La mia radio è sempre accesa. E' il primo gesto al mattino, appena non-sveglia. In casa, in auto, in giardino. Alle volte è la prima voce che sento, subito dopo il miagolio di Agata e l'uggiolare di Meggie. E' spesso l'ultima voce che saluto quanto capita di lavorare fino a tardi e si ha la necessità di condividere con qualcuno i tanti chilometri che dividono dal comodo letto di casa.
Mi piacciono le radio parlate, quelle in cui si sorride senza la necessità di parolacce (a parte la trasmissione "La Zanzara" di Radio24 ma vi assicuro che la replica che viene mandata in onda a notte fonda è più efficace di quattro caffè ristretti!). Mi piacciono i palinsesti consolidati che riescono a dare una sorte di sicurezza: notizie economiche e relative analisi che si alternano a brani rock, le elucubrazioni politiche ed i saggi suggerimenti della "società civile", quasi stupefacenti nella loro semplice efficacia, i consigli medici che ti fanno venir voglia subito di Omega3 e vitamina C anche se ti stai preparando uno spuntino a base di pane appena sfornato, formaggio stagionato e magari un buon bicchiere di vino rosso. Mi piacciono le storie dei personaggi che hanno fatto la storia, quantomeno la loro.
Mi piacciono le voci pacate, le risate sincere improvvise, le confidenze quasi ammiccanti, gli sfottò eleganti e rispettosi, i singhiozzi soffocati, la timidezza di chi non crede nelle proprie capacità e la sfrontatezza di chi ci crede ancor meno, il timbro squillante dei bimbi e quello ancora più vivace dei loro nonni. Un universo di sconosciuti che porti con te passando dalla cucina al giardino, al quale vorresti rispondere, dare un consiglio, offrire un dolcino e un caffè. Mi piacciono le voci e le inflessioni dialettali: il veneto dice "insomma" e "diciamo" (e lo faccio anch'io! me ne accorgo quando riascolto le puntate della trasmissione che preparo con Gil :), il milanese te lo immagini sempre con la cravatta dal nodo grosso sulla candida camicia dai polsini sbottonati, il toscano è sempre veemente, ad ogni età, con il napoletano si ha sempre l'impressione che da lì ad un secondo capiterà qualcosa di imprevisto ed il siciliano ha un ritmo, quasi una metrica, che ricorda una nobiltà alle volte perduta. Il romano è romano sempre, con quelle consonanti che diventano triple, quadruple. E come in tutte le relazioni anche queste voci, che corrispondono a persone, con il tempo scatenano simpatie ed antipatie, alle volte feroci, per le quali vorresti spegnere la radio ma che poi lasci accesa perché prima o poi "ti chiamerò per dirti io quello che penso, altro che!"
Con queste voci familiari, e con le voci sconosciute che dialogano con esse, si finisce per condividere l'intimità della quotidianità: la colazione sempre un po' arruffata e la cena in famiglia, lo studio e la riflessione, la cucina ed i set fotografici, i lavori domestici più o meno accurati, la scelta frettolosa degli abiti per la giornata ed il maquillage accurato per riconciliarsi con lo specchio. Sono voci che dicono parole che alle volte sfuggono o che ti restano dentro per giorni e giorni, come quelle del titolo di questo post. Le ho ascoltate domenica mattina, durante la trasmissione "Il riposto del guerriero": un'intera trasmissione dedicata ai gatti, forse la più bella che abbia mai ascoltato sull'argomento. Vi consiglio di riascoltarla (magia del podcast :), prendendovi tutto il tempo che serve per preparare questi dolcini e per goderseli, osservando con occhi diversi il vostro giocherellone, morbido, affettuoso, incostante, languido, dispettoso, saggio ed intelligentissimo gatto. Oltre a qualcosa della propria vita.
Tortini con mirtilli e cioccolato fondente
Ingredienti (per 8 tortini)
200 gr di Petra
5 o farina 00
120 gr margarina Vallè Omega3
3 uova bio
100 gr di mirtilli
100 gr di cioccolato fondente (tra il 54 e il 60%)
120 gr di zucchero
1/2 stecca di vaniglia
2 cucchiaini di lievito
Procedimento
Nella planetaria, o in una ciotola, lavorare la margarina con lo zucchero semolato ed i semini della stecca di vaniglia fino ad ottenere un composto cremoso. Unire le uova a temperatura ambiente, una alla volta e la farina setacciata un paio di volte con il lievito e per ultimo il cioccolato ridotto in scaglie con un coltello. Riempire delle cocotte o degli stampini di 6 cm di diametro imburrati distribuendo i mirtilli sopra e dentro i tortini. Cucinare nel forno statico già caldo a 180° per circa 20' (prova dello stecchino), sfornare, lasciar raffreddare qualche minuto, sformarli e lasciarli riposare sopra una gratella prima di servirli e decorarli con un filo di zucchero a velo.