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Mi rivolgo a voi, pedoni senza scacchiera, che quotidianamente affrontate indomiti passaggi pedonali a decine: c'è modo e modo di approcciarsi alle zebre.
Evitate di buttarvi dentro a capofitto in preda al raptus e senza nessun tipo di precauzione: penetrare nel traffico non è la fottuta simulazione di un atto sessuale, nessuno penserà che siete impotenti se aspettate di cogliere un minimo segnale di rallentamento da parte dei veicoli in arrivo prima di impegnare la carreggiata.
E se giunge un motociclista... attenzione doppia, perché il centauro ha più di una freccia al suo arco decisionale.
Cominciamo col dire che la frenata su un mezzo a due ruote è più pericolosa da tirare rispetto a quella su un quattro ruote e se il pedone si butta a pesce - magari è un aitante giovane che spera così d'impressionare la compagna di passeggiata del momento - l'automobilista frena, ma il motociclista valuta.
E sceglie non solo per sé, ma anche per l'incolumità del pedone. Quindi può frenare se la distanza dalle strisce e la velocità gli permetteranno di farlo in sicurezza o, in alternativa, si allargherà passando sull'altro lato della strada rispetto a chi attraversa, non rischiando comunque d'investire nessuno né di lanciargli addosso un mezzo sdraiato e senza controllo.
E quando il motociclista sceglie di passare ugualmente, senza dare la precedenza al pedone, deve far capire che sa di commettere una sorta d'infrazione al codice, lo sa, ma deve farlo, a fin di bene: per la sicurezza di tutti è meglio se non frena e sfila via dalla parte di corsia libera.
E, pedone caro, il motociclista educato te lo fa capire con una boccuccia che lo sa, e si scusa.
Guardalo, o pedone, puntalo in faccia quando ti passa accanto il motociclista educato, e noterai quel leggero stirar di labbra ed increspar di gote che dice tutto sulla sua specifica conoscenza delle norme stradali e su quanto gli dispiaccia agire in contrasto ad esse, seppur costretto dalla valutazione del rischio.
E così fa boccuccia, chiede scusa e va.
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