Una blogger di soli 21 anni è stata condannata dal Tribunale di Varese, in quanto sul suo sito – Writers dream, dedicato ai giovani scrittori – sono stati pubblicati degli insulti nei confronti di una Casa editrice.
Insulti non scritti da lei, ma nonostante questo, la condanna – una delle primissime in Italia – è arrivata ugualmente in qualità di Responsabile del sito, peraltro coloro che questi insulti li hanno scritti materialmente sono rimasti impunti in quanto mai individuati, dissolti nell’anonimato.
Il reato contestato è quello di “diffamazione non aggravata dal mezzo della stampa”, nonostante il Blog della giovane non sia in realtà una testata giornalistica.
La condanna – 1.500 euro di ammenda e 5.000 euro di risarcimento alla parte offesa (la Casa editrice) – è decisamente pesante per chi scrive per passione senza trarre un vantaggio economico dalla sua attività di blogger.
In sintesi, il titolare di un blog o di un sito web è sempre responsabile dei contenuti che compaiono, compresi quelli inseriti dai lettori, questo nonostante il blog o sito non sia aggiornato con periodicità regolare e non costituisca quindi una testata giornalistica come recita la normativa introdotta con la Legge n. 62 del 2001.
Questo è il principio che scaturisce dalla sentenza di Varese, condivisible o meno, rappresenta la realtà dei fatti, l’effetto di leggi che negli ultimi anni si stanno diffondendo e che taluni esponenti politici continuano a sostenere con vigore ma anche con una certa incoscienza, e nonostante l’Italia sia sempre più in basso nelle classifiche mondiali per libertà dell’informazione.
nanni