> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="199" width="600" alt="Black Orchid e i mondi di Neil Gaiman e Dave McKean >> LoSpazioBianco" class="aligncenter size-full wp-image-55285" />
La fine degli anni ’80 sono stati un punto di svolta per il fumetto americano e mondiale, in particolar modo per il fumetto supereroistico, che ha mostrato di poter offrire una profondità e uno spessore non inferiori sia a quelli di altri generi fumettistici sia a quelli di altri mezzi espressivi.
Questo passaggio è avvenuto grazie ad un pugno di sceneggiatori che in quegli anni hanno scritto le cose giuste al momento giusto, creando opere così significative da imprimere un segno indelebile nel fumetto di stampo supereroistico e non solo e che in questo modo hanno guadagnato lo stato di classici. Alan Moore e Frank Miller sono due dei maggiori artefici di questa evoluzione del medium e del genere, della presa di coscienza delle sue potenzialità.
In questo contesto si inserisce un altro autore, che nel decennio successivo avrebbe ottenuto una certa fama come autore di fumetti, sceneggiatore per cinema e tv e romanziere di successo: Neil Gaiman, che in quegli anni muoveva i primi passi nel mondo della narrativa.
Nel 1987, Gaiman viene coinvolto da Karen Bergen nella campagna DC di rilancio di molti personaggi di seconda schiera, e quando si trova a dover scrivere Black Orchid, miniserie in 3 numeri che rinarra le origini di questo vecchio personaggio, affronta il progetto filtrando in una maniera del tutto personale questo nuovo approccio al fumetto.
Lungi dal raccontare una storia canonica di supereroi, l’autore rifugge infatti anche quel tipo di atmosfere “estreme” che imperversavano e che vedono un valido esempio in alcune scene di The Dark Knight Returns di Miller, e sceglie di raccontare una storia eterea, onirica, misteriosa e poetica, suadente e carezzevole.
Black Orchid, la supereroina protagonista dell’omonima serie, si presta sicuramente ad una atmosfera del genere, dato che Gaiman rende questo personaggio, legato alle piante e alla natura, un simbolo della serenità e della poesia che possono scaturire dal contatto più puro e sincero con la natura. L’autore inglese potenzia questi tratti per raccontare una storia che dal verde incontaminato arrivi ad una riflessione sull’esistenza, sulla vita, sul desiderio di non morire e sulla liceità di alcuni desideri degli esseri umani.
Già le prime tavole mostrano il desiderio di Gaiman di andare oltre certi cliché della scrittura a fumetti: utilizzando infatti uno sguardo ironico e quasi beffardo su certe regole ormai stantie e poco efficaci di certi topoi della narrativa supereroistica, mettendo in mostra la loro assurdità addirittura per bocca di un personaggio della storia.
Man mano che l’avventura prosegue,
Tutto ciò avvicina la scrittura di Gaiman in Black Orchid a quella di Alan Moore, che con il suo ciclo di Swamp Thing era arrivato a toccare temi riguardanti la natura e le sensazioni ad essa collegate, anche grazie al setting simile a quello di Black Orchid.
Considerando che in uno dei primi contatti con la DC Gaiman aveva proprio proposto una storia di Swamp Thing, non è un caso se quando Gaiman ha esigenza di collegare Black Orchid con altri soggetti del DC Universe, sceglie proprio lui come una delle comparse più significative: la protagonista interagisce poi anche con altri personaggi, e ancora una volta lo scrittore britannico sa amalgamare senza compromessi la sua storia con il resto dell’universo DC.
Mancano ancora un paio d’anni a Sandman, e molti altri alla realizzazione di romanzi fantasy come Nessun Dove, Coraline e American Gods; la sensibilità di Gaiman avrà modo e tempo di raffinarsi fino a partorire magnifici affreschi che hanno contribuito a gettare nuova luce su un genere narrativo in cui non sempre è facile realizzare qualcosa di originale e significativo. Eppure già in Black Orchid l’autore mostra le sue capacità, il mondo nella sua testa e la voglia di raccontarlo in modo inedito ed affascinante.
Buona parte del merito va anche al disegnatore, quel Dave McKean che negli anni affiancherà ancora in molte occasioni Gaiman tra copertine di Sandman e illustrazioni per i suoi racconti, e che qui già mette in campo il suo talento visionario e la sua abilità nel creare soluzioni inedite nella composizione della tavola, che si esprimono nella struttura delle vignette e in parte nello stile pittorico e a tratti surreale con cui McKean realizza l’opera, senza con questo rendere di difficile fruizione la storia.
Il sodalizio tra i due artisti è vincente, due anime simili si sono incontrate e hanno potuto far sbocciare un’opera affascinante e immaginifica, bellissimo presagio di quanto i due realizzeranno negli anni successivi.
La RW-Lion ha deciso di riportare all’attenzione dei lettori questo fumetto, con un’edizione che rende pienamente giustizia all’opera: un cartonato di pregio che riproduce la cover originale, una carta di qualità e un’interessante introduzione ad opera di Mikal Gilmore, editore capo di Rolling Stone.
Abbiamo parlato di
Black Orchid
Neil Gaiman, Dave McKean
Traduzione di Matteo Mezzanotte
RW-Lion Comics, luglio 2012
168 pagine, cartonato, colore – 14,95€
ISBN 978886691
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