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Bookchiacchierando: Libri non armi (#booksnotbullets)

Creato il 11 luglio 2015 da Coilibriinparadiso @daliciampa

Bookchiacchierando

Credo che conosciate tutti Malala Yosafzai: lei è una ragazza pakistana, diventata ormai il simbolo mondiale del diritto all’educazi

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one e alla cultura. Ha rischiato la morte nel 2012, dopo essere stata colpita in testa da un proiettile sparato da un talebano, mentre tornava da scuola. È stata premiata poi con il Nobel per la pace, diventando la più giovane vincitrice del premio nella storia. Al di là del fatto che dovrei leggere il suo libro, Io sono Malala, questa ragazza rappresenta una battaglia importantissima, che rivela una realtà triste, vergognosa: Malala lotta per l’istruzione di milioni di ragazze, principalmente mussulmane, che come lei non possono studiare, non ne hanno il diritto. Vengono picchiate sui pullman, come è accaduto a lei…Ebbene Malala, domani 12 Luglio, compie 18 anni. Forse lo sapete già, perché sulla rete, e soprattutto su Twitter, l’iniziativa si sta diffondendo da giorni.
In occasione del suo compleanno Malala ha lanciato una campagna intitolata proprio #Booksnotbullets, che vuol dire libri, non proiettili, invitando i leader del mondo a scegliere libri e non le pallottole. Ci ha pensato lei a dare il via, scegliendo Il Diario di Anna Frank: la richiesta che ha fatto a tutti è stata quella di pubblicare un selfie con il proprio libro preferito e di condividerla per sensibilizzare il mondo, politico e non, all’importanza dell’educazione, affinché essa rientri nelle spese primarie di ogni stato.
Le contrapposizioni tra libri e proiettili, diventati i due simboli della campagna, sono paradossali e sono molte: la cultura della pace, contro l’ignoranza della guerra è quello che può venire immediatamente in mente; il fatto che il sapere, la conoscenza, sia l’arma più potente; poi la richiesta della stessa Malala di spendere più per l’istruzione e meno per l’esercito e le campagne militari; e poi i numeri, che come sempre fanno riflettere: Malala ha citato infatti un rapporto globale della campagna Education for all, guidata dall’Unesco, che dichiara che le spese militari accumulate nel mondo in otto giorni, basterebbero a garantire dodici anni di istruzione, primaria e secondaria, a tutte le ragazze del mondo. Solo otto giorni. Ecco perché libri, non pallottole.
In Pakistan, sempre secondo i dati dell’Unesco, sono più di 4,5 milioni le bambine che non vanno a scuola e gli analfabeti sono 49,5 milioni – per i due terzi donne – su una popolazione di oltre 196 milioni di persone. A Malala, il premier pakistano Nawaz Sharif ha assicurato l’impegno ad aumentare fino al 4% del Pil le spese per l’istruzione. Nel mondo, invece, sono circa 59 milioni i bambini che non
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hanno accesso alla scuola primaria, mentre altri 65 milioni non frequentano la scuola secondaria. E ben 500 milioni sono le bambine che non terminano gli studi. È stato creato anche un fondo, il Malala Fund, con lo scopo di aiutare le ragazze nel mondo che non hanno la possibilità di accedere alla scuola secondaria.

Per tornare alla campagna, le adesioni su Twitter sono state numerosissime, e sono collegate dagli hashtag #booksnotbullets #malala o anche #librinonarmi, quindi potete visualizzarli facilmente. Ma ciò che mi ha colpito di più sono state le ragazze di questo articolo Girls From Pakistan To Kenya Inspire Us To Choose #BooksNotBullets. Ragazze con il velo e non, da ogni parte del mondo, che chiedono il loro diritto all’istruzione e quello di molte altre come loro…
E voi avete partecipato? Potete immaginare come sarebbe non godere di un diritto fondamentale come quello allo studio, quando intorno a voi vengono sprecati miliardi in armi? Come sarebbe essere quasi uccisi mentre si cerca di andare a scuola?
E com’è invece sapere che l’istruzione è l’ultima cosa di cui il proprio Paese si cura? Questo lo sapete già…


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