La cronista di giudiziaria del giornale La Provincia Francesca Morandi pubblica al termine dell’articolo uscito ieri sul processo Apic uno strano scambio di email fra l’imputato Franco Geroldi, ex direttore dell’Apic, e Renato Crotti, allora all’ufficio di presidenza dell’amministrazione provinciale, non dell’Apic, che non disponeva di tale organo.
Franco Geroldi è imputato per il presunto reato di peculato, tutta via tale tesi dell’accusa non riguarda la mostra Bariani, bensì una sottrazione di denaro dall’incasso dei biglietti del museo civico e per l’accesso alla sala dei violini.
Nello scambio di email, riguardante la mostra Bariani, Crotti scrive a Feroldi di addebitare la spesa all’ufficio di presidenza, che appunto non era dell’Apic, bensì l’ufficio di Crotti, già dichiarato estraneo alla vicenda, come anche l’ex presidente della Provincia Giuseppe Torchio.
Perché allora viene rievocato quello scambio di email? Da quanto è stato scritto non si comprende.
Voglia di suscitare dubbi? E quindi dubbi sui presunti dubbi e ipotesi sulle congetture?
Lo scandalo ebbe un peso politico. Un eventuale colpevole non politico a qualcuno non piace?
Bisogna accontentarsi dei processi che ci sono.
L’inviato quotidiano (
http://inviatoquotidiano.it/fatti/apic-cremona-uno-spreco-di-denaro-pubblico-senza-precedenti-ancora-oggi-non-si-conosce-la
)
sente il dovere di prendersela con la sinistra tramite il refrain di Antonio Agazzi.
Il processo “con un unico politico” dichiaratamente non piace. Non si possono discriminare le idee politiche, tuttavia il codice penale è un’altra cosa. Foto di Torchio, foto di Agazzi.
E le prove contro Torchio dove sono?
Quello che conta per l’inviato è prendersela con la sinistra e dichiarare che la sinistra è peggio, molto peggio della destra. È un dogma che ispira una crociata antisinistra all’ombra della pubblicità della Stogit.
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