Di Mirella Astarita. Da Bologna riparte la “lotta” per il riconoscimento dei matrimoni gay, questa volta la battaglia sembra esser stata vinta da Rebecca Hetherington ed Eleonora Tadolini, la prima coppia ad avere presentato la documentazione per iscrivere il loro matrimonio, celebrato all’estero, nell’archivio di stato civile di Bologna. Subito dopo la richiesta di riconoscimento del matrimonio, è scoppiata una guerra. Da una parte il prefetto dall’altra il sindaco. Il prefetto, conservatore e poco adatto ad accettare “novità”, ha chiesto al sindaco di annullare la richiesta. Il sindaco, ha ignorato la richiesta del prefetto. “Non revoco il provvedimento, se ritiene opportuno intervenga“.
Il prefetto Ennio Maria Sodano, è stato attaccato anche dal consigliere regionale Franco Grillini, che, ironicamente, gli ricorda di ricoprire la carica di prefetto in uno stato laico, e non di essere il Cardinale Sodano. “La presa di posizione del prefetto è stupefacente perché non era mai successo che un rappresentate del Governo intervenisse motu proprio, vale a dire senza indicazione diretta governativa, sull’autonomia deliberativa dell’amministrazione locale”, afferma Grillini, che continua osservando che in un modo o nell’altro lo Stato italiano abbia già, velatamente, riconosciuto le unioni gay firmando il trattato di Lisbona che di fatto è la carta costituzionale dell’Europa, al quale è associata la Carta dei Diritti di Nizza che all’ art.9 parla esplicitamente del diritto di ognuno a farsi una famiglia.
Mentre continuano le richieste di annullamento del prefetto, a Bologna si festeggia. Da oggi, infatti, le persone dello stesso sesso residenti nel capoluogo emiliano e che si sono sposate all’estero, in Europa, potranno chiedere la trascrizione degli atti di matrimonio nell’archivio di stato civile del Comune di Bologna. A dirlo è una nota della direttiva del 30 Giugno scorso, firmata in calce da un orgoglioso primo cittadino Virginio Merola.
Dopo Rebecca ed Eleonora si sono messe in fila dinanzi l’ufficio dello stato civile tante altre coppie, tra cui,il senatore Sergio Lo Giudice (Pd), ex presidente di Arcigay, che il 27 agosto di tre anni fa sposò ad Oslo Michele Giarratano. Il senatore parla di un passo verso la civiltà. Il cammino delle coppie gay che vogliono far riconoscere i propri diritti, già validi in altri stati, è pieno di ostacoli e pendenze, e questo di oggi, è un passo verso l’uguaglianza e la civiltà di un paese che, forse, finalmente accetta queste unione solo sulla base del sentimento e del rispetto che lega le coppie, senza puntare il dito contro l’omosessualità di queste.
Da Bologna, dopo Napoli, è ripartita la staffetta delle unioni gay. Questi matrimoni sono stati celebrati all’estero (qui è ancora un tabù), ma chiedono il riconoscimento nel paese in cui vivono, affinché possano godere di tutti i diritti e doveri spettanti alle coppie eterosessuali. Da oggi, anche a Bologna, questo è possibile.