Il clamoroso annuncio di un Fondo che il 31 gennaio non sarà in grado di rimborsare un prodotto in scadenza rischia di far scoppiare la bolla cinese.
La bolla cinese, cioè l’eccesso di credito pompato in questi ultimi anni all’economia, potrebbe scoppiare presto e rovinosamente. Un allarme in tal senso giunge da un importante Fondo di investimento (il CEQ1, un Hedge Fund che opera sui mercati finanziari con una leva molto elevata), il quale ha già annunciato che non sarà in grado di rispettare la scadenza di fine gennaio per il rimborso agli investitori di un prodotto per 3 miliardi di yuan (496 milioni di dollari).
Si teme un contagio tra le banche e i Fondi, visto che l’economia del Paese è gravata da un eccesso di debito a causa della bolla cinese del credito che è stata alimentata negli ultimi anni da una politica monetaria ultra espansiva di Pechino. Basti pensare che dal 2008 ad oggi, le banche hanno pompato prestiti alle famiglie, imprese e amministrazioni pubbliche per 14 mila miliardi di dollari aggiuntivi, arrivando alla cifra di 23 mila miliardi, praticamente il 200% del Pil.
E nel 2014, le aziende cinesi dovranno pagare mille miliardi di dollari di interessi, una cifra che vale oltre il doppio di quanto spenderanno gli USA per gli interessi sul loro debito.
Proprio in questi giorni, la People’s Bank of China ha pompato 255 miliardi di yuan (42 miliardi di dollari) di liquidità alle banche dopo l’allarme lanciato dal China Securities Journal, che aveva invitato il Governo a fare qualcosa contro il rischio crescente di default tra le aziende.
In seguito alla maxi iniezione di liquidi della PBoC i tassi a un giorno, a una e due settimane sono effettivamente scesi, ma resta il rischio di un “credit crunch”, vista la diffidenza esistente tra gli istituti che scambiano tra loro sempre meno liquidità ed a costi crescenti.
I timori legati allo scoppio di una bolla cinese e quindi di innescare una crisi finanziaria simile a quella scatenata negli USA nel 2008 dal crac di Lehman Brothers, stanno spingendo la banca centrale a proseguire sulla via di tassi di crescita della moneta ormai insostenibili.
Nel 2013, l’M2, l’aggregato monetario che misura il circolante, i depositi a vista e quelli che si possono prelevare con breve preavviso, è cresciuto del 13,6%, dopo il +13,8% del 2012. Ma, stando a nuovi metodi di calcolo, l’aumento sarebbe stato del 20%.
Questa abbondante liquidità sta stimolando i prezzi degli immobili, cresciuti mediamente nel 2013 del 20% e la cui impennata ha gonfiato la bolla cinese, che è alla base dei possibili rischi finanziari anche nel resto del mondo.
