Il post di oggi è a cura di Davide Mana.
Parlavo ieri del compleanno di questo blog, compleanno che mi ha fatto riflettere sulle aspettative che riponevo in questa attività, fossero esse di puro divertimento ed esercizio di scrittura e, perché no, veicolo pubblicitario per ciò che scrivevo. Al contempo, guardando al di fuori del piccolo mondo italiano, vedevo anche che esistevano persone che davano un servizio, e arrotondavano uno stipendio.
Ma di questo, vorrei che ve ne portasse testimonianza Davide Mana, con questo guest post che è stato così gentile da offrirmi, e che affronta proprio questo tema.
Ryan Biddulph. Scrive sul suo blog Blogging from Paradise
Allora, le cose sono andate così – stavo leggendo un po’ di post sul mio feed, e sono inciampato sull’ultimo post di Ryan Biddulph.
In due parole – nel 2009, Ryan lavorava come addetto alla sicurezza in un magazzino del New Jersey. Non che gli piacesse, ma era un lavoro. Poi perse il posto.
Trovandosi alle strette, Biddulph si inventò un lavoro – quello del blogger itinerante.
Un nomade digitale.
Avviò un blog, pianificò il proprio progetto, e ad oggi ha trascorso 41 mesi a vagabondare per il Pacifico – mantenendosi con i proventi del proprio blog, con i propri ebook, e con corsi e consulenze.
Ha anche fatto il ghost writer, e certamente il suo blog ha tutti i suoi bravi AdSense al loro posto.
Ora, la faccenda è questa – Ryan Biddulph, con la sua aria da bravo ragazzo yankee in giro per il mondo, ci vuole convincere che è possibile mollare tutto e vivere da nomadi (se è quello che vogliamo fare) e vivere della propria scrittura e delle attività collaterali. È il suo tema principale – quando scrive e quando blogga: come anche altri possano fare ciò che ha fatto lui.
E davvero, si tratta di due questioni separate.
La prima è il mollare tutto.
La seconda è il vivere del proprio blog.
Mollare tutto è una questione strettamente personale. Vivere del proprio blog no.
Vivere del proprio blog significa, certamente, avere qualcosa da offrire – scrivere di argomenti interessanti, offrire dei servizi richiesti.
Significa possedere un dominio, strutturare il proprio blog, usare gli strumenti professionali giusti.
Significa praticare tariffe ragionevoli per i propri servizi.
E qui cominciano le dolenti note – perché è indubbio che ciascuno di noi abbia i propri motivi personali per non poter mollare tutto, qui e ora (io posso immaginarne almeno cinque, per me, qui ed ora… tre dei quali sono probabilmente solo alibi); ma tutti noi abbiamo lo stesso problema quando si tratta di guadagnarci da vivere col nostro blog.
Guadagnarsi da vivere più che dignitosamente col nostro blog è possibile.
Ma non qui – non nel nostro paese.
Ryan scrive e blogga in inglese.
Ha un bacino di potenziali utenti di circa 5 miliardi di persone.
Per molte di queste persone è normale pagare una piccola cifra per l’accesso a un blog che interessa. È normale cliccare sulle pubblicità e acquistare attraverso i link di affiliazione.
Qui da noi no.
Non solo il bacino della lingua italiana è molto limitato – poche decine di milioni di utenti potenziali – ma culturalmente, noi non vogliamo pagare.
È stato ampiamente reiterato e fortemente dibattuto – il pubblico italiano non vuole pagare.
Voi state leggendo questo post, su questo blog, perché è gratis.
Se doveste mettere una monetina nella fessura, come per acquistare una aranciata in lattina alla stazione, non lo fareste.
Andreste a leggere qualcosa di diverso.
Domandatevi perché.
Non voglio la vostra risposta – anche se mi farebbe piacere leggerla nei commenti.
Mi interessa, la vostra risposta.
Ma mi interessa soprattutto che rispondiate a voi stessi.
Che riflettiate sulla cosa e che diciate a voi stessi perché non paghereste.
Perché non paghereste?
E se state per dire “Ah, ma io pagherei!” allora fatelo.
Guardate la sidebar, qui a sinistra – scegliete un ebook e compratelo… per dimostrare non che voi paghereste, ma che voi pagate.
Pagate questo post, questo blog, acquistando un ebook a 99 centesimi.
Fatelo!
Ma lo sappiamo che non lo farete, vero?
È questo il problema.
Siete voi.
Siamo noi.
Che si molli tutto e si fugga alle isole Fiji, o che semplicemente ci si ingegni per tener testa alla crisi con il proprio blog da qualche angolo della nostra Penisola, la Penisola dovremo lasciarcela alle spalle.
Perché qui certe cose non funzionano – sostanzialmente perché non vogliamo che funzionino.
E ciascuno di noi ha un ottimo motivo, o due.
È una consapevolezza agghiacciante.
Davide Mana
Il blog di Davide – Karavansara
Il blog di Ryan – Blogging from Paradise