L’eroe sconosciuto e silente di questo 2013 ha il nome e il volto di Quinto Orsi. Un nome che a chi non è di Bologna dice poco, ma che è destinato a diventare una bandiera dell’anti-buonismo. Il 21 febbraio scorso Orsi, nel tentativo di fermare un rom che stava fuggendo a bordo di una Punto di un cliente della sua officina, è stato travolto e ucciso. Il fatto è accaduto in via Ferrarese, nella periferia dimenticata di Bologna. Il padre del giovane nomade, intervistato qualche giorno dopo, manifestò così la sua costernazione: “Gli ho insegnato a rubare, non a uccidere”. Apprezzabile, almeno, la sincerità.
Orsi, suo malgrado, è diventato un simbolo universale, anche perché la sua tragedia è una delle tante pagine scritte dall’immigrazione selvaggia e dalla dottrina delle porte aperte e del ‘porgi l’altra guancia’. L’altro giorno, sommessamente, la stampa ha riportato la notizia della morte di Stella. Aveva 9 anni. Il suo cuore ha smesso di battere sabato 28 dicembre, dopo tre giorni di agonia. Giovedì l’auto su cui viaggiava era stata centrata, sulla Nettunese, a Latina, da una Ford Ka, guidata da un romeno ubriaco e sotto l’effetto della cocaina.
Orsi, come la piccola Stella, sono per noi simboli di un popolo violato da una politica che non è nemmeno capace di difendere la propria gente, che guarda e passa, che scansa le iniziative coraggiose, soprattutto se si tratta di nomadi e immigrati, giudicati di default le vittime del sistema, anche se – non certo di rado – sono carnefici.
Ma nel regime del buonismo italiano denunciare la triste ricorrenza di fatti di questo tipo, perpetrati da soliti noti, vale un richiamo dai massimi vertici dello Stato. Ne sa qualcosa Stefano Cavalli, redarguito da palazzo Chigi perché ha ‘osato’ chiedere di dirottare a favore di cassintegrati, giovani e famiglie le risorse oggi generosamente stanziate per ammodernare i campi nomadi (oltre un milione di euro di nostri soldi solo in Emilia Romagna).
Mentre si taglia dappertutto, guai a pensare di privare i campi nomadi – che quasi sempre neanche si degnano di pagare le bollette – di un milioncino di euro spillato ai contribuenti. La proposta viene tacciata di essere frutto di “stereotipi negativi”. Questo ha detto la commissione romana antidiscriminazione, riunitasi in una seduta ad hoc per esaminare le parole dell’’eretico’- Cavalli, invitandolo a mutar opinione. Robe che in uno Stato democratico non sarebbero tollerate. Qui sì.
Identica solerzia sarebbe gradita nei confronti della nomenklatura di Bruxelles che non perde mai l’occasione di dipingere gli italiani come il popolo tutto pizza, mafia e mandolino. Non avranno, è vero, tutti i torti. Ma anche essere assimilati alle proprie storture è roba che dovrebbe far incazzare parecchio. Invece da governanti e sinistra pro-immigrati mai una parola di sdegno, mai un rigurgito di orgoglio.
Buon anno a tutti quanti. E un pensiero a Stella e Quinto, che le loro storie possano riportarci alla ragione.
Filippo Manvuller
Foto da “Il Resto del Carlino” di Bologna