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Bookmarks (6) - "I colori del buio" di Kathryn Erskine

Creato il 04 settembre 2011 da Lauragiussani

Cari lettori, nuovo appuntamento con la rubrica destinata a riproporre i passaggi pià belli delle nostre letture, o anche semplicemente quegli estratti che, per un qualsiasi motivo - vuoi un ricordo o una frase detta il giorno prima - riteniamo meritevoli di essere riportati. (Per ulteriori informazioni sul come e sul perchè di questa rubrica, vi rimando al post d'introduzione.)

"I colori del buio" di Kathryn Erskine - pagine  11 e 68
Caitlin. Se dovessi sentire il bisogno di parlare di quel che è successo non devi far altro che dirmelo, dice la maestra Johnson.
Per quello c'è la singora Brook, replico.
Magari potremmo metterci seduti tutti insieme.
Perchè?
Così potremmo capire quel che stai attraversando.
Mi guardo intorno e osservo la cassapanca coperta dal lenzuolo. Sto attraversando il soggiorno.
Scusa. Volevo dire così potremmo capire come ti senti.
Oh. La signora Brook lo sa come mi sento perciò può chiederlo a lei. Sarebbe superfluo. Il mio Dizionario dice che suPERfluo vuol dire qualcosa che eccede il bisogno o che non è necessario.
Pernsavo solo che sarebbe carino metterci un po' sedute a parlare con calma.
Scuoto il capo. SuPERfluo significa anche caratterizzato da spreco.
Be'... ok allora, conclude. Magari chiederò alla signora Brook.
La signora Brook le dirà che può parlare con lei in qualunque momento perchè la sua porta è sempre aperta, informo la maestra Johnson. A dir la verità è sempre chiusa. Ma se si bussa allora si ricorda di aprirla.
Grazie Caitlin. 

Sono in piedi davanti alla porta della camera di Devon.
Ogni volta che non so che fare, vado nella sua stanza e chiedo a lui. Voglio sapere DAVVERO qualcosa sulla Pacificazione. E non so a chi altri chiedere.
Solo che Devon non è qui.
Ma la sua stanza sì.
Non ci entro da quando Papà ha sbattuto la porta Il Giorno Che La Nostra Vita Si E' Spezzata. Lo so che questo significa che lui non vuole che io ci entri ma non so il motivo. Anche se la porta non ha il mio nome scritto sopra io voglio stare con Devon. Ho bisogno di stare con Devon. E so che lui mi aprirebbe la porta.Poggio la mano sulla maniglia. E' fredda e solida. La stringo un po' come se stessi stringendo la mano di Devon. Come facevo quando lo seguivo nella sua camera e lui mi lasciava disegnare mentre faceva i compiti a patto che non parlassi nè canticchiassi nè facessi strani suoni con la bocca. Chiudo gli occhi e prometto alla porta che non parlerò e non canticchierò e non farò strani rumori con la bocca e poi giro la maniglia. La porta si apre con uno scricchiolio.


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