Magazine Cultura

Bob Dylan – Street Legal (1978)

Creato il 05 novembre 2013 da The Book Of Saturday

3992189_198

Riprendo un post pubblicato diverso tempo fa, ampliandolo e aprendo a ulteriori riflessioni… Al di là delle futili considerazioni collaterali, tipo il declassamento al rango di musica pop (o black), o le stilettate di parte del genere «Bob Dylan è maschilista», per via di un frammento in cui l’artista chiede alla Lei se sa cucinare (…), Street Legal è anche (e ciò non va sottostimato) il diciottesimo album dello sterminato repertorio in studio di quello che possiamo senz’altro definire tra i migliroi cantautori che la storia del Rock ci abbia mai consegnato. In questo disco il distacco dal Dylan d’annata è evidente, siamo nel 1978 e gli arrangiamenti risentono dell’ondata soul, delle coriste e di tutto il resto. Senza affrontare il contenuto politico (in Dylan non manca mai), artisticamente meno riuscito di tanti dischi precedenti. C’è però dentro a Street Legal un corollario di evoluzione musicale di Dylan, da non sottovalutare, da ascoltare e poi ripiegare in se stesso…

STORIA. Street Legal venne pubblicato nel 1978 e i testi sono tra i più complessi e coesivi dell’opera dylaniana. La sua successiva conversione al Cristianesimo risponde già a una prima domanda. Le sonorità soul di questo disco possono essere dovute proprio alla tendenza che Dylan stava intraprendendo nel suo percorso spirituale. Alla fine del 1978 infatti Zimmerman divenne un cristiano rinato. Dal gennaio all’aprile del 1979 frequentò una classe di biblistica alla Vineyard School of Discipleship a Reseda, nel sud della California, e infatti, nei due anni successivi, Dylan pubblicò due dischi di musica gospel cristiana, il primo dei quali fu Slow Train Coming del 1979.

IMPORTANZA. Street Legal non fu accolto benissimo dalla critica, né dal pubblico. E passerà alla storia soprattutto per essere stato il primo disco di Bob Dylan a non riuscire ad entrare nella Top Ten Usa. Anche se alla fine le vendite lo premiarono comunque con un disco d’oro.

SENSAZIONI. Metti Bob Dylan e vai sul sicuro. Era un detto, insomma qualcuno lo aveva detto. E mi ci sono messo con attenzione, in orizzontale sul divano, ad ascoltare. Forse avrei fatto meglio a trovarmi un passatempo, tipo spolverare o dedicarmi al modellino della mia Greyhound. Invece ho voluto concentrarmi e il risultato è stato quasi sonnifero. A parte i testi (che poi da un cantautore ci si aspetta soprattutto quelli…), arrangiamenti, melodie, soluzioni artistiche, sono tutte, inesorabilmente già sentite. Niente di nuovo insomma, purtroppo era già il ’78. Pare come se Bob questo disco proprio non volesse farlo. Chissà. All’atmosfera ovattata del lato A, corrisponde un suono più nitido e ben calibrato del lato B. Sembra un album double face, registrato in due momenti differenti (vedi sotto). Resta tuttavia la coerenza di intenti, dalla prima all’ultima traccia. Stesso standard, eguali apici tematici. Qua e la qualche citazione, sporadici omaggi, influenze. Come quella dei Rolling Stones nel solo finale di Billy Cross nell’ultimo brano, Where Are You Tonight? (Journey Through Dark Heat).

CURIOSITA’. Come detto, i due lati presentano livelli di registrazione audio differenti. La qualità del suono non fu delle migliori per un problema di missaggio attribuito alle modalità di registrazione, che ovattava il suono di gran parte degli strumenti fino alla versione rimasterizzata pubblicata quasi un quarto di secolo dopo. Per quanto mi riguarda, essendo in possesso dell’originale in vinile uscito nel 1978, ho cercato di attenermi a quello.



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :