Lettura distillata
Quando leggere diventa una questione di marketing
Credo di aver ignorato inconsciamente questa notizia per un paio di settimane: l’avevo letta prima su twitter, poi su vari giornali, e oggi su altri siti. In parte l’ho ignorata, in parte mi sono informata. In questo modo sono probabilmente arrivata in ritardo, al momento in cui parlarne diventa una necessità: i distillati.
Ne avete sentito già parlare? Se la risposta è no, provo a spiegarvi con tono imparziale di cosa si tratta. La casa editrice Centauria, ha dato vita a questa collana, questa linea di prodotti, chiamati appunto distillati: portano in copertina i titoli di grandi bestseller dei nostri giorni, italiani e stranieri, ne conservano la trama, ma sono ridotti in pagine. Non sono né un riassunto, né tanto meno una nuova stesura: ai libri vengono tolte le parti più descrittive, che non influiscono sulla trama generale, e alcuni punti vengono ricollegati tra loro. Ogni mese vengono lanciati due titoli, a 3,90€: quelli di Dicembre sono stati Uomini che odiano le donne di Stieg Larrson (da 680 a 240 pagine) e Venuto al mondo di Margaret Mazzantini (da 500 a 200); quelli di Gennaio La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano e Il dio del fiume di Wilbur Smith (da 600 pagine a 260), e sono già pronti i due titoli di Febbraio, Il socio di John Grisham e Le parole che non ti ho detto di Nicholas Sparks.
Continuo ad astenermi dal commentare, e vi propongo invece ciò che è stato detto dagli stessi ideatori a proposito della geniale trovata. Potete trovare tutto questo e molto di più, per piangere o gioire, a vostra discrezione, sul sito dell’iniziativa www.libridistillati.it. Lì ho letto
un’occasione senza precedenti per goderti il meglio della narrativa italiana e internazionale in meno della metà delle pagine dell’originale, ma senza perderti nulla.
Vivi solo il piacere dei grandi best seller.
Grazie ai Distillati, oggi possiamo goderci questi capolavori tutti d’un fiato, nel tempo di un film o di un noioso viaggio in treno. Ma cos’è esattamente un Distillato?
Un Distillato è un grande best seller del nostro tempo riproposto in un’edizione “concentrata” in meno della metà delle pagine dell’originale. Un riassunto? Un’edizione semplificata? Niente affatto, ed è questo il segreto dei Distillati.
Abbiamo tenuto inalterata l’atmosfera, le emozioni, la suspense e lo stile dell’autore: in questo modo a voi rimane solo il piacere di una storia senza tempo, goduta istantaneamente.
Avreste mai pensato di vivere le indagini di Uomini che odiano le donne tra una fermata di metropolitana e l’altra? O di leggere La solitudine dei numeri primi nello stesso tempo che impieghereste a vedere il film che ha ispirato?
Con i Distillati tutto questo è possibile.
Distillati: al cuore del romanzo.
A questo punto, dico la mia. Anche se non so come impostare il discorso e sono tre volte che cancello e riscrivo. Purtroppo, da lettrice, la trovo un’idea ridicola, perché io i libri li leggo con piacere, e non capisco il motivo di accorciare un’espressione artistica. Più che altro mi stanno privando del piacere, anzi mi stanno offendendo, quasi. Io, che come tutti i lettori, leggerei anche la lista della spesa scritta da un autore che amo, devo comprare un libro che non contenga parti integranti di quel libro? Esclusa l’opzione che sia un’iniziativa per noi lettori.
Magari agli occhi di un non lettore, questa può apparire come una comodità, ma non riesco a calarmi nel ruolo: ora si potrà affermare “No, ho letto il distillato”, in alternativa al celebre “No, ho visto il film”. Anche se non ci metterei la mano sul fuoco: chi non vuole leggere, non credo sia disposto a farsi convincere dalle dimensioni, perché di romanzi brevi ce ne sono in giro, e sono integrali. Quindi il problema non è quello delle dimensioni. Se invece si cerca di sconfiggere la noia, come ho letto da qualche parte nelle frasi qui sopra, credo che una persona che si annoia nel leggere, non leggerà neanche i distillati. Se non guardo film perché mi annoia, non credo neanche di essere interessata a vedere i punti salienti. Non è una cosa che voglio fare, evidentemente. In più, proprio ora mentre scrivo, ho trovato questa dichiarazione del responsabile del progetto Giulio Lattanzi: “Poi noi non vogliamo di certo rivolgerci a chi non legge. Abituare alla lettura è un compito che bisogna portare avanti nelle scuole” (e già non capisco a chi vogliano rivolgersi, allora) “Dalle nostre ricerche l’interesse tra i cosiddetti lettori deboli c’era, ma la sorpresa è giunta tra i lettori forti. La maggior parte di loro ha detto che molti bestseller da centinaia e centinaia di pagine non li avrebbe mai letti, ma se li trovavano in versione ridotta e a un prezzo competitivo sarebbero stati disposti ad acquistarli”. No, vi prego, lettori forti che non vedete l’ora di leggere un libro di 600 pagina ridotto a 200, commentate e parliamone. Probabilmente siete lettori fortemente ignoranti, o fortemente inesistenti. E propendo per la seconda, perché non ho mai parlato con un lettore ch non legge libri troppo lunghi. E per il prezzo, ci sono altre soluzioni.
Sorvolo sull’analisi delle frasi sopra riportate, su “solo il piacere dei grandi best seller”, come se il piacere fosse solo la trama, e altre idiozie, e provo a fare qualche riflessione più pratica.
Dei libri sino ad ora proposti io ho letto solo La solitudine dei numeri primi (qui la mia recensione per darvi un’idea) del quale, coincidenza, ho apprezzato molte cose, ma ho disprezzato lo sviluppo della trama. Mi era piaciuto il messaggio generale, molte riflessioni, alcuni personaggi, grandi e piccoli. La trama sviliva il resto. E ora? Come sarebbe leggerlo in distillato? Niente personaggi minori, che non influiscano sulla trama, ed essendo una storia d’amore (riduttivo), potrebbero aver fatto fuori tutti; niente parti non influenti, e ce ne sono di bei momenti riflessivi. Resta la trama esigua, che può non piacere.
Penso ora ai grandi romanzi della letteratura, resi famosi da tutt’altro: mi viene in mente Il piacere di D’annunzio, con una trama esile, se paragonata alle descrizioni e allo stile; penso ai romanzi introspettivi del Modernismo; ma anche ai romanzi più recenti, più psicologici che narrativi. Cosa vuol dire che il piacere sta nella rapidità, nell’essenziale? Cosa vuol dire che in un libro c’è l’essenziale e il superfluo? Ora, so che non lo farebbero mai a romanzi di questo genere, perché non sarebbe un vantaggio per nessuno, ma il senso di quello che dico è che la trama è parte del valore del libro, ma non è essa stessa il libro, anzi!!
Penso di potermi fermare qui…spero di essermi espressa come volevo su una situazione che mi sa di irreale..
Voi cosa ne pensate? Commentate, e fatemi sapere: ci sarebbe molto altro da dire!
(Vi consiglio di leggere questo articolo di Paolo Di Paolo uscito su L’Espresso la scorsa settimana: una lettera ad un giovane scrittore, che parla di distillati, case editrici, ma anche sogni.)