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Bling Ring: ladre di borsette

Creato il 07 ottobre 2013 da Onesto_e_spietato @OnestoeSpietato

Bling-Ring

Già la prima sequenza con macchina a mano ci fa capire come Bling Ring sia una Sofia Coppola inusuale. La cinepresa segue le protagoniste dentro l’ennesima casa vip da saccheggiare in nome di uno shopping cleptomane. Addio ai dilatati piani sequenza mono-inquadratura. La maggiore partecipazione della regia si estende così a tutto il film, con sequenze fortemente frammentate, salti nel tempo tra ciò che è accaduto e ciò che accadrà, slide di divi e dive sparate come pagine di riviste patinate in sovreccitate macchine da stampa.

Ma quest’anomala empatia della Coppola con la vicenda narrata non porta con sé quella “magia” che albergava nelle riprese distanti e alienate, sognanti e sobrie dei suoi film precedenti, in particolare Somewhere. Lo spettatore si diverte nel seguire le marachelle di un gruppo di ragazzette (più un maschietto!) che affogano la noia giovanile in quel di Los Angeles in furti e furtarelli nelle ville di arcinote star hollywoodiane. Ma Bling Ring si ferma lì, sull’uscio, al campanello, al mero racconto di un fatto di cronaca giunto alla ribalta grazie ad un articolo pubblicato sul magazine femminile più letto al mondo: Vanity Fair.

Assenza di magia non significa però superficialità. Nel mostrarci più e più furti in casa, la Coppola indaga bene la fame d’attenzione che affligge queste piccole donne viziate e sole. Il suo sguardo non le giudica né condanna, pur suscitando terrore, squallore, quasi imbarazzo in noi che le osserviamo. Le vere superficiali risultano loro, le bad girls, lungi dal pensare alla gravità delle proprie gesta “eroiche”, furbe e meschine nel piegare l’amicizia al gioiello luccicante, pronte a mostrarsi di fronte alla telecamere come pupe smorfiose e perfetti cuccioli da spettacolo. Superficiale anche la prova dell’unica “vera star” presente tra le protagoniste: Emma Watson. Brave tutte le altre, ma l’ex Hermione è insulsa, impostata, plasticosa, in continue pose che, pur richieste dal suo personaggio, non riesce a metabolizzare con un accenno di naturalezza.

Insomma… Bling Ring, seguibile, divertente, anche sconcertante, è un filmetto che lascia ben poco, un tentativo di cambio di passo per una figlia d’arte che ormai da tempo ha saputo smarcarsi dall’ingombrante ombra paterna. Ora, Sofia, torna a quell’alchimia dei sentimenti che fino a ieri c’ha incantato.

Voto: 6,5

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