Il senso di straniamento principale viene non solo dal fatto che l’ultima volta che sono andato all’Atlantico è stata anche l’ultima volta che ho visto i Blind Guardian, cinque anni fa; ma che la prima volta che ci andai fu proprio per vedere i Blind Guardian per il tour di Nightfall nel mio secondo concerto metal in assoluto, nel 1999, appena raggiunsi l’età per spararmi 600 chilometri da solo. C’è sempre il prode Luca Arioli, unico fedele compare dei concerti power metal nei secoli dei secoli, ma questa volta la compagnia di Metal Skunk si allarga: è con noi anche Cesare Carrozzi in groppa al suo asinello dalle remote lande abruzzesi; Enrico Mantovano che ogni singola volta che lo sento interessato a un gruppo che non sia stoner/sludge/doom gli dico “ma guarda, e io che pensavo che ti piacesse solo lo stoner/sludge/doom”; e ultimo ma non ultimo il Masticatore, che per settimane ha sentito il bisogno di ribadire ai quattro venti la sua eterosessualità, perché secondo lui se ti piacciono i Blind Guardian la gente può pensare male. La particolare bizzarria di ciò sta nel fatto che lo stesso Masticatore manda continuamente foto del membro del suo coinquilino ai suoi contatti whatsapp, però per quello non si sente in dovere di giustificarsi. Mannaggia. Tra amici e amici degli amici siamo un bel gruppetto, c’è pure Gabriele Hammerfall (l’autore della brillante teoria sul circolo vizioso dell’alcolismo degli Alestorm), ma a nessuno piace l’ultimo disco. Attacco bottone anche con vari sconosciuti e nessuno che mi dica niente di positivo su Beyond The Red Mirror. Io ho perso le speranze, ma stando così le cose si spera che almeno non ne estraggano troppi pezzi.
A me gli Orphaned Land non sono mai piaciuti. Però quantomeno vent’anni fa erano più accettabili, sia perché erano una simpatica novità sia perché il loro approccio era molto più genuino: adesso, come ha giustamente affermato Matteo Ferri, da interessante fenomeno di contaminazione musicale si stanno progressivamente trasformando in un gruppo che produce paccottiglia arabeggiante per i locali dei kebabbari kurdi intorno alla stazione Termini. Sembra un’esagerazione, ma è proprio così. Entro nel palazzetto gridando PER ME CIPOLLE E SALSA PICCANTE GRAZIE mentre quelli, giusto per non smentirmi, hanno già attaccato con i vari naaaa-naaaa-naaaa arabeggianti da balletto del Bagaglino con Pamela Prati vestita da odalisca. Pare che di solito si portino pure le danzatrici del ventre, ma io è la seconda volta che assisto a un loro concerto e non le ho mai viste. Boh. Noi saremo una decina e gli Orphaned Land non piacciono a nessuno, quindi dopo il quarto d’ora politico tra le ultime file ritorniamo fuori ad aspettare che si cominci a fare sul serio.Però non si comincia subito a fare sul serio perché i Blind Guardian attaccano con The Ninth Wave, l’opener dell’ultimo disco, il cui ascolto mi ha fatto seriamente contemplare l’ipotesi di spararmi alle ginocchia. È brutto quando il tuo gruppo preferito inizia con un pezzo che non ti piace: è come mettere in frigorifero l’entusiasmo per cinque minuti, mentre stai lì a guardarli con l’aria un po’ ebete e non sai esattamente cosa fare. L’altra volta quantomeno cominciarono con Sacred Worlds, forse l’unico vero capolavoro di At The Edge of Time, che stavolta neanche faranno, con mio grande scorno. Tutto l’imbarazzo però viene spazzato via appena Hansi annuncia Banished From Sanctuary, che colpisce l’Atlantico come un manrovescio sui denti e dà inizio al saltellìo generale. Di lì in poi le varie Nightfall, Fly, Lost in the Twilight Hall riscaldano l’ambiente nonostante gli orribili estratti degli ultimi due album, che si alternano ai vecchi cavalli di battaglia con una nonchalance che gli perdoniamo solo perché sono i Blind Guardian. Perché io dico dico, faccio faccio, ma poi alla fine gli perdono tutto: mi hanno dato talmente tanto che da loro sarei disposto anche a farmi svaligiare casa, figurarsi stare lì ad ascoltarmi tre-quattro brutte canzoni malriuscite che quantomeno mi danno il tempo di andare in bagno o fare il cazzone con Luca Arioli. Anche perché poi a un certo punto le canzoni nuove finiscono e da una commoventissima Lord of the Rings si fa davvero sul serio. Da qui in poi ci sono solo due note stonate: Wheel of Time (sul serio, ma è proprio necessario?) e l’assenza di pezzi da Imaginations From The Other Side, considerato da moltissimi il migliore disco dei BG (non da me, perché considero i primi cinque dischi allo stesso livello) e qui completamente snobbato. Però fanno di seguito Majesty e And Then There Was Silence, un po’ l’alfa e l’omega della loro carriera. Quest’ ultima viene allungata di cinque minuti, arrivando così a venti minuti totali, con un lunghissimo intermezzo di cori cantati dal pubblico con le birre in mano.
Ho visto i Blind Guardian sette/otto volte in vita mia, ma era da tanto che non li vedevo così in forma: e questo nonostante la scaletta non sia, per ovvi motivi, al livello di quella di dieci-quindici-venti anni fa. Peraltro stavolta hanno suonato DUE ORE E MEZZA, una cosa che se me l’avessero detta a sedici anni non avrei dormito per settimane. Rispetto all’ultima volta, inoltre, l’Atlantico ha fatto passi da gigante: sarà l’aria condizionata, non so, ma non si ha più l’impressione di stare in una grotta sotterranea con stallattiti ricoperte di muschio con la costante paura che dal cesso spuntino fuori gli Shoggoth. È migliorata sensibilmente anche l’acustica, contribuendo a rendere il concerto ancora più memorabile. Se non siete venuti per cause di forza maggiore mi dispiace per voi; se non siete venuti perché non vi piacciono i Blind Guardian, sappiate che la moderna medicina ha compiuto passi da gigante nel campo dei trapianti cardiaci: potreste scambiare il vostro arido cuore con un altro in grado di provare sentimenti. GRAZIE a tutti i true believers che sono intervenuti al concerto: you’re not alone, so don’t be afraid in the dark and cold. (Roberto ‘Trainspotting’ Bargone)
Scaletta:
Ninth Wave
Banished From Sanctuary
Nightfall
Fly
Tanelorn
Prophecies
Lost in the Twilight Hall
Miracle Machine
Lord of the Rings
Traveler in Time
Majesty
And Then There Was Silence
Into the Storm
Twilight of the Gods
Valhalla
Wheel of Time
The Bard’s Song – in the Forest
Mirror Mirror