Il vezzo dei pidiellini di infilare in ogni decreto provvedimenti pro domo propria, resiste imperterrito nel tempo, nello spazio e in ogni dove, un po’ come la provvidenza. Come tutti sanno, in questi giorni è in discussione il decreto cosiddetto “salva-Sallusti”, quello che dovrebbe impedire al direttore del Giornale di finire dritto in galera. A questo proposito due piccoli incisi. Il primo: “siamo tutti Sallusti”, un paio di palle. Il secondo, visto il ritardo con cui procede l’approvazione del decreto, Draculino ha detto: “Politici cialtroni e codardi”, facendo intendere che a finire dietro le sbarre, lui non ci tiene affatto e insulta beatamente chi dovrebbe evitarglielo. Comunque, andiamo avanti. Nello stesso decreto, il senatore Gennaro Coronella, eletto a Casal di Principe, ha tentato di inserire un emendamento tendente ad annullare l’incompatibilità fra la carica di presidente della giunta provinciale e il Parlamento. Un blitz bloccato da Pd, Idv e Api che porterà l’emendamento all’approvazione delle Camere, altrimenti sarebbe stato inserito bellamente nel decreto e amen. Il provvedimento riguarda, guarda caso, tutti esponenti del Pdl che, in vista delle prossime elezioni, essendo già presidenti di provincia, vorrebbero candidarsi anche alle politiche. La legge attuale non lo consentirebbe, con la modifica Coronella invece la cosa sarebbe di fatto possibile. Il nostro Parlamento a volte sembra un vero e proprio mercato delle vacche, uno si alza la mattina, ha un bisogno impellente, va al Senato, presenta la sua proposta e defeca ovunque, anche negli spazi solitamente destinati ad altro. Resta il puzzo, ma quello è un optional. E sempre nello stesso decreto, stavolta apparentemente più coerente con il testo, un altro pidiellino, il senatore Giacomo Caliendo, ex sottosegretario alla Giustizia, coinvolto come (speriamo) tutti ricordano nell’affaire P3, ha cercato di inserire un emendamento anti-Gabanelli e quindi, anti-Report. Così, mentre da una parte si vanno trovando tutte le tutele possibili per Sallusti, dall’altra si cerca di limitare pesantemente il lavoro di una giornalista togliendole ogni “ombrello” economico all’attività di inchiesta. Se passasse l’emendamento Caliendo, infatti, in caso di querela Milena Gabanelli si ritroverebbe a pagare di tasca sua l’eventuale sentenza avversa, e la pena pecuniaria sarebbe insostenibile perché il senatore Caliendo ha previsto anche che maggiore è la diffusione del mezzo di informazione usato per diffamare, maggiore dovrebbe essere l’esborso. Siamo alle solite. La libertà di stampa è sacrosanta solo se ad avvalersene sono gli amici, altrimenti il rapporto è lo stesso degli italiani con le donne: tutte mignotte tranne la mamma e la moglie.
Blitz nel decreto salva-Sallusti. Via l’ineleggibilità per i presidenti delle province e dentro una norma anti-Gabanelli
Creato il 19 ottobre 2012 da Massimoconsorti @massimoconsortiPossono interessarti anche questi articoli :
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