La fine dell’inverno è celebrata in molti paesi con feste popolari. Non so se adesso l’inverno sia finito – lo suggeriscono temperature pazze, se solo le confrontiamo con una settimana fa -, ma rileggevo proprio in questi giorni una poesia di Norbert Kaser che voglio pubblicare come appunto di un’ipotetico “fuoco di San Giuseppe”, un’ipotetica ”fogaraccia” letteraria. La traduzione è leggermente modificata rispetto a quella di Giancarlo Mariani.
appunto di novembre:
tieni alzato il colletto del cappotto,
ineluttabile la prima fila cade
& poi tocca a noi
quant’è breve e arido il tuo nome, MORTE,
com’è atroce il tuo pungiglione
dicembre:
signore gesù cristo
Tu che sei nei cieli
ieri come oggi
tratta bene la mia gente
di ciò Ti prega
la tua sempre giovane MORTE
gennaio:
come può la magra piccola
con le ossa scricchiolanti
schiacciare la
nostra carne
carnevale & febbraio
gallerie degli orrori servono alla vita
maschere ai volti
cambiata la luce
ogni tavolata si eredita
marzo:
solco & contadino
il corvo fa la posta
ai semi
i tempi sbocciano