Poco da dire, la terza pellicola di Piscicelli è parecchio bruttina. Già l’aspetto visivo non è particolarmente significativo visto che Blues metropolitano (1985) si avvicina molto ad una fiction televisiva toccandone anche l’essenza, inoltre è palese una certa superficialità nell’illustrare gli spaccati esistenziali dei vari personaggi che costituiscono le note monocorde di uno spartito abbastanza piatto. La commedia leggera sarebbe anche accettabile se non fosse puntellata da picchi di drammaticità (i tipi che si fanno di eroina) fuori sincrono.
Evidenti le stonature con Ida Di Benedetto che insulta la figlia dandole della puttana dopo averla pizzicata a letto con il playboy di turno Tony Tarallo (lol) nel segmento più imbarazzante del film. Alcuni personaggi toccano il puro macchiettismo, altri si connotano almeno di qualche spunto in grado di divertire, vedi il fratello gay.
Poi c’è il discorso musicale; perché il film è intriso di musica, anche la più disparata, dall’apertura con Pino Daniele fino alla sua conclusione. Le melodie, infatti, accompagnano in sottofondo tutte le scenette che compongono l’opera. Forse da questo punto di vista la pellicola può essere osservata sotto una luce diversa, ma poco m’importa onestamente.
Nel cast anche Barbara d’Urso (ebbene sì) e Marina Suma.