Roberto Boninsegna (Bonimba, nel soprannome coniato da Gianni Brera), centravanti di Cagliari, Inter, Juventus e nazionale tra gli anni sessanta e settanta, festeggerà i suoi settant'anni in una fabbrica, la cartiera Burgo di Mantova. Lo si è appreso da un articolo apparso su l'Unità del 26 ottobre.
La Burgo ha fermato la produzione dopo più di un secolo di attività; gli operai in cassa integrazione sono 180; dallo scorso febbraio un presidio cerca di non far calare l'attenzione sul caso, presidio che ha anche impedito - lo scorso aprile - il trasferimento dei macchinari. Tra le varie iniziative messe in campo dagli operai, c'è l'invito al mantovano Boninsegna per il prossimo 5 novembre, nell'imminenza del suo compleanno numero settanta (il giorno 13), un invito avanzato non a caso: infatti, il padre dell'attaccante - Bruno, classe 1917 - ha lavorato come operaio proprio in quella fabbrica. Il figlio diventato famoso, così, tra l'altro, lo ricorda:
«[...] Era un sindacalista, e i sindacalisti erano visti male perché lottavano proprio come fanno oggi al presidio. In un certo senso, sembra di essere tornati indietro di 50 anni. [...] Ricordo mia madre che gli preparava la gamella per andare al lavoro, ricordo le sue battaglie e che, ai suoi tempi, in fabbrica si lavorava senza mascherina. Papà alla Burgo faceva il saldatore, si metteva un fazzoletto davanti alla bocca mentre lavorava. Quando tornava a casa, il fazzoletto non era più bianco: era verde.[...] Mio padre è morto a 61 anni: me lo hanno ucciso gas e polveri» (qui l'articolo completo).
Si ricordava il Bonimba attaccante vecchia maniera, naturalmente simpatico ai tifosi, il suo farsi rispettare in area di rigore, il suo gol contro la Germania in Messico (il primo dello storico 4 a 3) nel 1970, i suoi anni nell'Inter e l'ultimo periodo nella Juventus del "primo" Trapattoni: da oggi, abbiamo scoperto anche un Boninsegna attento, non a caso, alle ragioni dei lavoratori. E questo ce lo rende ancora più simpatico!