Il sottopassaggio
di Vincenzo Saponaro
(Ecodifoggia.it) - Foggia: Le prime luci dell'alba rischiarano il cielo penetrando i vetri offuscati e scheggiati delle abitazioni del centro di Foggia, una città ormai invasa dalle truppe tedesche, impegnate negli avvistamenti dei bombardieri delle forze Alleate nel tentativo di difendere quella striscia di terra strategica ai fini del conflitto mondiale per il controllo dell'Italia meridionale. Sono le luci del giorno più sanguinoso e triste che la storia del capoluogo Dauno possa ricordare, è il 22 luglio 1943, tantissime persone stanno esalando gli ultimi respiri, stanno elaborando gli ultimi pensieri e stanno compiendo le ultime azioni della loro vita senza esserne consapevoli. Tutto procede nella 'normalità', la scia di bombardamenti delle settimane precedenti sembra un ricordo lontano e vivido allo steso tempo, sembra che il peggio sia passato, la voce dello speaker radiofonico rimbomba nelle case dei foggiani, aggiornando i bollettini di guerra provenienti da tutta Europa, si tenta di cancellare il ricordo lavorando e rimboccandosi le maniche, contando i morti, i feriti e i danni. Sono da poco trascorse le 9 del mattino, quando si levano i suoni acuti delle sirene d'allarme per l'avvicinamento dei bombardieri, la gran parte della popolazione pensa che si tratti, come di consueto, di un'esercitazione ma così non è. Molti non raggiungono i precari rifugi antiaerei costituiti da fossi ai bordi delle strade oppure da scantinati e sottoscala allestiti alla meglio ma quando la prima bomba tocca il suolo e fa tremare gli edifici dell'area, inizia un fuggi fuggi generale, la gente si riversa in strada ed è proprio qui che avvengono i mitragliamenti, vere e proprie esecuzioni di civili inermi e innocenti che cadono come birilli in un lago di sangue. Gli aerei e i colpi sono veloci, non tutti riescono a trovare un rifugio. 'Presi la bicicletta e iniziai a correre come un matto, un piccolo aereo planò a pochi metri dal suolo e scagliò contro di me una raffica di colpi che mi mancarono miracolosamente, la breccia della strada, colpita dai proiettili schizzò via lontano, con la coda dell'occhio vidi un fosso con delle persone, andai in quella direzione e vi scivolai dentro lanciandomi dalla bici. Riportai molti graffi ed escoriazioni e uno spavento enorme ma non fui colpito. Un soldato tedesco era in lacrime e tremava di paura, era intento a togliersi la divisa e a indossare degli indumenti sottratti a un uomo colpito a morte per non farsi riconoscere, accanto a lui c'era anche una donna incinta disperata che a fatica tratteneva le lacrime, non so come ma mi salvai' ci dice commosso il signor Vincenzo Saponaro, all'epoca ventenne, oggi sulla soglia dei novant'anni, scampato all'eccidio che si consumò in quel periodo. Dopo la prima ondata di bombardamenti e mitragliamenti sulla città, scattarono i soccorsi, non si sapeva bene in che direzione andare e come procedere, gli edifici danneggiati ed abbattuti erano molti, i dispersi erano tantissimi, si scavava ad ogni angolo a mani nude, tutti cercavano disperatamente qualcuno, la città era nel caos ma l'inferno doveva ancora scatenarsi: 'poche ore più tardi, una seconda raffica di incursioni aeree scosse la popolazione, si ripeté la stessa scena della mattina ma questa volta l'obiettivo era la stazione ferroviaria, vero punto nevralgico del trasporto civile e militare di Foggia. Le sirene suonarono più volte, le rondini salirono in alto in cielo, ormai anche loro avevano capito il significato di quel suono, proprio in quel momento un convoglio che trasportava container carichi di carburante stava transitando sui binari. Tutti i treni si fermarono e i passeggeri e il personale si rifugiò nel sottopassaggio, mai scelta fu più sbagliata di quella, diversi ordigni centrarono il treno che trasportava carburante, l'esplosione fu violentissima e si avvertì in tutta la città, un vero e proprio inferno di fuoco e macerie investì i malcapitati che si erano rifugiati n stazione, fu una carneficina, le stime parlarono di almeno duemila morti tra stazione e zone limitrofe.' continua il signor Saponaro ricordando lucidamente quegli attimi di follia. Che i bombardamenti colpirono duramente il cosiddetto asse Foggia-Napoli ci è testimoniato dal signor Rocco, che diverse settimane dopo il tragico 22 luglio, partì con il fratello alla volta di Napoli, tentando d'imbarcarsi per l'America in cerca di pace e fortuna. 'Il treno partì da Foggia molto presto, era molto affollato e accanto a me sedeva mio fratello. Il viaggio proseguì con una certa tranquillità, eravamo a pochi chilometri dalla stazione di Benevento quando il convoglio fece una brusca frenata che ci fece quasi colare dal nostro posto. Dopo attimi concitati, di paura e nervosismo, il viaggio continuò, stavo pianificando con mio fratello cosa fare una volta giunti oltreoceano quando, in un attimo, sentì un forte rumore, poi una vibrazione fece letteralmente esplodere i vetri dei finestrini, la lamiera del convoglio si piegò come un bastoncino di burro, una donna che era seduta di fronte a me fu colpita in pieno da una barra di metallo, mi ritrovai la valigia addosso, ci stavamo cappottando. Pochi secondi dopo mi ritrovai sulla breccia in aperta campagna, tutti i vagoni del treno erano completamente sventrati, mio fratello era steso accanto a me, illeso, c'erano sangue, lacrime e urla dappertutto, un dolore lancinante mi tolse il respiro, il mio braccio sinistro era in un lago di sangue schiacciato da un pezzo di un sedile e della lamiera, persi conoscenza. Mi svegliai una decina di giorni più tardi in un ospedale di fortuna, ero uscito dal coma e mi mancava metà braccio sinistro, ero vivo, una bomba pochi secondi prima del nostro passaggio aveva colpito i binari, solo per un caso sotto quelle lamiere capitò il braccio e non la mia testa.' Nei racconti dei sopravvissuti ancora oggi, a quasi settant'anni da quel tragico evento c'è ancora tanta commozione e paura, la guerra colpisce solo i più deboli e gli innocenti, non ci sono vincitori ne vinti, la guerra è una sconfitta per tutti. Ma un interrogativo ci assale, perché colpire i civili? Perché creare panico e distruzione tra innocenti inermi? Bombardamento militare o crimine di guerra?
This post was written by Vincenzo Saponaro
nato a Foggia il 13 maggio 1990 si diploma come ragioniere programmatore nel 2009 e si iscrive alla facoltà di Ingegneria Gestionale al Politecnico di Bari. Attualmente scrive per l'Eco di Foggia