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Blue Cheer - I pionieri della musica pesante

Creato il 11 settembre 2011 da Lesto82

LO SPELEOLOGO

 

di NICOLAS ICARDI

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Antesignani dell'hard rock e parenti stretti dei più noti Stooges e MC5, i Blue Cheer sono probabilmente i primi a fare dell'amplificazione e dell'impatto sonoro il motivo dominante della propria musica che possiamo definire a tratti primordiale. L'hard-rock e l'heavy-metal nacquero, come molti appassionati sostengono, nel 1968 per opera di questo trio di San Francisco, il bassista e cantante Dick Peterson, il batterista Paul Whaley e il chitarrista Leigh Stephens che sulla scia dei Cream e della Jimi Hendrix Experience fondano i Blue Cheer che conservano tuttavia un gusto rigoroso nel proporre un r'n'r poderoso e amplificato. I tre raggiungono le classifiche già nell'Estate del 1968 con una versione heavy di "Summertime Blues", il classico di Eddie Cochran. Forti di quel successo pubblicano due album a breve distanza: il primo è il classico "Vincebus Eruptum"(1968) che rappresenta il picco della loro produzione musicale e il testamento sonoro della band, il cui merito maggiore rimane, indipendentemente dalle loro canzoni, quello di aver ridefinito il significato di "heavy sound", alzando i volumi a dismisura e puntando tutto su un impatto ritmico devastante. Con questo album i Blue Cheer hanno creato un sound megalitico, preconizzando di un anno lo stile dei vari mostri sacri dell'hard rock britannico e hanno ispirato molta della musica "pesante" a venire. Il secondo album sempre del '68 è "Outsideinside", il sound è grezzo, duro, primitivo e anche il lavoro di produzione è piuttosto scarso, anche questo disco comunque è di importanza storica per l'influenza che ha avuto sui generi hard rock e heavy metal. Dopo questo album nascono i primi problemi per il gruppo che porteranno a un immediato mutamento dell'organico: il produttore Abe Kesh viene arrestato, il chitarrista Leigh Stephens lascia, quindi Ralph Kellogg e Bruce Stephens partecipano alla registrazione dell'album successivo "New! Improved!"(1969) in cui appare anche il chitarrista Randy Holden che dà un contributo minimo ma incisivo prima di continuare come solista, il disco è meno hard-rock dei precedenti e sembra spostarsi verso il progressive-rock dei complessi britannici. Ancora cambi di formazione, scarsa vena compositiva e l'abbandono anche del batterista Whaley sono i presupposti dei successivi album "Blue Cheer"(1969) e "The Original Human Being"(1970) opere minori con Peterson unico rimasto del terzetto originale. Stabilitosi come quartetto, con Peterson, Mayell, Kellogg e Gary Yoder i Blue Cheer continuano l'inarrestabile discesa. Nel 1970 esce "Oh! Pleasant Hope", strano ibrido di rock semiacustico. Nel 1975 Dick Peterson tenta senza successo di riformare il gruppo con il fratello Jerry, riuscendoci peraltro dieci anni più tardi con la pubblicazione di "The Beast is Back"(1985). Da allora Peterson assieme a Whaley, ha mantenuto in vita il marchio trovando successo nella zona nord-europea. Una nuova reunion frutta agli inizi dei '90 un paio di trascurabili album. Nel 1999 la band compie un tour in Giappone documentato dal disco "Hello Tokyo, Bye Bye Osaka". Nell'Aprile del 2008 si esibiscono ad Atene, anche se avanti con l'età ancora con la carica e il carisma di sempre. Il 12 ottobre 2009 tristemente ha conclusione la storia quarantennale della band, poiché viene a mancare Dickie Peterson, leader, fondatore e unico elemento presente in ogni formazione.


Dalla loro discografia vi propongo 3 pezzi:
"SUMMERTIME BLUES" da "Vincebus Eruptum"(1968), cover del classico di Eddie Cochran, trasfigurata in una danza tribale con la voce sguaiata del bassista Dick Peterson e il drumming di Paul Whaley ossessivo ed inquietante.

 

 


"SECOND TIME AROUND" da "Vincebus Eruptum" (1968) tra assalti sonici che si trasformano in improvvisazioni di feedback, su tutto però si erge la sei corde di Leigh Stephens, dispensatore di riff tagliati con l'accetta.

 


"JUST A LITTLE BIT" da "Outsideinside"(1968), parte subito aggressiva con la batteria di Whaley, su cui Peterson sbraita, e Stephens crea un drammatico muro sonoro chitarristico finché il brano non rallenta e sfocia in una caotica coda.

 

 

A DOMENICA PROSSIMA...

 


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