui qualche giorno fa, a Roma, e vorrei condividerla così come l’ho sentita raccontare.Dunque: è l’8 giugno 1968 e Paul Fusco è un fotoreporter della rivista Look.
Come tutti i colleghi, viene spedito alla cattedrale di St. Patrick, a New York, per fotografare il funerale di Robert Kennedy, assassinato nel pieno della campagna elettorale. Fusco afferra tre macchine fotografiche, si riempie le tasche di rullini e si fionda. Al termine della funzione sale sul treno speciale che porterà il corpo di Kennedy a Washington.Fa molto caldo. I servizi segreti hanno preso il comando del convoglio e hanno collocato la salma sul pavimento dell’ultimo vagone. Nel penultimo c’è la famiglia Kennedy. I fotografi, stipati nel vagone precedente, cercano vanamente di rubare qualche immagine.
Fusco non sa bene che cosa fare.
Intanto succedono tre cose: una folla sterminata comincia a concentrarsi lungo i binari. I ferrovieri, contraddicendo le indicazioni dei servizi segreti, alzano la bara appoggiandola in precario equilibrio sugli schienali dei sedili in modo che quella gente là fuori possa almeno vederla. E rallentano il treno.Fusco capisce come cogliere il senso di quanto sta accadendo: abbassa il finestrino (sui treni degli anni Sessanta si poteva) e comincia a fotografare tutta quell’America raccolta in silenzio.
Da New York a Washington sono circa 350 chilometri. Il viaggio durerà più di otto ore, per concludersi al tramonto. Fusco scatta quasi duemila foto, catturando immagini via via meno nette (in cima a questa pagina vedete una delle ultime) mentre la luce cambia e lentamente si spegne.È un reportage memorabile. Potete vedere una selezione degli scatti (tre pagine) sul sito dell’agenzia Magnum.
Ma la seconda parte della storia è rilevante quanto la prima: quando Fusco porta le sue foto in redazione, il direttore gli dice che le immagini dei funerali sono già state pubblicate dal concorrente Life e non guarda neanche il servizio, che finisce in archivio. Qualche anno dopo Look chiude.Fusco non demorde: negli anni seguenti ripropone le sue foto in occasione di ognuno degli anniversari della morte di Bob Kennedy, senza che nessuno dimostri mai il minimo interesse. Finalmente, trent’anni dopo, le offre a George Magazine, la rivista di politica e costume di cui è editore John John Kennedy, nipote di Bob. Il servizio viene istantaneamente accettato e pubblicato.
Solo allora tutti si accorgono di quanto fosse importante. Ne vengono tratti libri e mostre (una anche in Italia, alla Stazione Termini).
Tutte le foto del Funeral Train sono conservate presso la Biblioteca del Congresso.La storia di Paul Fusco è raccontata da Calabresi, insieme ad altre che aiutano a capire che cos’è davvero il fotogiornalismo, in un bel libro intitolato A occhi aperti.
Credo che dica una cosa semplice ma importante: qualche volta, distogliere lo sguardo da ciò che tutti stanno osservando non significa voler ignorare ciò che accade, ma andare alla ricerca di un’altra prospettiva, di altri aspetti meno ovvi e di un senso differente.
Qualche volta, succede che questa ricerca non venga considerata o capita. E, qualche volta, bisogna insistere.Se vi è piaciuto questo post potreste leggere anche: 
Il senso della prospettiva. Cioè, il senso del tuttoLa creatività? Saper cambiare prospettivahttp://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane

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