I pregiudizi di tanti italiani verso le comunità cinesi che risiedono nel nostro Paese non accennano a diminuire, ma che cosa sta accadendo in Cina sul fronte dei blog letterari? Qualcuno, banalizzando, starà pensando: ‘Da chi copieranno?’
Errato. Provate a pensare con una popolazione di circa un miliardo e trecento milioni di persone (traduzione: circa 22 volte quella italiana) quante possono essere lo scosse letterarie telluriche, quanti i germi di creatività artistica, quanti incontri, scontri e possibilità fra gli amanti della scrittura.
Questa è la base per riflettere sul mondo dei blog letterari cinesi.
Se scriviamo Li Jie, vi dice qualcosa? Uhm, no? Peccato. Perché quando in Italia si pensa a Giuseppe Genna o a Giulio Mozzi (fra i primi che si sono confrontati con la rete sui temi letterari), in Cina Li Jie è uno dei nomi da conoscere. Iniziò alla fine degli anni Novanta a raccontare storie online, era una ragazza annoiata e un lit-blog serviva a fagocitare le ore. Lavorava in una banca e decise dopo qualche tempo di licenziarsi e scommettere su se stessa, scrivendo online e finendo con i propri libri pubblicata da editori noti nel Paese del dragone.
La realtà dei blog letterari è così fervida in Cina che Jo Lusby, amministratore delegato di Penguin China (per intenderci sui numeri, la Mondadori o la Rizzoli cinesi), ha di recente dichiarato: «Non esistono autori con meno di 35 anni che non siano stati scoperti grazie alla rete». E quando si parla di rete in Cina si intende soprattutto i lit-blog.
La letteratura online è anche un business, non si dimentichi che stiamo parlando di più di 500 milioni di “navigatori” attivi in Cina, possiamo supporre che un decimo di questi possano essere interessati alla letteratura e all’editoria, in altre parole stiamo parlando di quasi l’intera popolazione italiana, numeri da capogiro. L’Oriente è ben lontano dai nostri anacronistici pregiudizi.
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