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Quando tornai a casa Mary era già a letto.
Entrai in cucina ed aprii il frigo, presi una birra e mi misi in balcone.
Accesi una sigaretta.
Vivevo in un monolocale sulla 47a, al 6 piano di un edificio proprio sulla strada.
Ma la visuale da lì non mi dispiaceva. Era rilassante. La città da lassù era così calma. Sembrava che tutto fosse regolato da un ordine, che tutto quel caos la giù avesse un piano regolatore che faceva in modo di non far saltare gli ingranaggi di quel grande sistema di cui eravamo tutti parte, volontariamente o no, tutti in un unico cerchio, per quanto fossero diverse le strade che ognuno di noi avrebbe percorso ogni giorno, che avrebbe scelto...
La mia forse avrebbe portato in un vicolo cieco, ma non sapevo fare altro.
Ognuno di noi era cosciente del rischio che correva facendo quello che facevamo, o almeno avrebbe dovuto. Sia io, che Jimmy, che Jack, che Mark e tutta la combriccola che girava a torno tramite favori, conti, bustarelle, partite di coca venduta e sniffata, promesse, bugie e mezze verità, sapeva o almeno immaginava cosa sarebbe potuto succedere da un momento all'altro.
Il fatto era: saremmo stati pronti?
Avevo molti dubbi ma ormai avevo fatto la mia promessa. Jack doveva morire.
In fondo non era colpa mia. Era una talpa.
Nel nostro gergo una talpa è il "cieco". Quello che fa finta di non vedere (ma vede e come) e poi racconta, racconta a chi non dovrebbe.
Nel nostro mondo le talpe fanno una brutta fine, e da che mondo è mondo finiscono con la lingua tagliata a terra. E' un messaggio. Un messaggio per chi verrà, per chi vorrà provarci.
I pensieri erano molti e tentare di affogarli con la birra e sbiadirli con il fumo era un impresa vana.
Però ad un tratto smisi, di colpo.
Erano le mani di Mary, sulla mia schiena. Le sue dita scivolarono sulla mia pelle fino alla vita per poi risalire sul collo e confondersi nei capelli.
"Vieni a dormire con me" Mi sussurrò all'orecchio...
I miei problemi si sciolsero nel sudore, ma solo per un po'...
Quando Mary ormai si era addormentata nel letto ancora nuda mi alzai e mi rivestii. Sapevo che dovevo muovermi.
Ma quando tolsi il giubbotto dal letto che le copriva i piedi si svegliò.
"Dove vai"
"Devo uscire"
"Ma dove?"
"Vado a fare due passi, torno con la colazione"
Mi guardò per un attimo fisso negli occhi, l'avrebbe capito anche un cieco...
"Nox, dove devi andare"
La guardai senza risponderle
"Rimani a dormire con me, non andare"
"Devo"
"Devi cosa, eh? Sparire per riapparire chissà quando? E credi che riuscirei a dormire pensando a cosa potresti fare o peggio ancora a cosa ti potrebbe succedere?"
"Ti ho detto che tonerò con la colazione"
"No non tornerai con la colazione! Tornerai qualche giorno più tardi...E nelle migliori delle ipotesi avrai il solito buco con proiettile che cucirai nella vasca piena di acqua rossa che trabocca sul pavimento. Di un po', ti pare normale?"
"Non mi sembra di averti mai detto che saresti stata con una persona 'normale', ma a quanto pare la cosa non ti ha creato problemi, fino ad ora"
"Il fatto che te lo dica ora non vuol dire che la cosa non mi abbia mai toccato!!! Pensi che dorma tranquilla pensando a te che te ne stai in giro chissà dove, a seppellire chissà quale cristiano, nella speranza che il telefono non squilli e mi senta dire 'signora James lei vive con un certo Nill Oxon??? No perchè l'abbiamo appena ritrovato a pezzi nel fiume se può venire per l'identificazione ci farebbe risparmiare tempo!!!!'" Esplose in una crisi di pianto
"Ei ei, calma, calma" L'abbracciai "Calma, ok...sono qui, è tutto ok..."
"Non voglio aspettare invano che qualcuno torni mentre invece non può tornare..."
"Ma tu non devi aspettare qualcuno, devi solo aspettare me...per la colazione"
"Lo sai che non è così..."
"Mary, io sono quello che sono. Tempo fa feci delle scelte, e quelle scelte condizionarono la mia vita. Non so se rifarei la stessa cosa, sono passati molti anni ormai, ma non so fare altro. E neanche posso fare altro. Però ti dico una cosa: qualsiasi cosa succeda, io tornerò qua, te lo prometto, non aspetterai invano...fidati di me."
La baciai ed uscii.
Entrai nel box, e dal cruscotto della macchina presi la mia calibro.
Montai il silenziatore e mi diressi verso il Mama Dance.
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