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Blog Tour Die for Me Terza Tappa: Parigi

Creato il 10 ottobre 2014 da Anncleire @anncleire

Oggi sono qui per un’iniziativa meravigliosa, a cui riesco a partecipare grazie a DeAgostini YA che ha deciso di collaborare con la sottoscritta. Il 14 ottobre esce il libro “Die for Me” il primo volume della serie paranormale di Amy Plum. Io ho letto il libro un paio di anni fa, quando non avevo ancora il blog… ma posso dirvi che si tratta di una storia veramente bella, molto originale e che sicuramente amerete. E poi… ehm Vincent *sbav*. Su Goodreads ho lasciato un breve commento!

 

Blog Tour Die for Me Terza Tappa: Parigi

 

Ma siamo seri. Di cosa parla il libro???

Quando i genitori di Kate e Georgia muoiono in un incidente stradale, la vita delle due sorelle viene stravolta e le ragazze sono costrette a trasferirsi a Parigi dai nonni. L’unico modo che ha Kate per soffocare il dolore è rifugiarsi tra le pagine dei libri che ama di più. Fin quando non incontra Vincent. Bello, misterioso e affascinante, Vincent scioglie a poco a poco il ghiaccio attorno al cuore di Kate che si innamora perdutamente di lui. Ma Vincent non è un ragazzo come gli altri: è un Revenant, un vero e proprio angelo custode, destinato a sacrificare la propria vita per salvare le anime in pericolo, e a risvegliarsi tre giorni dopo la morte, in un circolo senza fine. Kate si ritrova quindi davanti a una scelta difficilissima: proteggere ciò che rimane della sua esistenza e della sua famiglia… oppure rischiare tutto per un amore impossibile?

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Blog Tour Die for Me Terza Tappa: Parigi

 (se schiacciate sulla mappa potete vederla ingrandita)

Non esiste città più bella di Parigi in giugno. Anche se ci ho trascorso ogni estate da quando sono nata, il “fermento” che aleggia nelle sue strade continua ancora a contagiarmi. La luce è diversa da qualsiasi altro posto. Ricorda l’atmosfera delle fiabe, il luccichio che si sprigiona dalla bacchetta magica delle fate, e ti fa sentire come se, da un momento all’altro, potesse succederti qualunque cosa… e per di più come se fosse del tutto naturale.

 

Blog Tour Die for Me Terza Tappa: Parigi

 

La tappa di oggi prevede un tour per i luoghi del libro. “Die for me” è ambientato niente di poco meno che PARIGI, una città meravigliosa, piena di arte e cultura, una città che ha un fascino indiscutibile. La capitale francese è la quinta città europea più popolosa. Pare che vi si stabilirono per prime tribù celtiche e solo nel 53 a.C. i romani di Cesare la conquistarono fondando Lutetia Parisiorum. Solo nel IV secolo la città iniziò ad essere chiamata Paris. Capitale dei Franchi fino a quando Carlo Magno le preferisce Aquisgrana (altra meravigliosa città) verrà invasa a più riprese dai Barbari (Vandali e Normanni)  fino a quando un gruppo di abati laici non si incorona re dei francesi. Cuore della cultura europea nel Medioevo con la costruzione di Notre Dame, la fondazione dell’Università di Parigi e della scuola della Sorbona. Sempre in guerra con gli Inglesi, culla dell’Illuminismo e della Rivoluzione Francese al grido di “Libertè Fraternitè Egalitè” e successivo Terrore è la patria di Napoleone fino alla sua sconfitta definitiva a Waterloo.  Con la sua caratteristica illuminazione è detta “Città della Luce” è il tempio della moda, dell’eleganza e del romanticismo.

 

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Parigi è divisa in venti quartieri, o arrondissement, e ciascuno è identificato da un numero. Il nostro, il settimo, è un sobborgo antico, abitato da gente facoltosa. Non è di certo l’arrondissement più trendy della città, ma poiché dalla casa dei miei nonni si può raggiungere facilmente a piedi il boulevard Saint-Germain, che è pieno di negozi e bar, e con un quarto d’ora di passeggiata si arriva sulle rive della Senna, non potevo di certo lamentarmi.

 

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Gran parte dei primo incontri tra Kate e Vincent si svolgono al Café Sainte-Lucie, uno di quei tipici cafè che tanto vanno in voga nella capitale francese.

 

Senza dire una parola, ci avviammo verso la Senna. Sin da bambine, era stata il centro di tutte le nostre scorribande, e i nostri piedi cono­scevano da soli la strada.

Giunte alla riva, scendemmo la scalinata di pietra fino alla passeggiata che si snoda per chilometri lungo le spon­de del fiume e ci incamminammo sul lastricato grezzo. La massiccia sagoma del Louvre era appena visibile sulla riva opposta.

Sicuramente il Louvre è uno dei luoghi simbolo di Parigi. Non solo la sua piramide di vetro, ma con tutti i mille tesori artistici che custodisce, tra cui la famosa Gioconda di Leonardo. Il Louvre ha fatto da sfondo a moltissimi film e racconti.

 

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Mi avviai da sola verso Le Marais, un quartiere che si trova dalla parte opposta della città rispetto a dove abitano i miei nonni. Dopo una lunga passeggiata per le tortuose stradine medievali del quartiere, arrivai a destinazione: l’imponente edificio che ospita il Museo Picasso.

I musei sono luoghi simbolo e Picasso ha trascorso diverso tempo a Parigi. Picasso è un artista poliedrico e rivoluzionario e non è un caso che un altro incontro molto importante tra i due ragazzi si svolga proprio in questo museo.

 

A metà strada Vincent varcò il grande portone di legno di un edificio a quattro piani, tirandomi dentro con sé. Come molti palazzi parigini, questo aveva un cortile interno riparato dalla strada. Alcuni palazzi hanno cortili minuscoli, non più ampi di un letto matrimoniale, grandi a malapena per contenere i bidoni dell’immondizia. Altri, invece, ne hanno di spaziosi, persino abbelliti con alberi e panchine, che offrono un tranquillo rifugio ai residenti dai rumori del traffico. Quello in cui entrammo era enorme e su di esso, oltre ai numerosi appartamenti al primo piano, si affacciavano

tanti negozietti e persino un caffè all’aperto, una cosa che non mi era mai capitato di vedere.

«Cos’è questo posto?» chiesi.

Vincent sorrise e mi sfiorò il braccio, indicando un altro ingresso dall’altra parte del cortile. «Questo non è niente! Ci sono cinque cortili collegati l’uno all’altro e separati dalla strada: puoi passeggiare qui dentro quanto vuoi senza vedere né sentire niente del mondo esterno. È un piccolo paradiso di gallerie d’arte e negozi d’antiquariato. Pensavo potesse piacerti.»

 

Parigi è un tempio di arte, cultura e storia, un museo a cielo aperto e tra vie e viuzze si nascondono posti come il Village Saint-Paul, un posto tutto da scoprire e in cui perdersi. Vincent sa che Kate ama l’arte e decide di portarla in ricettacolo di antichità e misteri.

 

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Guardandomi intorno, restai senza fiato per lo stupore. Ero nel cortile lastricato di un hôtel particulier, una di quelle lussuose ville urbane fatte erigere dai ricchi parigini nel xvii e xviii secolo. Questa era realizzata con imponenti blocchi di pietra color del miele e sormontata da un tetto nero d’ardesia, con abbaini disposti a distanza regolare per tutta la lunghezza. L’unica volta in cui avevo visto uno di questi edifici da vicino era quando mamma e nonna mi avevano portato a una visita guidata. Nel centro del cortile c’era una fontana circolare di granito: la vasca grigio scuro era grande quasi quanto una piscina. Oltre lo zampillo d’acqua si ergeva la statua, a grandezza naturale, di un angelo che sosteneva tra le braccia una donna addormentata. Il corpo della donna traspariva

dalla stoffa dell’abito, che era stato scolpito con tale maestria da dare l’impressione che il marmo fosse un velo impalpabile.

La fragile grazia della donna contrastava con la forza mascolina dell’angelo, le cui grandi ali si incurvavano a proteggere entrambi. Bellezza e pericolo si fondevano in un’unica icona, che gettava un’atmosfera sinistra su tutto il cortile.

«Abiti qui?»

«Ci abito, sì, ma non è casa mia» confermò Vincent, accompagnandomi al portone. «Su, entriamo.»

 

La casa di famiglia di Vincent, di Jules e di tutti gli altri è un altro dei luoghi simbolo del libro. È qui che Kate scopre la verità. È qui che dà una seconda chance al ragazzo, è qui che impara che il sovrannaturale è non solo pericoloso ma anche molto affascinante.

 

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L’American School of Paris è uno di quegli strani posti in cui gli immigrati si arroccano tutti insieme e cercano di fingere di essere ancora a casa. Io la vedevo come un rifugio per anime perdute; mia sorella invece come un’opportunità per farsi ancora più amici che avrebbero potuto ospitarla nei loro Paesi d’origine durante le vacanze.

 

Kate è ancora una studentessa liceale, e di certo da brava americana impiantata a Parigi non frequenta una scuola qualunque, ma una in cui vince essere multiculturali e avere un ottimo inglese.

 

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Bastava dire “maggio ’68” e qualunque francese avrebbe immediatamente pensato allo sciopero generale che aveva paralizzato il Paese in quel periodo. Io in particolare avevo intenzione di trattare gli scontri violenti che avevano contrapposto la polizia e gli studenti universitari della Sorbona per settimane. Dovevamo scrivere i temi in prima persona, come se avessimo partecipato noi stessi agli eventi. Perciò, invece di sfogliare i libri di storia, decisi di passare al setaccio i giornali dell’epoca per trovare dei resoconti più personali degli avvenimenti. I materiali che mi servivano si trovavano nella grande biblioteca situata al secondo e terzo piano del Centre Pompidou. Ma poiché gli altri piani ospitavano il Museo Nazionale d’Arte Moderna, avevo intenzione di concludere il pomeriggio con una meritata visita al museo.  

 

Se si pensa a cultura e istruzione in Francia non si può non pensare alla Sorbona, e naturalmente all’ennesimo museo. In questa biblioteca Kate fa una scoperta sconvolgente, che cambierà tutto. Kate deve sapere la verità e l’unico che può dargliela è Vincent.

 

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Dopo un viaggio di una ventina di minuti, arrivammo all’Île Saint-Louis, una delle due isole naturali al centro della Senna, collegate alla terraferma con dei ponti e tra loro con un ponte solamente pedonale. Vncent legò la Vespa a un cancello e poi

 

In mezzo alla senna ci sono un paio di isole e su una di queste avviene una delle conversazioni più importanti tra Vincent e Kate. La ragazza deve decidere cosa vuole.

 

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Salimmo sul Pont des Arts, un elegante attraversamento pedonale di legno, e cominciammo a percorrerlo lentamente. La città brillava di mille luci come un albero di Natale e i suoi ponti erano illuminati da faretti che li facevano apparire imponenti e misteriosi. La Tour Eiffel si stagliava

luminosa in lontananza, e la luna proiettava una luce argentea sulla superficie dell’acqua sotto di noi.

Sul Pont des Arts avviene sicuramente una delle scene più belle in assoluto, quella che rimane a lungo impressa nella memoria. E avere sullo sfondo la Tour Eiffel non ha prezzo.

 

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Ero stata alle Catacombe una volta, in visita guidata. Per secoli, nei lunghissimi tunnel ricavati da antiche cave romane e medievali si sono accumulati i resti dei defunti.

Parigi è abitata da più di duemila anni, e nel xvii secolo i minuscoli cimiteri annessi alle chiese non erano più in grado di gestire l’afflusso continuo di cadaveri. Si racconta che ogni volta che la Senna straripava, ci fossero corpi che galleggiavano per la città. Il governo, allora, decise di chiudere tutti i cimiteri cittadini, di riesumare i corpi e spostare i loro resti nelle caverne sotto le strade di Parigi.

Le pareti delle Catacombe furono rivestite con le ossa degli antichi abitanti della città, disposte in modo da creare motivi decorativi come cuori, croci e altro. La cosa più macabra che avessi mai visto in vita mia.

 

Di certo non sono solo rose e fiori, molti pericoli si nascondono nell’ombra e nelle Catacombe se ne nascondo moltissimi. Vincent e Kate dovranno superare molte prove.

 

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Vi è piaciuto questo breve viaggio attraverso Parigi? Spero che vi siate divertiti.

 

Seguite il resto del Blog Tour:

BookishAdvisor, Intervista all’Autrice: 8 ottobre

Sognando tra le righe, Approfondimento sul Genere: 9 ottobre

Please Another Book, Approfondimento su Parigi: 10 ottobre

Atelier dei libri, Approfondimento sui Personaggi: 13 ottobre

 


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