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Si può fare: come creare un personaggio!

Creato il 21 marzo 2016 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

SI PUO’ FARE!

Persona

Vademecum e Consigli su come creare un personaggio, dare la scossa e rendere viva la Creatura

“Ne ho bisogno anch’io, altroché, di un potente immaginario che mi faccia dire SI, CI CREDIAMO, SCOMMETTIAMO!
“Ecco qua: finalmente c’è l’idea che raddrizzerà la situazione: d’ora in poi sarai quello che fino a due giorni fa stava laggiù in prigione.
“Perché no? Sono stato pure violentato il giorno della comunione! Perché no? È la musica che mi ha salvato dalla perdizione!”

Così comincia una bella canzone poco conosciuta di un gruppo italiano, i Numero 6. La canzone si intitola Il Personaggio: ma di cosa parla?
Parla di quanto sia difficoltoso crearne uno. Io però non voglio soffermarmi alla vita reale, e sulle doppie facce, sugli Uno, Nessuno e Centomila. Quello che vi voglio presentare oggi, è un quesito che parecchi “artisti” si sono posti, e continuano a porsi, da scrittori e da giocatori di ruolo: come si crea un personaggio?
No, non parlo del solito cecchino di cortesia, quello che ha un nome, lo dice una volta ma nessuno lo ricorda fino a quando un altro cecchino, magari crucco, sicuramente più bravo di lui, gli fa finalmente esplodere la testa e gli altri personaggi si guardano in faccia chiedendosi “Bene: si fa il funerale. Com’è che si chiamava, il tipo?”
Parlo di un personaggio che sia credibile, che sia realistico. Un personaggio che sia calato nell’ambientazione entro la quale si trova a muoversi. Sia essa un genere Cyberpunk, Storico, moderno-attuale o hard-boiled. Da dove cominciamo, a creare un personaggio?

PRIMO: il personaggio non è una persona, per il semplice fatto che non esiste davvero. Ciò non significa, però, che debba agire come una creatura senza macchia e senza paura. Persino El Cid Campeador aveva i suoi dubbi e i suoi rimorsi di coscienza, persino Orlando si lascia andare alla pazzia. Il personaggio, come tutte le persone, sbaglia. Sia quando si gioca di ruolo, che quando si scrive un romanzo, si deve tener presente che il proprio personaggio ha un proprio carattere, magari diverso da noi che lo muoviamo, e che, pertanto, se avrà da prendere una scelta palesemente sbagliata, ma che – guardiamoci bene in faccia – ci sta, dovrà farlo. Questo magari potrebbe renderlo alla lunga più simpatico e comprensibile a chi ne segue le vicende.

Esempio: L’ambientazione è quella di Battlestar Galactica. (Battlestar Galactica, Weis & Hickman, 2004). Il Presidente delle Dodici Colonie di Kobol sta parlando di fronte a tutti i superstiti dell’umanità. Molti pendono dalle sue labbra, ma il nostro personaggio, il Colonnello Rhodra, no. Lui è convinto che il Presidente abbia qualcosa da nascondere, ma non ha le prove. Chi descrive le azioni di Rhodra, sa benissimo, che se lui prendesse parola, attirerebbe su di sé l’ira del presidente. Ma il Colonnello ha un difetto: è iroso, non riesce a tenere il becco chiuso. Allora, Rhodra lo fa: urla e bestemmia contro il Presidente. Con tutte le conseguenze del caso. Chiunque sano di mente direbbe che Rhodra è sbagliato: ma quale persona irosa non avrebbe fatto come lui?

SECONDO: Mi accorgo troppo spesso di personaggi creati al solo scopo di essere “presenti”: non solo il cecchino senza nome (beneamato!) del punto 1, ma anche povere creature senza volto come “la locandiera”, “il mercante”, “lo schiavista”. Ma essere presenti non basta: chiunque di noi, realisticamente parlando, si sveglia al mattino con un obiettivo, una motivazione di vita, e le persone che ci sono accanto le hanno pure, motivazioni e obiettivi. Qualche volta, fino a poco tempo fa, quando scrivevo mi capitava di suddividere personaggi secondari di colore dai personaggi importanti: niente di più sbagliato. In qualsiasi ambientazione/romanzo, sono proprio i personaggi “di colore”, i secondari, a permettere il dipanarsi delle vicende tramite il loro rapporto con gli “importanti”, i protagonisti. Il mio consiglio è di preparare per ciascuno di loro un piccolo schemino concernente quattro punti:

Obiettivo; motivazione; vizio; virtù (A Song of Ice and Fire, Green Ronin, 2013) Niente di più chiaro: l’obiettivo è ciò che ci si vuole prefiggere a lungo termine. La motivazione, è ciò per cui il personaggio si alza la mattina. A seguire, il vizio e la virtù più palesi. Esempio: L’ambientazione è quella di Game of Thrones, che ormai tutti noi conosciamo a menadito. Il nostro personaggio è Rexford Redwood, il fratello cadetto del lord, quarantacinquenne, che è stato richiamato dal continente di Essos dove ha fatto il mercenario per vent’anni, per difendere il feudo del fratello, minacciato da una faida con una famiglia rivale. Rexford è un uomo rigido, spietato, e malato di peste grigia (Obiettivo: morire; motivazione: dovere famigliare; vizio: spietato; virtù: implacabile). Rexford si trova a scoprire che il Castellano vuole uccidere suo fratello e, prima di riuscire ad avvertirlo, si trova accerchiato dalle guardie corrotte. Il Castellano gli dice “I giochi sono finiti. Consegna la spada, brutto figlio di puttana”. Ma a Rexford non importa di vivere o morire, e non tradirebbe mai suo fratello: è un uomo implacabile e spietato all’inverosimile. Quindi, Rexford Redwood sorride tra i denti, sfila la spada e, incurante di ciò che avverrà dal momento che è accerchiato, consegna l’arma infilzandola direttamente nel petto del Castellano. Avere ben chiaro il personaggio tramite lo schemino, avrebbe potuto generare confusione in chi lo muove/scrive di lui. Con lo schemino, tutto è più facile.

TERZO: Lo stile è tutto. Ciò che rende il personaggio credibile è ciò che lo fortifica e lo fa riconoscere a colpo d’occhio rispetto a parecchi altri che se no potrebbero essere simili a lui. Distinguiamo il personaggio dalla massa entro la quale si trova a muoversi. Non lo sviliamo mai. In questo, ci viene in aiuto il genere Cyberpunk. Blade Runner, Minority Report, Dark City, Il Quinto Elemento, Immortal Ad Vitam: chi ha visto almeno uno di questi famosissimi film ricorderà i personaggi in maniera particolare anche solo per il loro stile, per un taglio di capelli particolare, per gli occhi color ghiaccio, per una cicatrice nel posto giusto. Mai svilire i personaggi, sono le nostre creature e, pur senza esagerare, devono comunque spiccare…& spaccare. Se no, non sarebbero gli Heroes of the Story! Nel punto SECONDO abbiamo creato l’apparato interiore del nostro personaggio. Adesso, occupiamoci di quello esteriore, quindi ciò che vedono gli altri. Ci viene in aiuto un altro semplice schema (Cyberpunk 2020, Tolstonian Game, 1991):

 – Abiti  – Capelli  – Particolarità  – Etnia  – Linguaggio: Sfido chiunque a non avere già più chiaro in testa come dovrebbe apparire il personaggio che si intende descrivere, dopo aver compilato questi cinque punti.

Esempio: Elwood Hurt è un esecutivo. Lavora all’interno di una grande corporazione americana, che offre servizi di sicurezza. Elwood Hurt ha cominciato dal basso, non è un figlio di papà, ma è stato un mercenario sottopagato. Ha perso un braccio in guerra, sa come si vive. Come rendere il fatto che Hurt è un Corporato che si è fatto da solo? Come lo descriviamo?

Un uomo di mezza età, dai capelli corti, un taglio pratico e militare. Nessuno l’ha mai visto al lavoro con qualcosa di diverso dal completo grigio scuro giacca-cravatta. Un completo griffato, sì, ma che lui porta come se ci stesse stretto dentro. Nonostante ora sia ricco, il braccio destro di Hart è un modello Modulare, un braccio meccanico russo finito fuori produzione quindi anni fa, ormai impossibile da espiantare dalla pelle. Hurt è caucasico, ma non è mai riuscito a liberarsi di quel fastidioso slang che puzza di povertà e slums. QUATTRO: I contatti e gli alleati. Siamo giunti quasi alla fine del nostro brevissimo viaggio per comprendere come rendere più facile e realistica la creazione di un personaggio. Non mi soffermerò sull’importanza della storia di Background, sui fatti di vita che lo rendono più interessante e vivo. Preferisco parlare della necessità di alleati e contatti: chi sono questi sconosciuti?

Personalmente, da giocatrice di ruolo e “piccola, pallida” scrittrice, odio leggere di personaggi con famiglia distrutta, solitari come lupi e che, guarda caso, sono pure appena arrivati in città e non conoscono ancora nessuno. Troppo facile. Troppo banale. Personaggi del genere sono una tantum, ma nella maggior parte dei casi sono fiaschi che non hanno alcun senso di esistere. Ciascuno di noi ha amici, pronti a darci una mano, o conoscenti che sono disposti a farci un favore in cambio di un altro. Facciamo così pure per i nostri personaggi. Creiamo un piccolo apparato che gira attorno a lui, personaggi secondari che ravvivano il suo ambiente, gli danno credibilità. Non importa quanto poco importante sia il personaggio: non c’è bisogno di essere facoltosi, per avere un medico di famiglia, o un avvocato, o per conoscere una suora. Anche Lucia Mondella conosceva Fra Cristoforo, no? Per il prossimo esempio, chiedo l’aiuto dell’ambientazione di Unhallowed Metropolis (Atomic Overmind Presso, 2009).

Esempio: Lady Honorata Cross è molto ricca, e discende da una famiglia nobile. Lady Honorata ha numerose case di carità sparse per l’East Eand londinese. Lady Honorata è cieca, e ha bisogno di molte persone a darle una mano. Nel suo staff, si possono annoverare buoni amici, trickster e qualche contatto: il Dottor Windsor, che le dà aiuto in cambio della possibilità di dissezionare i cadaveri degli ospiti delle Case quando passano a miglior vita. Il detective Fox, fratello bastardo del dottore, diviso tra la voglia di proteggere Lady Honorata e la possibilità di far lucro spiandola, come gli ha ordinato di fare il Conte Rochford. E ancora, Genevieve, sorella minore di Honorata, che ha preso i voti e che rimane accanto alla lady nella sua missione di carità. Già da questo, abbiamo un impianto sicuramente più credibile e stabile di una lady uscita fuori dal nulla che si muove ciecamente per una Londra ben poco viva.

A chiudere, posso solo sperare che qualcuno troverà utile ciò che ho scritto: un personaggio non è una persona, non lo sarà mai, ma in quanto nostra creatura dev’essere amato, coccolato, e aiutato a crescere ed evolvere. E solo l’attenzione al particolare, il colpo d’occhio e l’amore riescono, qualche fortunata volta, a compiere il miracolo di dare vita, sulla carta o nel gioco, a qualcosa di grandioso.

di Chiara Listo



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