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Bollettino della vittoria, non voglio stare nel gregge
Creato il 16 febbraio 2012 da Cortese_m @cortese_mIl Bollettino della vittoria è il documento col quale il Comandante dell’Esercito Italiano annunciava ufficialmente la vittoria del nostro Paese sull’esercito Austro-Ungarico nella Prima guerra mondiale, esattamente il 4 novembre 1918.
Lungi da me voler ripercorrere quel triste – benché il bollettino metta a fuoco la vittoria – periodo storico di guerra mondiale, sono rimasto colpito da questo strumento, di propaganda più che d’informazione, dei vertici militari, soprattutto perché non solo non sembra fuori moda ma al contrario fortemente attuale nel nostro tempo.
Il Bollettino della vittoria, il cui autore fu il Generale Domenico Siciliani – ma a firma del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito il Generale Diaz – è esposto in tutti i Municipi d’Italia, e a beneficio di chi non ha mai avuto occasione di leggerlo ne riporto qualche breve citazione: “La Guerra… con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima… è vinta”, e ancora “La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d'Armata... ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria” e infine “I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza”.
Ridondanza nei termini che sollecitano e solleticano i sentimenti patriottici, o semplicemente che riempiono le assuefatte menti poco-pensanti o forse solo stremate dalla fame e dagli stenti…
Il quadro che viene delineato mi sembra molto attuale e molto reale, in fondo oggi non è cambiato molto, qualcuno lo chiama proselitismo, altri propaganda, o solo informazione di parte o censura, i metodi sono gli stessi per cercare “pecore” che si accodino al proprio gregge.
In politica, nel lavoro, nelle aziende, nel sindacato, nel mondo anche privato delle persone, ho sempre più l’impressione che coloro che guidano, coloro che hanno responsabilità a vari livelli, coloro che hanno un po’ di potere in mano, altro non cercano che delle pecore da aggiungere al loro gregge, e la quotidianità lo conferma…
E più la vita incontra difficoltà sociali più è facile che le pecore aumentino, a volte per la mancanza di volontà a mettere in moto le “teste pensanti” (è faticoso e non tutti ne hanno voglia…) ma talvolta gli stenti, l’essere fiaccati dalle difficoltà facilita il lavoro dei reclutatori di pecore.
Personalmente rivendico il mio diritto a pensare, non voglio mettermi in coda al gregge, voglio poter essere una minoranza che attraverso la propria ragione non lasci questo privilegio ad altri che vogliono decidere per me.
Voglio sbagliare, cadere e rialzarmi, ma nessuno potrà offrirmi una mano per tirarmi su e in cambio chiedermi di mettermi in coda al suo gregge, altrimenti meglio che quella mano la tenga in tasca…
Ogni giorno qualcuno ci prova, ma finché ne avrò la forza sarà così.
nanni
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