di Piero Tieni
La confusione sulle vicende che riguardano l’Afghanistan è davvero ragguardevole. Non tanto in chi legge le cronache da lontano ma soprattutto in chi di quelle cose si occupa da vicino. Prima ci spiegano che sì, in effetti è una missione di guerra, non è che siamo lì a portare cioccolatini per addolcire l’impatto delle bombe che distruggono vite e ammazzano incolpevoli civili, pardòn, che provocano danni collaterali, così si dice. Ma siccome l’articolo 11 della Costituzione (di che?) ci impedisce di impegnarci in azioni guerrigliere di offesa, consentendo solo quelle difensive, allora si cambia ipocritamente nome alla missione, chiamandola missione di pace. Trattandosi però di guerra vera e propria, al trentaseiesimo e passa morto (che per la stragrande maggioranza sono ragazzi meridionali che in mancanza di altra occupazione si arruolano nell’esercito) ecco che partono le sparate, per fortuna e per adesso solo verbali, dei nostri politicanti: prima si avvia un surreale dibattito sul se se si debbano dotare o meno di bombe i nostri aerei, quando quasi tutti i soldati sono saltati in aria per attentati via terra; poi interviene l’inneffabile ministro La Rissa che dice che non vuole più portare da solo la croce e che la decisione deve essere presa dal parlamento, inconsapevole del fatto che la proposta spetti proprio al governo; quindi arrivano i soliti rappresentanti del partito della patacca padana che quando vedono il tricolore sembrano tori di fronte al drappo rosso; allora giunge il “povero” Fassino che solo per aver detto parliamone, gli è stata appiccicata l’etichetta del bombarolo ed ha dovuto precisare che lui voleva solo discuterne per poter poi dire chiaramente che il Pd era contrario (chiaro no?); infine, ciliegina sulla (amarissima) torta arriva l’Api-coltore Rutelli che con sprezzo del ridicolo pensa (diciamo così…) che non sia una decisione tutta e squisitamente e maledettamente politica, ma che debbano essere i militari a decidere quali armi portarsi dietro (!!). Che è un po’ come dire che spetti agli automobilisti decidere se sia opportuno parcheggiare in quinta fila, passare col rosso o organizzare un picnic sulla corsia di emergenza. Non sono forse loro quelli che stanno tutto il giorno in pista? Auguri a quelli che restano e condoglianze ai famigliari di quelli che se ne sono andati per sempre.