Paolo Bonolis, intervistato da Pierluigi Pardo a Tiki Taka, trasmissione di Italia 1, ha parlato dell’Inter e dei suoi miti in maglia nerazzurra, cominciando dal motivo perche’ sia interista.
-Perché interista?
Mio padre è milanese, mi ha cresciuto da interista, ho visto tante partite con lui.
-Prima volta allo stadio?
1968, finale Europei a Roma, ero in curva. La prima partita dell’Inter, Roma-Inter e Napoli 3-3.
-Dopo la Grande Inter c’è stato poco…
L’Inter andava a decenni, ogni 10 anni qualcosa di interessante, poi Moratti ha portato grandi giocatori, ha fatto grandi spese, come Ronaldo, poi venne fuori il problema di calciopoli e il perché non si vinceva. Tutti ci domandavamo come mai i giocatori diffidati che dovevano giocare contro la Juve venivano puntualmente ammoniti nella partita precedente, tutti ci chiedevamo il perché di queste cose. Scudetto? Per quello che è accaduto l’assegnazione di uno scudetto è un problema secondario rispetto al precedente.
-Mughini?
Difende la sua causa, anche dove forse non è difendibile, io difendo la mia.
-5 maggio?
Diamo troppo significato al calcio, tutto è un aspetto della vita: vittoria, sconfitta. Quello è stato un momento doloroso, ricordo le lacrime di Ronaldo in panchina, è successo qualcosa che non ti aspetti, anche se lo si poteva pensare dato che si giocava con Gresko, sono cose però che possono accadere. Ma vivere nello sconforto ogni giorno è qualcosa di esasperato e toglie il piacere al calcio.
Dove eri il giorno della finale di Champions?
Stavo registrando Ciao Darwin, ho fatto fermare la registrazione perché c’era la semifinale con il Barcellona e l’ho vista in studio con tutti. Mi è arrivata poi la telefonata del presidente Massimo che mi ha invitato ad andare con la mia famiglia a Madrid con lui. Alle 2 mi è arrivata la telefonata di mia figlia dagli Stati Uniti che mi ha detto che doveva laurearsi e mi ha invitato alla festa di laurea che era il giorno della finale di Champions, il 22 maggio 2010. Quel giorno quindi ero nel Vermont dove non sanno cosa sia la Champions. Ho trovato fortunatamente un bar gestito da tedeschi, davanti a me tutti con la maglia del Bayern o della Germania. Io ero l’unico italiano. Ho finito tutto in 12 minuti per l’ansia della partita. Dopo il primo gol di Milito è partito un urlo, si sono girati tutti e ho avuto paura, ma alla fine sono stati tranquilli con me.
-Mourinho?
L’ho incontrato, è stato dolce e delicato con i bambini di “Chi ha incastrato Peter Pan”, la trasmissione che conducevo. I giocatori in campo possono dire cosa è stato per loro, si sarebbero buttati nel fuoco per lui e questo fa capire che aveva caratteristiche che portavano gli altri a dargli il proprio cuore.