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Blatter e lo scudo spaziale

Creato il 10 luglio 2014 da Tifoso Bilanciato @TifBilanciato

Spazio, ultima frontiera.

Immaginate uno stadio stracolmo di gente. Una volta entrati e pronti per assistere alla partita, una calotta che cala su campo e spalti ad isolare l’arena dal resto del mondo, dai collegamenti esterni, da quanto circostante. Che dire di quei segnali che non prendono piu? Cellulari, tablet e tutte le altre divaolerie che ci tengono collegati H24 che improvvisamente non funzionano. Schermatura totale a cura dello scudo spaziale.

Un mondo sotto una campana di vetro, nel quale la tecnologia non funziona e durante il match si applicano regole e giudizi atavici in modo arbitrario, o meglio da arbitro,senza tema di essere smentiti o contraddetti dalle immagini. Un mondo quasi Amish, fermo mentre tutto intorno tutto avanza e le cose cambiano.

Una visione utopica, fantascienza, d’accordo, come nei migliori romanzi di Orwell, Bradbury o Philip Dick. Piu’ semplicemente il sistema calcio immaginato da Blatter, Platini ed altri, dai soloni di IFAB, dai dirigenti arbitrali. Il totale rifiuto del progresso, della tecnologia, il mantenimento strenuo e senza senso dello status quo.

Una infinita teoria di pretestuose spiegazioni addotte che abbiamo smontato e rimontato nei precedenti articoli sul tema ed infine, ecco l’ apertura alla goal line technology, alle bombolette ed ai time out seppure per il caldo, nei mondiali brasiliani, e quella improvvisa al mezzo piu’ ostracizzato, l’istant replay. L’ultimo confine invalicabile, l’ultima barriera da scavallare. Ad opera di Blatter, uno dei piu fieri oppositori della adozione della tecnologia. Benvenuto nel 2014, Sepp. Non fosse che, questa apertura risponde a necessita’ puramente di carattere elettorale, dato che il volpone si ricandida ed evidentemente capisce il valore di una mossa propagandistica di questo tipo, che mette in una posizione scomoda il suo competitore francese. Certo, nel momento in cui anche federazioni inizialmente contrarie o dubbiose si dicono pronte all’innvoazione ed altre come quella olandese intendono avviare gia’ nel prossimo campionato l’utilizzo dell’Istant replay, mai mossa fu piu’ strategica.

Voglio subito togliermi da questo livello di discussione che riguarda i politici che purtroppo governano il calcio e tornare a ragionare di quanto ci preme di piu’, moviola si moviola no… di Blatter e Platini ci occuperemo in seguito, forse.

Quello che mi ha sempre colpito e’ la pervicacia, la resistenza al cambiamento di alcuni attori principali quali ad esempio gli arbitri.

Addetti ai lavori che evidentemente pensano di perdere rilevanza e potere nel sistema calcio con l’adozione della tecnologia. Non si spiega altrimenti il rifiuto al progresso, a meno di non dover determinare la sopravvenuta cecita’, sordita’ ed inettitudine dei rappresentanti di questa categoria.

Molto meno mi preoccupa e la chiudo subito qui, la resistenza e le argomentazioni del solito tifoso contrario, chiacchierone da bar o da web che evidentemente non avrebbe altro di cui dibattere e parlare o scrivere durante la settimana. Questi qui offrono argomentazioni puerili e risibili, capricci non basati su dati. Idee ed interpretazioni soggettive tese a negare talvolta evidenze talmente macroscopiche da poter parlare di mitomania, o piu’ semplicemente dell’essere essere tifosi da bar un po’ beceri, nella accezione piu’ bassa del termine tifoso.

Dicevo, anche del supporter cosi’ connotato alla fine interessa poco. Ci dovrebbe invece interessare di fornire uno spettacolo consono allo sportivo con cultura di conseguenza, anche (e non solo) sostenitore accanito, come giusto di una certa squadra o di un’altra. Ci dovrebbe interessare di far alla fine la transizione tra la soggettivita’ del tifoso da bar alla obiettivita’ ed onesta’ intellettuale dello sportivo.

Forse questa generazione ormai e’ andata, almeno a leggere sui social e trasversalmente alle tifoserie, non si recupera; ma non e’ tardi per le successive, per creare le condizioni per cui i prossimi sostenitori possano essere molto meglio di noi ed il calcio uno spettacolo sempre piu’ bello, ad uso e consumo di gente dotata di cultura sportiva, nella quale sia cresciuta e maturata.

Ma torniamo agli arbitri ed alla loro gravissima a mio modo di vedere, resistenza al cambiamento. E’ dunque solo un fatto, come accennavo, di perdita di potere, di percezione di svilimento di un ruolo centrale allo spettacolo, all’interno della macchina da soldi e potere calcistica? Forse si e forse no… ed in questo secondo caso mi chiedo di che cosa si dovrebbe aver paura quando, come pure e’ vero, nella maggior parte dei casi le decisioni, al rivederle si rivelano corrette? Non sarebbe una diminuzione di autorita’ o credibilita’ ma come sostenuto in passato un aiuto, un corroborare le decisioni giuste e correggerne la gran parte delle poche sbagliate, che pure hanno un peso. Uno step evolutivo. Sempre a patto di voler evolversi anche come ruolo e competenze, per stare al passo con quello che prescrivono i tempi, fuori dalla calotta calata sul calcio. La ricostruzione di quanto visto e rivisto a cura dell’arbitro che e’ comunque e deve restare l’unico titolare della decisione finale perche’ intitolato e piu’ competente di tutti, in barba al malpensante da bar, aiuterebbe a far comprendere a far crescere tutti, appassionati compresi. Altrimenti si dica che non ci si fida, che gli arbitri sono in mala fede ed allora tutti a casa e chiudiamo lo show perche’ non c’e’ tecnologia che tenga.

Bello sarebbe il giorno in cui ne venisse uno, a rappresentare gli arbitri che si professasse a favore e si mettesse al servizio del calcio per trarre il massimo vantaggio dalla tecnologia, senza vederci una diminutio per la categoria ma un’opportunita’.

Ed invece nel nostro paesotto arretrato assistiamo alla ennesima uscita piccata di uno come Nicchi che farebbe bene a seguire l’esempio di Abete e Prandelli lasciando il passo a gente meno ingessata su certe polverose e stantie posizioni.

Il fatto e’, signori miei, che Il progresso e’ inarrestabile e se non puoi batterlo; bisogna sfruttarlo, allearcisi, usandolo per un miglioramento, regolamentando e codificando prima di venirne comunque travolti e spazzati via. Persino Blatter lo ha capito anche se pro domo sua.

 

Il post è apparso originariamente sul Blog "Orange Stings", di Domenico Amicarella


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