Lo so, lo so che vi sembrerò una ragazzina scalpitante e fangirlante (cosa che fa irritare me per prima) però sappiate da subito che parto condizionata: mi sono innamorata – non letteralmente ma letterariamente – di questa autrice diversi anni fa quando dovetti dare la caccia ai suoi libri per trovarli e poi immergermi sempre di più nei personaggi e luoghi da lei creati.
Cosa adoro di lei? Il suo modo di creare personaggi che sembrano persone, efferati atti criminali perfettamente credibili e spaventosi, una scrittura in grado di catturare il lettore e non lasciarlo più andare.
Qui la troviamo alle prese con il primo thriller psicologico della sua carriera, un tipo di storia senza ombra di dubbio difficile da scrivere e sostenere ma che è riuscita in pieno a rendere credibile e affascinante. Ma procediamo per ordine perché questo sarà un post lunghissimo ed è bene essere preparati.
Cosa troverete in questo articolo:
- La trama del romanzo;
- Le note sull’autrice;
- La mia recensione in anteprima;
- Un breve messaggio video di Karin Slauther (con i sottotitoli) dove racconta qualcosa in più di Quelle Belle Ragazze;
- Il prologo del romanzo;
- Tutti i dettagli sul prequel Capelli Biondi, Occhi Azzurri (a soli 0,99);
- Le tappe di questo lungo e appassionante Blogtour;
- Un’iniziativa carina per far sapere a tutti quanto è fantastico questo libro <3"><3"><3"><3
Detto questo, ringrazio Harper Collins che mi ha dato la possibilità di leggere in anteprima il romanzo e potervene parlare nonostante la mia fantozziana salute (quella che si ammala nei momenti meno opportuni) abbia fatto di tutto per impedirmelo >.<
Claire e Lydia sono sorelle che non si parlano da più di vent’anni. I loro rapporti si sono interrotti quando Claire ha deciso di sposare Paul, affermato architetto, e di diventare la sua sofisticata moglie trofeo. Lydia, invece, è una madre single, ha una storia con un ex detenuto, e fatica ad arrivare alla fine del mese. Nessuna delle due è riuscita a superare la tragedia che ha colpito la loro famiglia quando Julia, la sorella maggiore, è scomparsa senza lasciare tracce, e la notizia che un’altra ragazza, anche lei giovane e bellissima, è sparita nel nulla in circostanze molto simili, di colpo riporta nelle loro vite tutto l’orrore e lo strazio del passato. Come se non bastasse, pochi giorni dopo Paul viene ucciso. Che legame c’è tra la scomparsa di un’adolescente e l’omicidio di un uomo di mezza età a quasi venticinque anni di distanza? Accantonata la reciproca diffidenza, le due sorelle si alleano per dissotterrare i segreti che hanno distrutto le loro vite, finendo per scoprire una scioccante verità dove meno se l’aspettano.
Titolo: Quelle Belle Ragazze
Titolo originale: Pretty Girls
Autore: Karin Slaughter
Traduttore: Anna Ricci
Editore: HarperCollins Italia
Pagine: 391
Prezzo: 18,00 cartaceo (E.15,30 on-line) – E. 9,99 ebook
Data di uscita: 31 marzo 2016
Cosa può succedere ad una famiglia che improvvisamente si trova a vivere un incubo? Quali le reazioni? C’è chi, seppur dolorosamente, riesce a passare oltre e ricostruirsi una vita, chi rimane legato al passato, chi custodisce dentro di sé così tanto dolore che nulla può colmarlo.
Succede quindi che quando Julia, sorella maggiore e figlia, scompare la famiglia ne rimane devastata, nulla sarà come prima. I genitori prendono strade diverse, le due sorelle minori – Claire e Lydia – in seguito a diverse incomprensioni, smettono di parlarsi.
Almeno fin quando, a distanza di vent’anni, un’altra ragazza scompare in circostanze simili a quelle di Julia e Paul, il marito di Claire, viene ucciso. L’orrore piomberà nuovamente su di loro e l’unico modo per superarlo, questa volta, è unirsi per scoprire la verità, una verità che mai avrebbero immaginato.
Con Quelle Belle Ragazze ci troviamo davanti ad un thriller psicologico in grado di catturare l’attenzione, plasmarla a suo piacimento e coinvolgere in un turbinio di indizi, ricerche, scoperte che lasceranno a bocca aperta anche i più scafati lettori di chrime story.
Con una penna particolarmente affilata, la Slaughter non lascia nulla al caso, mostrando – talvolta anche in maniera spettacolarmente macabra – una realtà crudele e inaspettata, seminando il germe della diffidenza e della paura. Un romanzo che non lascia scampo, che vi toglierà il respiro e vi farà stare svegli la notte. No, non per i contenuti violenti ma per la domanda costante che entrerà sottopelle: e se succedesse a me? Chiaramente ci troviamo di fronte ad un libro di fiction e ci auguriamo che mai MAI possano capitare situazioni di questo genere ma l’autrice non ci fa sentire al sicuro, non ci risparmia l’orrore, il brivido ma ci porta a riflettere sulle perversioni umane su quanto ci fidiamo dei conoscenti, degli amici, dei parenti e su quanto a volte siamo disposti a mettere tra le loro mani la nostra vita. Senza sconfinare nella paranoia, chiaramente, Quelle Belle Ragazze ci fa tuffare in un mondo spietato dove il più grande errore potrebbe proprio essere quello… di essere belle.
Tutto ciò riguarda, in realtà, la trama ma ci tengo a sottolineare le doti narrative della Slaughter che ha uno stile di scrittura cinematografico, visivo e allo stesso tempo lineare e senza fronzoli; non si perde mai in inutili descrizioni: non saltate mai alcuna parte del libro perché è proprio in quella terra di mezzo – tra l’azione e i dialoghi – che dissemina sapientemente indizi che alla fine vi sorprenderà non aver notato ;-)
I personaggi riescono ad essere tratteggiati in maniera originale e mai stereotipata grazie anche ai diversi punti di vista presenti nel romanzo (tutti in terza persona) che danno spessore e profondità alle personalità.
Ho lasciato per ultima un’osservazione che ha contribuito a straziarmi durante la lettura: il padre di Julia, dalla sua scomparsa – alla quale non si è mai rassegnato, le scrive delle lettere e sono davvero toccanti (nonché un’idea di sicuro effetto).
Ebbene, questo è quanto posso dirvi di questo libro senza rovinarvi i continui twist, cambi di prospettiva, sconvolgimenti e numerose scoperte che permeano questo thriller psicologico ad alta tensione che consiglio a tutti gli amanti del genere e anche a chi non è mai entrato in questo tipo di lettura ma ne è incuriosito: fatelo e ne resterete affascinati.
- Non vedete l’ora di leggere Quelle Belle Ragazze? Appena lo avrete tra le mani, scattate una foto, condividetela su Instagram e su Facebook con l’hashtag #NonPuoiScappare e corredatelo con la frase: “Una donna particolarmente bella è una fonte di terrore.” Carl Gustav Jung
Qui sotto trovate un brevissimo video dove l’autrice stessa vi parlerà del romanzo!
CAPELLI BIONDI, OCCHI AZZURRI
Il prequel di “Quelle Belle Ragazze”
“Capelli biondi, occhi azzurri…” Julia Carroll non riesce a togliersi dalla testa queste parole inquietanti. Una diciannovenne bella, intelligente e piena di talento dovrebbe essere allegra e spensierata. Invece lei ha paura. Di recente, in città, sono scomparse due ragazze. Entrambe sono bionde con gli occhi azzurri. Proprio come lei. Entrambe sembrano svanite nel nulla. E se la prossima fosse lei?
=> trovate QUI tutti i dettagli sul prequel e per l’acquisto!
Prologo
Quando sei sparita, tua madre mi disse subito che scoprire cosa ti era successo di preciso poteva essere peggio che non sapere mai. Non facevamo che litigare in proposito, perché all’epoca litigare era l’unica cosa che ci univa.
«Conoscere i dettagli non lo renderà più sopportabile» mi ammoniva. «I dettagli ti distruggeranno.»
Io però sono uno scienziato, ho sempre bisogno dei fatti. La mia mente non voleva saperne di smettere di formulare ipotesi: rapimento, stupro, profanazione.
Una ribelle.
Era quella la teoria dello sceriffo, o almeno la scusa che ci rifilava quando pretendevamo risposte che non era in grado di dare. Tua madre e io eravamo sempre stati segretamente orgogliosi della tua testardaggine e della passione che mettevi nei tuoi ideali. Quando sei scomparsa abbiamo capito che quelle stesse caratteristiche erano considerate dimostrazione di intelligenza e ambizione in un uomo e fonte di guai in una giovane donna.
«Le ragazze scappano in continuazione.» Lo sceriffo si strinse nelle spalle come se tu fossi una persona qualsiasi, come se lasciando passare una settimana, un mese, magari anche un anno, ti avremmo visto tornare nelle nostre vite con qualche debole scusa su un ragazzo che avevi seguito o un’amica con cui avevi deciso di fare il giro del mondo.
Avevi diciannove anni. Secondo la legge, non ci appartenevi più. Appartenevi a te stessa, al mondo.
Eppure organizzammo squadre di ricerca, chiamammo ospedali, stazioni di polizia e rifugi per senzatetto. Distribuimmo volantini in tutta la città, andammo a bussare di porta in porta, parlammo con i tuoi amici. Controllammo gli edifici abbandonati, le case distrutte dal fuoco nella zona più malfamata della città. Assumemmo un detective privato che ci costò metà dei nostri risparmi e un veggente che si prese l’altra metà. Ci appellammo ai media, che però persero interesse quando rimasero senza particolari scabrosi da raccontare in tono concitato.
Ecco cosa sapevamo: eri stata in un bar. Non avevi bevuto più del solito. Avevi detto alla tua amica che non ti sentivi bene e che saresti tornata a casa, e quella è stata l’ultima volta in cui sei stata vista.
Negli anni abbiamo ricevuto molte false confessioni. Il mistero della tua scomparsa era un grande richiamo per i sadici, che ci fornivano di proposito dettagli indimostrabili, indizi impossibili da seguire. Perlomeno quando venivano smascherati dicevano la verità: i sensitivi invece mi accusavano sempre di non impegnarmi abbastanza nelle ricerche.
Perché io non ho mai smesso di cercarti.
Capisco perché tua madre ha rinunciato, o almeno è quello che ha dovuto far credere. Doveva ricominciare a vivere, se non per se stessa, per quello che rimaneva della sua famiglia. Tua sorella minore abitava ancora con noi. Era silenziosa, sfuggente e frequentava il genere di ragazze che la convincevano a comportarsi nel modo sbagliato. Come sgattaiolare in un bar per ascoltare musica e non tornare più a casa.
Il giorno in cui firmammo i documenti per il divorzio, tua madre mi disse che la sua unica speranza era che un giorno avremmo ritrovato il tuo corpo. Era a questo che si aggrappava, l’idea che prima o poi potessimo darti una sepoltura.
Le risposi che forse ti avremmo trovata a Chicago, Santa Fe, Portland o qualche altra cittadina in cui si riunivano gli artisti, dove eri finita perché eri sempre stata uno spirito libero.
Tua madre non fu sorpresa dalle mie parole. In quel periodo il pendolo della speranza oscillava ancora avanti e indietro, c’erano giorni in cui andava a dormire disperata e altri in cui tornava a casa con un paio di jeans o un maglione che ti avrebbe regalato quando fossi tornata.
Ricordo molto bene il giorno in cui ho perso ogni aspettativa. Ero nello studio veterinario in centro, al lavoro, e ci avevano portato un cane abbandonato. La povera creatura era in uno stato pietoso, aveva di sicuro subìto maltrattamenti. Era un labrador color miele, anche se il mantello era ingrigito per essere stato esposto agli elementi. Aveva del filo spinato conficcate nelle cosce, chiazze irritate senza pelo dove si era grattato o leccato troppo, o aveva fatto il genere di cose che i cani fanno quando vengono lasciati da soli e cercano di calmarsi.
Rimasi con lui per un po’, per fargli capire che era al sicuro. Mi lasciai leccare il dorso della mano, lo feci abituare al mio odore. Quando si fu calmato, cominciai a visitarlo. Era anziano, ma fino a poco tempo prima era stato ben tenuto, a giudicare dai denti. Una cicatrice chirurgica indicava che a un certo punto della sua vita una ferita a un ginocchio gli era stata curata con grande attenzione e con gran dispendio di soldi. L’evidente maltrattamento cui era stato sottoposto non aveva ancora fatto breccia nella memoria muscolare: ogni volta che gli avvicinavo una mano al muso, lui me lo appoggiava di peso sul palmo.
Guardai negli occhi tristi del cane e la mia mente mise insieme i dettagli della vita di quella creatura sventurata. Non avevo modo di conoscere la verità, ma il mio cuore sapeva cosa gli era accaduto: non era stato abbandonato. Si era allontanato, oppure si era liberato del guinzaglio. I proprietari erano entrati in un negozio, oppure erano partiti per le vacanze, e in qualche modo, per un cancello rimasto aperto per sbaglio, un salto oltre la recinzione, una porta lasciata socchiusa senza malizia da qualcuno che custodiva la casa, quella creatura tanto amata si era ritrovata a camminare per le strade senza avere la minima idea di quale fosse la direzione da prendere per tornare dai suoi cari.
Poi un gruppo di ragazzini, qualche mostro indefinibile o la combinazione dei due l’aveva trovato, trasformando un cane di famiglia in un essere terrorizzato.
Seguendo le orme di mio padre, ho dedicato la vita alla cura degli animali, ma quella fu la prima volta in cui feci un collegamento tra gli orrori cui la gente sottopone gli animali a quelli ancor più terrificanti che vengono inflitti agli altri esseri umani.
Trovai carne lacerata da colpi di catena, segni di calci e pugni. Ecco quale doveva essere l’aspetto di un essere umano quando finiva in un mondo che non lo apprezzava, non lo amava, non voleva che tornasse più a casa.
Tua madre aveva ragione.
I dettagli mi distrussero.
…non vedete l’ora di sapere come continua, vero?
Quelle belle ragazze vi aspetta in libreria e su tutti gli store dal 31 marzo! Prenotate QUI la vostra copia e, nell’attesa, soddisfate la vostra fame di thriller con il prequel, Capelli biondi, occhi azzurri http://bit.ly/1LB9NHQ.
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Autrice regolarmente ai primi posti nelle classifiche di tutto il mondo con più di 35 milioni di copie vendute, è considerata una delle regine del crime internazionale. Ha all’attivo quindici romanzi tradotti in trentatré lingue, che includono la fortunata serieGrant County e quella con protagonista il celebre Will Trent. Il nuovo romanzo, Pretty Girls, è il suo primo thriller psicologico e sarà presto in vendita anche in Italia con il titolo Quelle belle ragazze. Nata in Georgia, attualmente vive ad Atlanta.
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