COORDINAMENTO COMITATI AMBIENTALISTI LOMBARDIA
“COMUNICATO STAMPA – BORDOLANO: PROVE TECNICHE DALL’INFERNO”
Nella giornata di ieri 3 giugno 2013 e per tutta la notte del 3-4 giugno 2013, sono continuate a Bordolano (CR) le “prove tecniche dall’inferno” al “Cluster B pozzi 1-21 e quattro nuovi pozzi” del “Progetto centrale e stoccaggio metano” di Stogit, un progetto che “le autorità” vogliono realizzare in una zona sismogenicamente attiva per la presenza della sorgente sismica ITCS002, nota per il terremoto di Soncino del 12 maggio 1802.
Il paesaggio della fertile campagna, dichiarato “di interesse agricolo strategico” dal PTCP della Provincia di Cremona, sulla sponda cremonese del Fiume Oglio, ha assistito alla accensione della torcia, alle fiammate alte diversi metri e di varie dimensioni, alle emissioni, dalla serata e per tutta la notte, di gas metano e fiamme dagli otto cilindri-ciminiera posizionati accanto ai nuovi pozzi, ai cui lavori di perforazione hanno partecipato anche le società Halliburton e Schlumberger.
Uno scenario preoccupante che sembra non turbare più di tanto le Istituzioni cremonesi e bresciane: il “Cluster B pozzi 1-21 e quattro nuovi pozzi”, struttura che fa parte con i metanodotti, il “Cluster A e tre nuovi pozzi”, la centrale di compressione da 52 MW, del “Progetto Bordolano Stoccaggio di Stogit-Snam-Saipem”, nelle versioni del 2008 e del 2012, è in attività dal luglio 2010 senza alcun Piano di Emergenza Esterna, dato che l’attività di stoccaggio è dichiarata “attività a rischio incidente rilevante” soggetta al Dlgs 334/1999-“Direttiva Seveso” .
Solo lunedì 13 maggio 2013 scorso (a termini per le osservazioni dei cittadini scaduti il12 maggio…) la Prefettura di Cremona ha presentato ai quattro cittadini di Bordolano (quattro di numero e di fatto!) presenti alle 10.30 all’assemblea informativa indetta nella sala civica comunale “Carlo Calzi” la “Bozza del Piano di Emergenza Esterna. Si è trattato di una bozza parziale e incompleta che toccava solo il “Cluster B” nel quale, secondo i dati UNMIG, si sta iniettando metano dal luglio 2010, ignorando il resto del progetto che invece coinvolge anche per il Piano di Emergenza Esterna, oltre che per le emissioni in atmosfera di fumi a 520° e del relativo articolato della prevista centrale di stoccaggio, anche i Comuni di Castelvisconti (CR) e Quinzano d’Oglio (BS), oltre il territorio del Parco Oglio Nord nelle Province di Cremona e di Brescia.
Le strutture degli otto cilindri-ciminiera sono state posizionate solo qualche giorno prima dell’inizio del programma di accensione della torcia del 30 maggio 2013: si tratta di strutture di componenti metalliche smontate e assemblate in loco, ancorate fra di loro da catene-tiranti ed agganciate a terra a pesanti blocchi di cemento armato.
Non si ha notizia del loro collaudo, non si ha notizia della componente tecnica della piattaforma e degli otto cilindri-ciminiera, dato che il Sindaco del Comune di Bordolano ha dichiarato di non avere i progetti tecnici che invece sono depositati presso l’Ufficio UNMIG di Bologna, ma di aver considerato solo “l’aspetto e la compatibilità urbanistica dell’impianto”.
Non si ha alcuna notizia della verifica delle emissioni di rumore tra potenti sibili e pesanti rumori di fondo sia di giorno che nella fase notturna, della quantità né, della qualità delle emissioni in atmosfera ad elevate temperature che si sono levate per molte ore dal “Cluster B” durante le “prove tecniche” dei giorni 30-31 maggio 2013 e 3-4 giugno 2013.
Gravemente carente l’informazione ai cittadini: un solo comunicato-avviso esposto alla bacheca presso la sede del Comune in Via Roma il giorno 28 maggio 2013: evidentemente il Sindaco di Bordolano è lontano dall’Europa e ignora la “Convenzione di Aarhus” sui diritti di informazione, partecipazione, consultazione dei cittadini sulle tematiche ed i progetti ambientali che interessano i territori.
Gli “esperimenti di Bordolano” sono condotti senza alcuna verifica sulla staticità degli edifici nel territorio da parte del Comune di Bordolano e degli altri Comuni, senza il versamento di alcuna fidejussione da parte della società Stogit che è la proponente esecutrice del “Progetto stoccaggio Bordolano” e che ha attivato dal luglio 2010 il “Cluster B” di Bordolano.
Gravi e pesanti le carenze già emerse durante “le prove tecniche” dall’inferno di Bordolano: dopo l’eruzione ed incendio del pozzo 2 durante le estrazioni del metano nel marzo-aprile 1952, oggi il fuoco è di nuovo protagonista sul territorio, nell’aria e nel sottosuolo senza che i cittadini siano informati: gridiamo alto e forte il nostro “Stop alla provocazione della devastazione dei territori, dell’ambiente, ai rischi per la salute e la sicurezza dei cittadini, Stop alla iniezione e reiniezione di fluidi nel sottosuolo in presenza di sorgenti sismogeniche attive!” Perché si ignorano gli studi e non si ascolta la voce degli esperti nazionali ed internazionali su questa materia?”
Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia aderente al Coordinamento No Triv – 4-6-2013