Lo stavamo aspettando tutti.Ecco la prima puntata di Boarding House, la rubrica di Giorgio, alias The Late Answer's Man, la cui storia potete trovare in uno degli ultimi post.Quando la passione e la competenza (e il saper divertire) raccontano un tipo di cinema pochissimo esplorato.Diciamo che Boarding House potrebbe essere l'altra faccia della medaglia de Lo Spazio Invisto di Frank, visto che seppur sempre nel cinema sommerso siamo, dove uno, Frank, ricerca quello più "alto" l'altro, Giorgio, scandaglierà i più putridi bassifondi della cinematografia mondiale.Sempre di perle nascoste, in fondo, possiamo parlare.Solo il titolo del primo film è tutto un programma.Buon divertimento.
Ad esempio: gli inserti sessualmente espliciti ci sono ma sono montati in maniera così schizzata con le espressioni di sofferenza (del protagonista, allucinato, e delle sue vittime) che non eccitano. Non ammaliano. Fanno male. Hanno il sapore della Morte...Questo film porta alle estreme conseguenze ciò che aveva fatto Gerard Damiano con Gola Profonda. Tanto il film di Damiano era gioioso e ironico, nonché un apripista per una certa libertà dei costumi sessuali, quanto Il Bandito Del Clistere di Costello compie un’operazione inversa: immette il dramma e il thriller in un film porno scarno, grezzo e malsano, soprattutto usando uno stile documentaristico, realistico a tutti gli effetti.L’uso della camera a mano nonché la visione precisa e puntuale di tutto il meccanismo del clistere, sia prima dell’inserimento che dopo, mostrano la provocatoria morbosità e crudezza dell’opera, la quale può apparire, a prima vista, “perversa”: termine questo che però ha ben poco a che fare con il genere a cui appartiene, poiché perversa semmai è la struttura drammatica piuttosto che quella pornografica. Cioè si respira nel film una degradazione progressiva della società, come se ormai la libertà sessuale avesse bisogno di nuova linfa per esistere e perciò la portasse ad eccedere fino alle estreme conseguenze; come se il protagonista si trovasse impossibilitato nel rapportarsi normalmente con la sessualità perché ha bisogno, sembra suggerire il regista, di sottomettere, di forzare, di schiavizzare e, infine, col clistere, di purificare l’altrui libertà (quella femminile) per esserne soddisfatto, per appagare la sua noia sessuale abitudinaria.Ed è così. È tutto vero, purtroppo...
Gola Profonda inneggiava ad un amore che potesse aiutare le donne per il loro piacere; qui, invece, il maschilismo e la crudeltà incombono quando ormai il Flower Power era finito nel 1969 con il concerto di Altamont dei The Rolling Stones in cui gli Hell’s Angels uccisero un ragazzo di colore e in un periodo, gli anni Settanta, in cui quell’ottimismo che si ammantava di un’altra moralità ipocrita aveva generato paradossalmente i germi che l’avrebbero distrutto: la New Hollywood (Corman, Scorsese, Coppola, De Palma...) stava iniziando a mettere in dubbio l’integrità psichica della società americana e girava film che descrivevano un periodo ambiguo e autolesionista (Reagan “l’attore” stava per salire sul trono in America; in Italia c’erano gruppi terroristi; in Inghilterra nacque il punk...: guardacaso una sequenza del film in esterni si svolge durante il Bicentenario della nascita della nazione) che si trascinerà con le dovute differenze fino adesso: la mercificazione, il conformismo, la “fine dell’innocenza”, la pubblicità, la sacra televisione, l’indifferenza, il manicheismo, la stupidità fatta potere...Eppure questo film non era reazionario e misogino. Non avrebbe avuto il successo “di famiglia” (quasi fosse educativo...) del film di Gerard Damiano ma la sua carica eversiva doveva essere apprezzata, almeno dai cultori di Jamie Gillis.Non fu così.È un film apolide, senza luogo o partito politico.Senza un messaggio, il che gli dà un messaggio.Perché era inquietante ed è senza speranza...
Il finale, precludendo il lieto fine (il bandito riesce a scappare), scopre esplicitamente l’operazione di non essere un canonico film pornografico ma un monito beffardo, involontario?, affinché la degenerazione di ciò che dovrebbe unire benevolmente le persone, il sesso, non possa accompagnarsi all’assenza di identità della generazione del periodo: un malessere psichico/sociale che stava opprimendo gravemente tutti quei giovani beffati dalle autorità e che non si riconoscevano più nello Stato.Basta il soggetto, così lineare e semplice, ad evidenziare la critica sociale che forse Costello non era ben conscio di dargli ma che allo spettatore arriva. E duramente.Un uomo malato e solo stupra le donne con un clistere.Punto.Oppure è semplicemente la versione porno di Taxi Driver...E per ciò bisogna amarlo.Con un clistere.