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Blacksad: un gatto con l’impermeabile

Creato il 08 marzo 2016 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Blacksad is Pissed

A volte il fumetto si fa davvero arte. Ci sono titoli che escono dalla semplice funzione di evasione e diventano qualcosa di più – una terra di mezzo tra letteratura, arte grafica ed evasione pura – mix a tutto tondo che possono raccontare e lasciare una rovente e indelebile impressione a caldo in noi.
È il campo delle graphic novel, deriva fumettistica nata nel 1978. Si comincia a parlare di fumetto d’autore, si formano strane alleanze tra scrittori e disegnatori quando non è il disegnatore stesso a racchiudere in sé entrambe le anime (come in Corto Maltese del grande Hugo Pratt).
Nato dalla felice unione di Juanjo Guarnido (illustratore, già capo animatore per la Disney in Tarzan) e Juan Díaz Canales (sceneggiatore e regista di film d’animazione), Blacksad è il giallo hardboiled incarnato in forma grafica.
Ambientato nella New York degli anni ’50, Blacksad narra delle peripezie di un investigatore privato alle prese con casi che poco hanno da invidiare al detective Marlowe di Raymond Chandler. Le vicende nelle quali si trova Blacksad (nome del protagonista) sono storie di vite vissute troppo in fretta, di violenza, malavita e meschinità. Lo stesso Blacksad non è uno stinco di santo, attitudine che finisce per coinvolgerlo in faccende torbide suo malgrado.

A come Antropomorfo.

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E allora cos’è a rendere così speciale il fumetto di Guarnido e Canales? Un’intuizione, forse nata proprio dall’esperienza di Guarnido alla Disney.
Blacksad è un gatto nero, in un mondo popolato di animali antropomorfi. Attenzione, non stiamo parlando di animali che in qualche misura parlano: si tratta proprio di animali come persone, con gli stessi vizi, virtù e desideri di un qualsiasi essere umano.
Il processo però non è a senso unico: la specie riflette la personalità del singolo personaggio. Ci troviamo così di fronte a orsi bianchi razzisti, guardie del corpo come rinoceronti e orsi, freddi e anziani uomini d’affari come rettili, commissari della polizia come cani lupo e volpi.
Ma non è la categoria a fare l’animale (come avviene ad esempio in Maus di Spiegelmann, dove tutti i nazisti sono rappresentati da gatti e tutti gli ebrei come topi, in una enorme allegoria delle parti) ma il singolo personaggio: ci si libera così dallo stereotipo di genere per utilizzarlo come caratteristica individuale.
Blacksad stesso rappresenta la sua specie: un gatto nero, maschio, estremamente combattivo e prono ad attacchi d’ira, profondo conoscitore dei bassifondi come si conviene a un gattaccio di strada.

Questioni di pelle

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Un’altra intuizione geniale, nel gioco delle specie, è legato alla rappresentazione delle diverse etnie. Il colore del pelo in qualche modo rappresenta non solo il colore dei capelli (laddove presenti) ma anche quello della pelle. Se questo è evidente nel secondo volume Arctic Nation, dove una setta razzista è composta da animali dal pelo candido (ermellini, orsi bianchi, tigri siberiane) contrapposti a personaggi di colore (bufali, cavalli e pantere), in altri albi della serie ci troviamo di fronte all’utilizzo di tratti somatici animali per lasciarne intuire la provenienza. Si apre così al lettore un mondo intero, variopinto e incredibilmente vivo.

Tecnica e stile

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A una sceneggiatura e a uno storytelling perfetto, dal passo cinematografico – si perde infatti la percezione della dimensione fumettistica per venire gettati in un’azione dinamica e quasi animata – si unisce il tratto a dir poco eccezionale del disegnatore Guarnido. Le tavole sono realistiche, curate nei minimi particolari, colorate ad acquerello e ricche di dettagli che avvolgono il lettore e lo accompagnano nella definizione di un mondo assolutamente plausibile. Dopo poche pagine il patto con il lettore è ormai indissolubilmente stretto e l’impianto di base – animali come uomini – viene dato per assodato. Si crea così un tacito gioco tra le parti, un’aspettativa nei confronti del personaggio successivo dettata dal gioco delle specie.
Il taglio stesso della sequenza di tavole, le prospettive e le inquadrature giocano come l’occhio di una telecamera, alternando campi lunghi a primissimi piani, per generare un effetto filmico al servizio della storia.

Dalla Francia al mondo intero

Sebbene Blacksad sia un fumetto spagnolo, la prima uscita fu su territorio francese, paese dalla grande tradizione nel fumetto d’autore. Giunti al quinto numero della saga – e altri due in preparazione – disponibile in albi brossurati (editi in Italia dalla Rizzoli Lizard), Blacksad sta facendo il giro del mondo, raccogliendo premi e consensi internazionali, dal premio di Angouleme a due Eisner awards (gli oscar dei fumetti). Si  è parlato addirittura di una trasposizione cinematografica dai budget astronomici, in seguito caduta nel silenzio. Poco importa, tuttavia: la grandezza di Blacksad sta proprio nel suo mezzo, metà fumetto, metà romanzo, creatura ibrida come i personaggi che vivono nelle sue pagine.

di Alberto Della Rossa



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