Il gruppo cultura del Pd ha prodotto un documento al quale il candidato sindaco Galimberti non ha messo mano. Che dirà Galimberti? Dovrebbe esaminarlo, non ha partecipato alla stesura. E che rapporto c’è tra Pd e candidato indipendente? Tra i due fattori, partito e candidato, fall the shadow. Lavori per il Pd? Non è detto che il candidato-monarca assoluto gradisca.
E allora che cosa rappresenta un candidato che si relaziona al partito come indipendente, anzi come una sorta di giudice inappellabile, come una divinità cui sacrificare bozze a ripetizione?
Così Daniele Bonali chiede di cambiare percorso. Galimberti deve incarnarsi prima, il logos deve scendere nel Pd e Galimberti, se è il candidato del Pd (il problema è che non lo è, pare più il dio Baal che il Nazareno) diventi la luce del Pd.
C’è insomma un problema teologico, non solo politico, manca un vangelo laico-politico: si fa prima a diventare luterani. Poi la bozza del gruppo Burgazzi, legittimata dicono dal partito, analizza il passato e di cambiamenti di metodo non se ne vedono. Il Comune avrà ancora meno soldi e avrà bisogno di giovini o comunque di novatori privati che creino cultura, non di mega mecenati con ciminiere che ti vincolano 15 anni. Occorrono rapporti creativi, collaborativi, apporti di idee, bernoccolo, idee nuove meno portafogliose. Basta soldo-dipendenza e assalti a Fort-Knox. Il consigliere Bonali, uno dei pochissimi consiglieri Pd ricandidabili, ha dalla sua un sapido impegno di contrasto alla giunta Perri: a che è servito? A ereditare cadaveri? Quindi Bonali alla fin della licenza tocca. Più che altro bastona. Anche perché grazie alla cultura diversi privati hanno goduto, spremuto ambrosia, nettare, bobolce, soldi, prebende, hanno riempito la bisaccia mentre il sindaco senza Machiavelli-Montini colava a picco. È uno sportivo, non un politico. De Bona è finita part-time. Un disastro. Il Comune ha finanziato anche Piva per qualche pagina in più. E Daniele Bonali deve ingojare quintali di rospi simili? No, ed eccolo combattere in campo aperto.
Considerato che il documento sulla cultura del PD è una bozza, premetto che qualsiasi mia considerazione può risultare opinabile o quanto meno prematura.
Detto questo, ritengo sterili le polemiche su questo o quel punto del documento perché è la struttura stessa che va completamente rivista, insieme alle modalità di stesura dello stesso. Non è una questione formale, tutt’altro! Questo documento infatti sembra più una disamina di quanto fatto o non fatto in questi cinque anni di amministrazione Perri piuttosto che un programma per il prossimo sindaco. Non ha senso parlare di Mondomusica a New York piuttosto che del Festival di Mezza Estate senza indicare il progetto globale in cui qualsiasi iniziativa si deve inserire. Credo che un documento elettorale, specie dopo cinque anni di vuoto di contenuti e di strategie nascosto dietro la scusa dell’assenza di fondi, debba individuare obiettivi, finalità e metodi di lavoro. Deve ‘volare alto’, senza mai perdere di vista però la realtà da una parte, le vie da percorrere dall’altra. Abbiamo davanti una città stremata, priva di una linea d’azione, che da anni naviga a vista e ha bisogno di linee precise da seguire. Credo però che queste linee non possano venire dal solo partito, perché non si può non tener conto del candidato sindaco. Galimberti, se sarà lui ad uscire vincente dalle primarie, deve essere coinvolto in ogni passaggio che porterà all’elaborazione del programma elettorale, e in questa fase il candidato sindaco è il grande assente: assente dalle riunioni, assente dal dibattito, assente dalle polemiche nelle quali, giustamente, non ritiene opportuno entrare. Non dimentichiamo che in questi anni Partecipolis ha compiuto un percorso importante di avvicinamento alla città e alle sue esigenze, anche culturali: che senso ha lavorare nelle stanze di un partito senza aprirsi a contributi così importanti? Bene ha fatto Piloni a mettere le mani avanti e a richiamare il fatto che il documento è solo una bozza: auspico che da ora in poi gli incontri del gruppo cultura siano aperti in primo luogo a Galimberti, quindi all’apporto di chi con lui ha lavorato in questi anni, non ultimo a chi ha rappresentato il partito in consiglio comunale per cinque anni, attivandosi perché non venisse mai abbassata la guardia sulle problematiche legate alla cultura. Non siamo certi, al momento, che Galimberti sarà il nostro candidato; ritengo però che il lavoro di Partecipolis non debba essere tralasciato in ogni caso e debba costituire un punto di partenza obbligato per qualsiasi ulteriore riflessione.
Non dimentichiamo l’altra opportunità: Rosita Viola. All’ottima, capace, sorridente, libera e brillante Rosita partecipare e confrontarsi non crea problemi e i suoi sostenitori vanno ben oltre i confini del partito Sel, anche se il giornale in perdita di copie e pubblicità no compriende. E poi Rosita guarda avanti, non indietro. Nel Pd civatiani e cuperliani guardano a lei, la considerano, anche perché la signora in viola ha spirito, vocazione politica, non deve remare e non deve render conto agli amici di Perri. Il Pd non voleva magnolianamente una politica autonoma? La magnolia in fiore è Rosita. Allora perché inginocchiarsi in sette chiese contemporaneamente?
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