La mia vita lavorativa ufficiale, al di là delle attività che svolgo in ambito knitting, gravita nel mondo del marketing e, in questi ultimi anni, del digital marketing; importante quindi, per la mia formazione, è seguire le conversazioni che si svolgono in rete sull’argomento, frequentando i Social Network e seguendo gli esperti del settore.
E’ proprio nell’ambito di questa mia attività che qualche giorno fa, ho letto con interesse il post che Riccardo Scandellari ha pubblicato nel suo blog Skande.
Man mano che leggevo il post, mi rendevo conto quanto alcune dinamiche fossero assolutamente trasversali a molti settori; ovviamente, non ho potuto fare a meno di pensare alla corrispondenza della situazione descritta da Riccardo con quello che spesso accade nell’ambiente del lavoro a maglia.
Ormai sono alcuni anni che frequento i ‘luoghi’ del knitting, leggo blog, studio dinamiche e assisto all’evoluzione del settore; purtroppo, e lo dico a malincuore, non riesco ancora a cogliere lo sviluppo sano e virtuoso nel quale tanto avevo creduto e sul quale avevo scommesso.
Per entrare nei dettagli senza ulteriori divagazioni, il post racconta della pratica, diffusissima da parte delle aziende, di omaggiare i blogger dei loro prodotti con lo scopo di ottenere una recensione sul loro blog o la condivisione nei canali social, al fine di ottenere promozione investendo il minimo delle risorse.
Sappiamo tutti che la pratica in questione può essere, in particolari momenti della ‘carriera’ di un blogger, incentivante e lusinghiera, una sorta di asticella di misurazione della popolarità raggiunta. Purtuttavia, se mal gestita e se la promozione non riesce ad avere un’evoluzione allo step successivo, quindi alla retribuzione, assecondare questo tipo di attività può arrivare ad intaccare la reputazione e il prestigio personale del blogger, a maggior ragione quando il markettone risulta evidente e decontestualizzato.
Ora, lungi da me insinuare che la pratica sia totalmente da condannare, non me ne vogliano quindi i colleghi blogger che accettano di promuovere gratuitamente i prodotti; come dicevo in situazioni particolari, può essere accettabile, comprensibile e non creare particolari problemi. Quello che fa decisamente riflettere, e qui mi sposto di nuovo in campo knitting ed handmade, è che spesso la pratica sia accettata da blogger che non avrebbero nessun bisogno di svendersi per qualche etto di filato, e sia proposta da aziende mediamente interessanti e con risorse tali da poter approcciare i blogger con modalità e proposte più professionali.
Per approfondire maggiormente la riflessione, che tengo a sottolineare, è del tutto personale e va al di là del mio coinvolgimento lavorativo nel settore, pur prendendone ovviamente spunto, lo scenario subito percepito è un mercato ancora piuttosto acerbo sotto il profilo web marketing. Aziende di valore che producono e commercializzano ottimi prodotti, e che vorrebbero proporli con un approccio innovativo, che si appoggiano a knitter (pur esperte) che si improvvisano web marketing guru, sfruttano la loro conoscenza tecnica del lavoro a maglia per proporre prestazioni a costo zero su argomenti per i quali sono evidentemente poco ferrate, impedendo quindi alla filiera di crescere nelle diverse professionalità e creando danni, a volte irreparabili, sia ai colleghi che a quelle realtà che nate appositamente per proporre servizi ed innescare dinamiche di business remunerativo per tutti.
Quindi ben vengano le proposte di sponsorizzazione a blogger e creativi, purchè rispettose del diritto legittimo degli stessi di poter in qualche modo cogliere i frutti del loro lavoro, quindi essere pagati per una sponsorizzazione e per le attività correlate, pattern, dimostrazione, interventi, corsi.
Il dibattito è più che mai attuale, specialmente in questo periodo pre-natalizio. Voi cosa ne pensate?
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