C’è ancora chi si chiede come l’utilizzo del corpo della donna come ornamento sessuale in ogni dove possa essere correlato alla violenza di genere.
Già nel 2010 Giorgio Napolitano dichiarava:
E’ evidente che la comunicazione di un’immagine della donna che risponda a funzioni ornamentali o che venga offerta come bene di consumo offende profondamente la dignità delle donne italiane. Non solo: questo stile di comunicazione nei media, nelle pubblicità, nel dibattito pubblico può offrire un contesto favorevole dove attecchiscono molestie sessuali, verbali e fisiche, se non veri e propri atti di violenza anche da parte di giovanissimi.
E’ dell’altroieri invece la notizia che Elsa Fornero, ministro del welfare ed una delle tre componenti femminili del governo, ha dichiarato alla commissione Affari sociali della Camera:
Su temi come quello della violenza sulle donne non credo all’azione dirompente; servono passi costanti e continui; occorre lavorare sull’utilizzo dell’immagine femminile nella pubblicità; bisogna essere inflessibili rispetto a certe immagini offensive.
A settembre ripartirà come ogni anno il concorso di bellezza più famoso d’Italia che vedrà ragazze giovanissime, anche di appena 18 anni, contendersi l’ambito premio di reginetta più bella d’Italia. Le giovani sfileranno in costume davanti ad una giuria composta dalle più sfaccettate personalità dei palinsesti televisivi e milioni di telespettatori italiani. Sorrideranno in camera e saranno così giudicate in base al loro aspetto fisico e al modo di proporsi.
Gli spot che pubblicizzano il programma sono già presenti sui canali Rai e le regioni stanno già cercando le loro miss. Questa trasmissione, vista ancora come un’istituzione italiana, è così descritta da un gruppo di persone che stasera ha deciso di trovarsi per manifestare sul lungomare “liberato” di Napoli contro le selezioni per Miss Italia:
“Non se ne può più di un concorso vecchio più di 70 anni e anacronistico, fatto per assegnare “la mela alla più bella” secondo canoni imposti che non ci appartengono. Una noiosa manifestazione di violenza simbolica di un paese profondamente misogino, in cui si spendono soldi per cose di questo tipo, mentre se ne tagliano ai centri antiviolenza, ai consultori, ai servizi sociali, ecc..”
La serata è tra l’altro sponsorizzata da Silvian Heach, di cui abbiamo parlato spesso nel blog per le sue campagne sessiste.
L’intento di questa protesta non è certo quello di prendersela con le ragazze in gara ma far capire che essere donna non significa mettersi in competizione, soprattutto per la bellezza, e che l’Italia ha bisogno di liberarsi dagli stereotipi e da questi pseudo-valori dell’apparire che vedono la figura femminile sempre più relegata a cornice della società: la donna tiene infatti in piedi la società col suo ruolo di cura e abnegazione senza esserne mai pienamente protagonsita.
La protesta è inoltre rivolta a chi muove le fila da dietro, a chi sponsorizza programmi che continuano a promuovere l’idea della donna come bellezza da esporre o oggetto da valutare a fronte di un giudizio esterno secondo canoni dati una volta per tutte e di stampo maschile, minanodo così l’autodeterminazione femminile nei vari ambiti sociali.
Anche il tour molisano del concorso parte oggi. Da questa notizia apprendiamo come l’evento sia accompagnato dall’adesione alla campagna di sensibilizzazione contro la violenza alle donne. Un controsenso per chi si occupa da anni di comunicazione di genere e vede la svalutazione della figura femminile nella società e nei media e la sua riduzione a ornamento decorativo sensuale fortemente correlata a tutte le discriminazioni che la donna subisce quotidianamente sul lavoro, in famiglia e alla violenza perpetrata sul suo copro.
Inoltre, come accennato più sopra, i fondi per combattere la violenza di genere sembrano sempre mancare e i centri anti-violenza continuano a chiudere. Tutta la eco che solleverà il concorso di bellezza farà evaporare un sacco di denaro che avrebbe potuto invece essere realmente investito in assistenza alle donne vittime di violenza, stupri e soprusi.
In ultima analisi non capiamo come in un’Italia che sta affrontando una profonda crisi culturale ed economica possa ancora essere considerata come un’istituzione la bellezza dei corpi di giovani donne messe a sfilare davanti ad una schiera di voyeur pront* a giudicarle. Abbiamo ancora bisogno che il servizio pubblico della Rai metta sul piedistallo una trasmissione che veicola un messaggio fortemente deleterio e patriarcale in un paese in cui siamo abituati a vedere tutti i giorni poco più che ragazzine sculettare davanti agli occhi di sessantenni in giacca e cravatta? In cui lo sfruttmaneto di giovani corpi è passato anche per le cariche istituzionali più altre, cancellando i sogni e il futuro delle nuove generazioni in un degrado etico senza precedenti?
Crediamo piuttosto che bisognerebbe reinventare la cultura italiota e i palinsesti italiani se davvero si vuole avvicinare quella che ormai sembra un’utopia e che si chiama società civile, in cui vengano davvero considerati i diritti di tutti i cittadini e le ripercussioni di messaggi mediatici che sono sempre gli stessi e promuovo stereotipi che uccidono l’emancipazione, il progresso e la libertà.
Attendiamo di sapere come procederà questa sera la manifestazione e speriamo che si riescano a creare altri contesti di critica costruttiva a questo ”fenomeno” italiano.
Insomma… Anche quest’anno boicottiamo Miss Italia!